Si presta a duplice e opposta lettura il secondo 2-2 consecutivo del Milan, strappato ancora con le unghie a una squadra che in teoria avrebbe dovuto battere facilmente, sulla base delle premesse tecniche e della logica di classifica. In verità il Genoa ha dimostrato quanto siano fallaci, in questo campionato dal calendario compresso, le sentenze troppo precoci sulla tecnica e le conclusioni troppo affrettate sulla classifica. Così ora due scuole di pensiero alimentano appunto valutazioni contrastanti sulla stagione milanista.
La scuola degli ottimisti cataloga le due frenate ravvicinate contro Parma e Genoa come la dimostrazione più evidente del fatto che la squadra sa reagire alle difficoltà e alle assenze: avere evitato sempre la sconfitta, raggiungendo i ventiquattro risultati utili di seguito in campionato, è segno di forza. L'equazione è la seguente. Se senza Ibra, Hernandez, Kjaer e Bennacer (più Gabbia primo rincalzo difensivo) non si perde comunque, quando ci saranno loro si tornerà a vincere.
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di
Antonio Farinola
La scuola realista prende invece atto della flessione di rendimento nelle ultime partite e invita a riconsiderare gli obiettivi, ridimensionandoli: dal sogno dello scudetto alla più abbordabile qualificazione alla Champions League. L'equazione in questo caso è più scarna: se si pareggia soffrendo con Parma e Genoa, contro le avversarie più forti si rischierà di perdere.
Quale sia la visione più vicina alla verità, lo diranno subito le controprove. Il Milan chiuderà l'anno affrontando il Sassuolo e la Lazio, cioè la squadra più spensierata tra le aderenti alla neoavanguardia tattica e la più navigata tra le conservatrici di una tattica consolidata. Ma al di là di quanti punti Pioli raccoglierà contro De Zerbi e Simone Inzaghi e al di là degli effetti del ritorno imminente di Ibra, di Hernandez e di Kjaer – non di Bennacer e di Gabbia, che torneranno nel 2021 – la questione sul tavolo di Elliott è evidentemente il mercato di gennaio, da analizzare con Maldini e Massara insieme ai rinnovi dei contratti di Donnarumma, Ibrahinovic, Çalhanoglu e anche dei ritocchi per Hernandez e Kessié. Il fondo proprietario del club, gestito dai Singer senior e junior, non ignora come sia essenziale mettere fine all'esilio settennale dalla Champions, a maggior ragione ai tempi del calcio business ridimensionato dalla pandemia: il solco finanziario tra chi partecipa al torneo più ricco e chi ne resta fuori rischia di farsi incolmabile.
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Investire nel mercato invernale su uno o due giocatori che possano puntellare la rosa può diventare utile per non disperdere il vantaggio sulla quinta in classifica, oggi non più rassicurante come un paio di giornate fa. Il nome più inflazionato in queste ore è Luis Alberto, eclettico della Lazio, mentre in difesa la lista è sempre capeggiata da Kabak, turco dello Schalke 04. Un campionato anomalo come questo, con tutte le incognite legate al calendario e all'accavallamento tra questa stagione e quella precedente, dipende da variabili mai affrontate prima. Ingaggiare un calciatore nuovo e rendere migliore la rosa può dunque indirizzare l'annata in un senso o in un altro. Lo sa meglio di tutti proprio il Milan, che un anno fa aggiustò la squadra con due ingaggi invernali: Ibrahimovic e Kjaer. Sono precedenti talmente freschi che possono essere usati come esempi perfetti per convincere i Singer a intervenire a gennaio: per interposto amministratore delegato Gazidis. Stavolta, più che mai, si può vincere anche sul mercato.
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