BRUXELLES – È il Parlamento Ue a europeizzare l'omicidio di Giulio Regeni. L'Assemblea lo fa con una risoluzione sponsorizzata dal Partito democratico nella quale intima alle autorità egiziane di "collaborare pienamente con l'Italia sul caso Regeni" e chiede "l'immediata scarcerazione di Patrick Zaki". Il testo – che non vincola i governi dell'Unione ma ha un forte valore politico – contiene una critica implicita a Macron per la Legion d'Onore concessa ad al Sisi e per la prima volta intesta a un'istituzione europea la possibilità di sanzionare personalità egiziane per la violazione dei diritti umani.
Una spinta politica in vista della discussione tra ministri degli Esteri calendarizzata su richiesta di Luigi Di Maio dall'Alto rappresentante Josep Borrell per il 25 gennaio, anniversario della morte di Regeni. L'Europarlamento intima inoltre alle autorità del Cairo di fornire l'indirizzo dei 4 agenti individuati dalla procura di Roma come responsabili delle torture e dell'uccisione del giovane ricercatore italiano.
"Vogliamo verità per Giulio Regeni e che gli assassini vengano consegnati alle autorità italiane", tira le somme il presidente del Parlamento David Sassoli. Aggiunge l'attivissimo dem Pierfrancesco Majorino: "Senza un cambiamento profondo, le relazioni tra Egitto e Ue andranno riviste".
Per una volta tutti i partiti italiani votano compatti lo stesso testo, però bocciato da gran parte degli alleati della Lega nel gruppo di estrema destra "Identità e democrazia" e da qualche alleato di Giorgia Meloni nell'Ecr. Si astiene invece un a grossa fetta del Ppe, il centrodestra moderato governativo e pro business.
Il che fa capire le difficoltà che l'Italia troverà il 25 gennaio nella discussione tra ministri degli Esteri, quando contrari alle sanzioni contro l'Egitto o a un deciso pressing diplomatico saranno certamente la Francia e i paesi dell'Est, che con al Sisi intrattengono rapporti amichevoli. La Germania per ora non si è esposta mentre si può immaginare il sostegno alle istanze italiane da parte dei nordici, più sensibili ai diritti umani. Ma per le sanzioni, o per qualsiasi provvedimento diplomatico, in Europa serve l'unanimità.
Secondo diversi osservatori, per avere chance di centrare l'obiettivo l'Italia dovrebbe ricorrere a strumenti poco ortodossi, imitando quanto fatto in autunnoda Cipro che per ottenere un passo verso le sanzioni contro la Turchia – infine lanciate la scorsa settimana – ha usato il diritto di veto per stoppare le misure restrittive contro la Bielorussia, di fatto paralizzando per settimane la politica estera europea fino a quando non ha ottenuto rassicurazioni. Il premier Conte e Di Maio dovrebbero fare altrettanto, bloccando ad esempio il rinnovo delle sanzioni alla Russia fino a quando non otterranno misure restrittive contro l'Egitto o posizioni forti condivise da tutti i governi sul caso Regeni. Un passo molto duro, che richiederebbe una forte volontà politica.
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