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“Ti infilo il coltello nella gola”, “Vengo con la mazza”: gli abusi e i maltrattamenti sui pazienti psichiatrici a Foggia

"Dobbiamo stare attenti, qua non si può scherzare più": era il 3 agosto scorso, quando alcuni operatori sanitari della struttura socio-riabilitativa dell'Opera Don Uva di Foggia capivano che qualcuno aveva piazzato microspie nella struttura e che non avrebbero più potuto trattare gli ospiti come avevano fatto fino a quel momento. A quel punto era già troppo tardi, però, perché i carabinieri di Foggia avevano già visto e sentito fin troppo: schiaffi, calci, spintoni, capelli tirati con tanta forza da strapparli, frasi come "io ti infilo il coltello nella gola", "vattene di qua prima che ti uccido", "vuoi vedere che ti spacco la mazza in testa", sorvolando su quelle a sfondo sessuale, segnate da una pesantissima volgarità. Parole e comportamenti disumani, ha scritto la giudice Marialuisa Bencivenga, che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare su richiesta del procuratore Ludovico Vaccaro e dell'aggiunto Silvio Guarriello.

Foggia, i video degli abusi e violenze su pazienti psichiatrici: 15 persone arrestate

Gli arresti e i reati

Infermieri, operatori sociosanitari ed educatori: sono 30 le persone indagate e 15 quelle arrestate, sette delle quali in carcere (Anna Maria Amodio, Pasquale Andriotta, Angelo Bonfitto, Antonio Melfi, Michele Partipilo, Nicola Scopece e Nicola Antonio Tetribolese) e otto ai domiciliari (Giuseppe Antonucci, Antonio D'Angelo, Savino Giampietro, Martina Pia Longo, Ciro Mucciarone, Salvatore Ricucci, Aldo Rosiello e Rosanna Varanelli). Per altri 15 dipendenti (Rosa Cocomazzi, Aurelio D'Ambrosio, Francesca D'Angelo, Vittorino De Santis, Damiano Di Feo, Gianmarco Pio Gaeta, Lorella Loconte, Antonio Macajone, Antonio Pio Pagliuso, Anna Perrella, Alessandra Sanna, Assunta Santarsiero, Luigi Surgo, Vincenzo Lombardi e Antonio Roberto) è stato disposto il divieto di avvicinamento al Don Uva e alle persone offese.

Le vittime

Sono 25: 19 donne e sei uomini, incapaci o impossibilitati a difendersi perché in condizioni di inferiorità fisica o psichica. Per questo le accuse di maltrattamenti, sequestro di persona, violenza sessuale e favoreggiamento personale sono aggravate dalla crudeltà e dell'aver approfittato dello stato di minorata difesa delle vittime. Nei loro confronti – scrive la gip – sono stati messi in atto "reiterati e continui episodi che determinavano significative sofferenze fisiche e morali". "Angherie, vessazioni, sopraffazioni fisiche e psichiche sono emerse con indubitabile chiarezza dalle intercettazioni ambientali". Le riprese sono crude, fino al limite della sopportazione, e contengono anche le urla dei pazienti, i loro lamenti, le imprecazioni degli operatori, frasi terribili "dirette a umiliare e deprimere le persone ricoverate nel reparto".

La reazione della società

È stata immediata e affidata all'amministratore di Universo salute-Opera Don Uva (che gestisce strutture a Foggia, Bisceglie e Potenza), Luca Vigilante: "Abbiamo provveduto alla sospensione di tutte le persone coinvolte e procederemo ai licenziamenti laddove ce ne saranno gli estremi". La società – consapevole della delicatezza del compito affidato agli operatori sanitari, che quotidianamente hanno a che fare con persone anziane o disabili – ha da tempo chiesto alle organizzazioni sindacali e a tutti i lavoratori l'autorizzazione all'installazione di telecamere anche nelle camere. Ma l'autorizzazione è stata concessa soltanto per alcune zone, ben note ai lavoratori. I quali così possono sottrarsi facilmente ai controlli.

Coppini e mazze

Gli ospiti sono stati picchiati con schiaffi e calci, ma anche con attrezzi. "Mo vengo con la mazza", diceva l'infermiera Amodio a una paziente irrequieta. "Il cuppino si usa qua nel corridoio", spiegava Tetribolese a Perrella e Giampietro, per far intendere che certi atti nei confronti degli ospiti dovevano avvenire in zone isolate. Tali atteggiamenti – secondo la Procura – erano accettati da molti operatori, tanto che si contestano reati anche a chi non ha agito direttamente ma non è intervenuto a difendere le vittime. Secondo la gip era il sistema del "maltrattamento ambientale", funzionale a instaurare un clima di terrore negli ospiti. E rispetto al quale gli operatori non avevano remore: "Devi per forza fare l'animale, devi per forza minacciare".

Violenze sessuali e sequestri

Sono contestate in relazione a palpeggiamenti nei confronti di alcune pazienti, ma anche per aver indotto due pazienti ad avere rapporti tra loro davanti agli altri e agli operatori in quello che viene definito "un ignobile teatrino". Ricorrente era anche la pratica di legare alcune persone a letto o di chiuderle a chiave nelle stanze, noncuranti di urla e richieste di aiuto. "Li attacco al letto e gli metto il cerotto sulla bocca", spiegava un'infermiera. E un'altra cercava di fermarla, poco dopo, mentre si accaniva contro un'ospte, gridando "Anna la ammazzi".

La bonifica

Effettuata dopo gli arresti in una struttura di Manfredonia, portò alcuni operatori a scoprire le videocamere dei carabinieri e a smontarle. "Ecco, ora possiamo stare tranquilli", dicevano. E le botte continuavano.

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