LONDRA – Trenta chilometri di camion in coda. A Folkestone e Dover, i punti d'ingresso in Inghilterra per i treni sotto la Manica e per i traghetti che la attraversano, si è formato tra ieri e oggi un ingorgo da record. A provocare il mostruoso serpente di autoveicoli è la Brexit, o meglio la paura di quello che potrà succedere fra due settimane, la notte del 31 dicembre, quando al termine della cosiddetta "fase di transizione" l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, sancita dal referendum del 2016 e approvata definitivamente dalle due parti nel gennaio scorso, diventerà realtà.
Se il negoziato che si trascina da nove mesi, ma in sostanza dal referendum di quattro anni e mezzo fa, non produrrà un accordo di libero commercio nelle prossime 48 ore, cioè entro domenica sera, indicata da Bruxelles come l'ultima scadenza per avere poi il tempo di ratificare l'eventuale intesa con un voto del parlamento appunto prima della fine dell'anno, la spaventosa fila di mezzi di trasporto lungo quella che è di fatto la frontiera britannica con la Ue potrebbe diventare una costante per mesi, se non per sempre.
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Al momento l'hanno scatenata due fattori: la corsa a importare più merci possibile, prima che dall'1 gennaio 2021 entrino in vigore possibili dazi doganali che ne alzerebbero i prezzi; e la corsa parallela di supermarket e negozi all'approvvigionamento di scorte di prodotti dall'Europa, in previsione delle carenze di forniture alimentari a causa della Brexit.
Forse soltanto l'evacuazione di massa da Dunquerque durante la Seconda guerra mondiale, quando nel giugno 1940 le truppe britanniche varcarono la Manica con imbarcazioni di ogni tipo per sfuggire all'avanzata nazista, per un totale di oltre 300 mila soldati, aveva raggiunto dimensioni simili.
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Il timore che scene del genere diventino una costante ha già fatto approntare enormi parcheggi nel Kent, la contea ribattezzata "il giardino d'Inghilterra", suscitando le proteste degli abitanti perché i camionisti, costretti a restare in coda per ore e ore, trasformano le strade circostanti in latrine all'aria aperta.
Non è l'unico motivo di allarma sulle due rive del Canale. La Francia ha chiamato in servizio 600 doganieri e 300 ispettori per aumentare i controlli sull'Eurostar, il treno che passa dal tunnel sotto la Manica, il braccio meccanico di 50 chilometri (37 dei quali sotto il livello del mare) che, quando fu aperto nel 1994, sembrò il cordone ombelicale in grado di tenere simbolicamente l'isola britannica attaccata all'Europa. E tra le regole paradossali previste con la Brexit, chiunque entrerà sul continente non potrà portare con sé nemmeno un sandwich con prosciutto e formaggio, articoli soggetti a restrizioni doganali.
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I camionisti inglesi, disperati, dicono che dovranno nutrirsi di barrette di cioccolato. Somiglia a una barzelletta, ma c'è poco da ridere: la mezzanotte del 31 dicembre (le 23 ora di Londra, il momento in cui la Brexit diventerà operativa) sta profilandosi all'orizzonte come un incubo per tutti coloro che dovranno andare su e giù attraverso la Manica.
Il caos potrà essere alleviato, sebbene non completamente evitato, se le due parti entro domani, a meno di un ennesimo rinvio, si mettono d'accordo. Dichiarazioni pubbliche e indiscrezioni sulla trattativa hanno oscillato in un continuo alternarsi di ottimismo e pessimismo negli ultimi giorni. I contorni di un'intesa sugli ultimi tre ostacoli, diritti di pesca, concorrenza e arbitrato di future dispute, in realtà si intravedono.
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Antonello Guerrera
Secondo le indiscrezioni resterebbe in realtà una sola questione da risolvere: l'entità di tariffe punitive da parte europea, quando i pescatori francesi e belgi non potranno più gettare le reti in acque britanniche, alla fine di un periodo transitorio di svariati anni ancora da definire. Boris Johnson fa appello a Bruxelles affinché ceda, ma finora è stato quasi sempre lui a cedere, come è logico trattandosi del più debole fra i due litiganti, il peso economico di 27 paesi contro uno. La partita sta per concludersi, vedremo presto l'esito del bluff finale. Intanto la coda dei camion nell'ingorgo monstre sulla Manica continua ad allungarsi.
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