La prima cosa bella di martedì 19 aprile 2022 è aver vissuto abbastanza per guardare la sesta e ultima stagione di Better call Saul, da oggi su Netflix. Trentacinque anni fa, mentre ero in Brasile, mi colpì (tanto che la ricordo ancora) una vignetta su un quotidiano. Un dottore visitava una donna e le diceva: "Purtroppo le resta un mese di vita…". Lei inorridiva e ribatteva: "Non vedrò finire la mia telenovela!". Ora, io adoro Saul Goodman e l'ho già scritto. Sono risalito da lui a Breaking Bad, mentre dovrebbe essere il contrario. Ho cercato tutti i film con Bob Odenkirk (il migliore è Il mio nome è nessuno) e le sue vecchie apparizioni in note sit-com. Ma il punto è che, soprattutto in tempi bui, bisogna trovare qualcosa per cui è fondamentale restare vivi e più è banale e più bisognerebbe aggrapparvisi. Come a dire che la vita non è degna di essere vissuta soltanto perché vedrai nascere tuo figlio o tuo nipote, firmerai il rogito di una casa nuova, avrai quel lavoro o la pensione, finirà la guerra. Vale anche per molto meno: svegliarsi, fare cose e attendere il momento di accendere la tv, a metà di un pomeriggio feriale, per andarsene in New Mexico con un avvocato senza morale e vedere che cosa succede.
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