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Simpsons, 35 anni fa la prima puntata: “Homer e Bart, eroi perdenti e spesso rivoltanti”

Tante parole sono state spese per i Simpsons. Una serie che ha fatto la storia della tv, dell'animazione ma anche della società. Un'affermazione che non può che trovare tutti d'accordo, anche i più accaniti detrattori della gialla famigliola irriverente. Nascono 35 anni fa, dalla penna di Matt Groening, con una serie di corti che diventeranno una serie tv vera e propria nel 1989. Un successo planetario.

Era la fine degli anni '80 e a quei tempi le serie tv non arrivavano in tempo reale (o quasi reale) al di qua dell'Atlantico. Infatti i Simpson per attraversare quel tratto di oceano ci misero un paio d'anni, arrivando nel 1991. Per celebrare questo compleanno vi riproponiamo il primo articolo di Repubblica su di loro – a firma Oscar Cosulich – che risale al 28 aprile 1991.

In realtà, la prima citazione risale a un anno prima, all'interno di un articolo dedicato ai film d'animazione. Sempre a firma Cosulich. Si leggeva in un inciso sul costo dei programmi. "Succede così che realizzare una puntata dei Simpsons (la famigliola demenziale che ha conquistato l'America e arriverà da noi in autunno sugli schermi di Italia 1) costi 700.000 dollari, contro i 200/250.000 di un programma medio di questo genere".

E già dal costo si può capire come i Simpson abbiano cambiato radicalmente il mondo dell'animazione in tv.

I Simpson, la rivoluzione della tv irriverente

di

Carmine Saviano


'The Simpsons', la sigla di Banksy

Il piccolo Bart aspirante Batman

di Oscar Cosulich – Repubblica 28 aprile 1991

Quando Matt Groening aveva creato la bizzarra famiglia dei Simpsons per il Tracy Ullman Show non poteva certo immaginare di stare avviando uno dei più grandi successi del cartooning televisivo. Promossi rapidamente a titolari di un programma tutto loro Homer, Marge, Bart, Lisa e Maggie Simpson sono una feroce parodia della middle-class americana, eroi perdenti e spesso rivoltanti, protagonisti di crudi ritratti metropolitani.

Volendo fare un paragone musicale si può dire che i Simpsons stanno alla Disney come i rappers ai Pink Floyd. La bandiera della sgradevolezza, che grazie al segno di Groening è innanzitutto di sicuro effetto comico, è riuscita in breve a far dimenticare altre celebri famiglie del cartooning statunitense, a cominciare dagli Antenati della Hanna & Barbera, che (nonostante l'ambientazione preistorica) tradiscono una matrice legata alla realtà del 1960, irrimediabilmente superata da un piccolo delinquente come Bart Simpson.

Do the Bartman (che fin dal titolo è la parodia di Batman) ci mostra un grande saggio vocale di Bart (la voce è della bravissima Nancy Cartwright, opportunamente sottotitolata e lasciata in versione originale), per una sorta di videoclip promozionale dell' album Sing The Blues, interpretato dalla famiglia al completo.

Sullo schermo scorrono immagini comiche e apocalittiche che, pur esulando dalla abituale struttura di questi cartoons, ne rendono perfettamente lo spirito. Da notare poi che i Simpsons, realizzati grazie a una collaborazione tra la Fox e la Gracie Films, hanno un curioso legame con Tim Burton: tra gli animatori coinvolti nelle loro vicende c' è infatti Brad Bird, già regista di Family Dog (cortometraggio abbinato ad Alla Ricerca della Valle Incantata e ora personaggio protagonista di una serie tutta sua), il cui design era curato proprio da Burton, ex-cartoonist passato al cinema dal vero senza aver dimenticato i vecchi amori.

TELEVISIONE

I Simpson, 30 anni di agrodolci risate. Una rivoluzione (in giallo) che non ha confini

Maurizio Di Fazio


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