Vent'anni fa se dicevi Alex nel mondo dello sci tutti pensavano ad Alex l'ariete, buffa esperienza di Alberto Tomba nel mondo del cinema. Ma oggi, e nei prossimi anni, Alex potrebbe suggerire qualcos'altro, qualcosa che sa di speranza, ambizione e forse vittoria. Alex come Vinatzer, gardenese poliglotta, cinque lingue parlate, ventuno anni per un metro e 89 di altezza, un podio in Coppa la scorsa stagione, talento tra i pali dello slalom e orizzonti al momento sconfinati. "Se preferisco una Coppa del mondo o una medaglia olimpica? Devo proprio decidere o posso dire entrambe?". Ieri nella prima manche dello slalom dell'Alta Badia Alex ha messo in fila tutti, lo svizzero Yule, gli austriaci, Kristoffersen e gli altri norvegesi, il francese Pinturault. Poi la neve che ha penalizzato i migliori e un suo errore hanno trasformato il primo in un quarto posto a 7 centesimi dal podio (primo lo svizzero Zenhaeusern che era 8°). Oggi Vinatzer ci riproverà sul Canalone Miramonti di Campiglio, la pista degli italiani. "Che dispiacere che non ci sia il pubblico quest'anno, Campiglio quando scende un azzurro è uno spettacolo. Però la pista è sempre quella, bella, ben preparata, la voglia di fare bene è tanta".
Chi le viene in mente quando pensa a Campiglio, magari Tomba?
"Non ero ancora nato. Ho iniziato a seguire le gare nel 2010, quindi non posso nemmeno associarle a Giorgio Rocca. Quando mi mettevo davanti alla tv vedevo Hirscher e pensavo: un giorno voglio vincere io questa gara".
Ieri ci è andato vicino in Alta Badia: 19 centesimi dal vincitore.
"E pensare che ho rimesso gli sci il 10 dicembre. A metà novembre ho avuto un attacco di appendicite: prima dolori blandi, poi forti, il ricovero e l'immediata operazione in anestesia totale. In ospedale ho perso cinque chili, di muscoli e non di grasso. Sono rimasto una settimana e mezzo a letto, poi altri venti giorni senza sci".
Eppure è stato il più veloce della prima manche in queste condizioni.
"Sapevo di non essere al 100%, facevo fatica in allenamento, ero stanco dopo l'anestesia. Mi hanno aiutato in tanti, il mio team, gli osteopati, Robert Trenkwalder, capo del progetto atleti della Red Bull che mi ha messo a disposizione speciali macchinari per recuperare più in fretta. Solo ieri ho ricominciato ad avere buone sensazioni. Ora peso 89 chili invece dei soliti 94, ma mi sono detto: 'C'è la gara, l'unica cosa da fare è attaccare'. Peccato per quell'errorino, mi rode non aver vinto, ma i due decimi che ho perso so come ritrovarli".
Dicono che da bambino parlava di Olimpiadi e Coppa del mondo.
"È vero, già a nove anni dicevo che ci sarei andato, quando ancora giocavo a pallone, tennis, prima di dedicarmi totalmente allo sci in terza media. Ora sto cercando di raggiungere il massimo delle mie potenzialità".
Tomba ha vinto la Coppa assoluta solo con slalom e giganti.
"Sì, un passo alla volta cercherò di farmi valere anche in gigante".
I suoi genitori Christof e Nadia sono proprietari del Savoy Dolomites Hotel, quattro stelle a Selva di Val Gardena. Come state vivendo questo momento?
"L'hotel è chiuso. Siamo preoccupati, non sappiamo quando riapriranno gli impianti, ma siamo anche consapevoli di quel che sta succedendo. Bisogna rispettare le regole, piuttosto che fare polemica. Ognuno deve fare la sua parte".
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