TORINO – Gli juventini si domandano se la squillante vittoria di Parma possa rappresentare la piena realizzazione delle idee di Pirlo. La risposta è: ci siamo quasi, anche se rimane il fatto che la Juve ha finora battuto soltanto squadre della seconda metà della classifica. Di sicuro il successo del Tardini – al netto della fragilità della squadra di Liverani, alla quarta partita casalinga consecutiva senza segnare lo straccio di un gol – ha coinciso con la prima vera dimostrazione dell'idea di calcio del nuovo allenatore, più ancora di quella di Barcellona che va considerata in qualche modo fuori contesto per la condizione dell'avversario, per la particolarità del risultato che serviva, per il clima speciale della partita. A Parma, invece, la Juventus si è esibita in una dimensione di normalità, quella in cui dovrà calarsi da qui in avanti. Ecco cosa ha avuto, Pirlo, delle cose che chiedeva.
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1) Il baricentro. A Parma era altissimo, De Ligt si è spesso trovato a impostare il gioco, e al tempo stesso a essere ultimo difensore, a ridosso dell'area avversaria. In fase di possesso il modulo è diventato una specie di 3-1-6, con McKennie e Ramsey che andavano ad aggiungersi alle punte e Kulusevski e Alex Sandro che fungevano da ali vere e proprie.
2) Il recupero palla. Con una linea difensiva così alta, la Juve è riuscita a impedire al Parma di ripartire, pur lasciando la propria metà campo completamente sguarnita. È stato un pressing "di posizione", ma ha funzionato anche quello basato sull'aggressione individuale. Il terzo gol è nato da un feroce recupero di Bentancur su Sohm all'altezza delle tre quarti.
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di
Federico Sala
3) Il movimento. Per la prima volta, tutti gli juventini si sono mossi in maniera organica senza palla, cosa che finora era riuscita bene solamente a McKennie e, in parte, a Ramsey. A Parma invece gli scambi di posizione, che hanno coinvolto anche gli attaccanti e in particolare Morata, sono stati frequenti e ottimamente organizzati. E la squadra di Liverani ci ha capito poco o nulla.
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4) L'atteggiamento. Pirlo ne parla spesso, ormai lo cita molto più della tattica. In effetti la Juve è stata spesso altalenante dal punto di vista della concentrazione, dell'aggressività, del ritmo, con vistosi cali di tensione non solo da una partita all'altra ma anche all'interno della stessa. A Parma, invece, non ha mollato fino al 90', ottenendo la vittoria più larga da quando c'è Pirlo. Soprattutto, è la prima volta che i bianconeri tornano da una trasferta di campionato con la porta inviolata.
5) Ronaldo. Veniva da tre prestazioni negative (Torino, Genoa e Atalanta), ma sabato le ha cancellate con una doppietta perentoria, anche se sul piano del gioco non ha brillato. Resta un difetto, alla Juve: la produttività offensiva non è in linea con la mole di gioco prodotta. A Parma, per esempio, a fronte del 63 per cento di possesso palla (il 48% del quale nella metà campo avversaria), ci sono stati appena sette tiri in porta, inclusi i quattro gol: la Juve fatica ancora a rendersi pericolosa con immediatezza. È anche per questo che le medie realizzative di Ronaldo, che ha la capacitò di colpire al di là di ogni schema, sono così alte.Original Article
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