La storia
“Una casa per avere le medicine”: l’appello social di Andrea, separato, senza lavoro e che ora vive in un magazzino
Nel giro di pochi mesi si è trovato disoccupato e senza casa: "Ogni giorno devo scegliere se curarmi o mangiare"
Genova. “Una casa per dormire al caldo, per potermi fare una doccia e, soprattutto, per poter avere una residenza e quindi accedere al sistema sanitario e comprare le medicine di cui ho bisogno senza pagarmele a prezzo pieno. Ora non me le posso più permettere“. Questo l’appello di Andrea, 52 anni, che da mesi vive in un magazzino, rimasto solo con il suo cane dopo la separazione dalla moglie e dopo essere rimasto senza lavoro a causa dei suoi problemi di salute. Un appello che in queste ore sta facendo il giro dei social, dove lo stesso Andrea ha riversato tutta la sua sua storia.
Una storia difficile, fatta di imprevisti, brutte sorprese e solitudine. E che rischia di diventare un dramma. “Ho lavorato per tanti anni nell’edilizia – ci racconta Andrea – negli ultimi tempi iniziavo a stare male e così ho scoperto di soffrire di alcune allergie assolutamente incompatibili con il lavoro che facevo. Per cui sono dovuto rimanere a casa”. Poi la separazione dalla moglie, e di quella casa le porte sono rimaste chiuse.
“Ho dovuto togliere la residenza da lì, ma ora non so dove metterla, non avendo una casa”. E senza residenza si sono chiuse anche le porte del servizio sanitario nazionale: “Non ho più un medico a cui rivolgermi e che possa farmi le ricette necessarie per accedere ai farmaci di cui ho bisogno tutti i giorni per vivere. Oggi devo devo scegliere se mangiare o curarmi”. Andrea da qualche mese percepisce il reddito di cittadinanza, che gli assicura circa 500 euro al mese. “Per fortuna tramite alcune conoscenze ho trovato una persona che mi ha dato le chiavi di un magazzino oggi in disuso – ci racconta – li ci posso dormire ma non c’è riscaldamento e l’acqua arriva solo da un piccolo rubinetto. Per farmi la doccia devo scaldarmela con un fornelletto a gas in un pentolino“.
“Mi sono rivolto ai centri per l’impiego, dando la mia disponibilità per ogni tipo di lavoro o corso di formazione, ma alla mia età è difficile entrare in qualsiasi posto – ci spiega – anche per le case popolari sono in fondo alle graduatorie, perché giustamente passano avanti le persone che hanno figli a carico”. Da qui l’appello pubblico pubblicato sui social: “Cerco qualcuno che possa affittarmi un monolocale, e così poter avere una residenza e provare a rincominciare. Avendo la certezza di poter avere accesso ai farmaci che mi tengono in vita e quindi poter tornare a lavorare”. Salute, casa e lavoro. I bisogni necessari per ognuno di noi, e che mai come in questo periodo stanno diventando un privilegio per sempre più persone.