LOßBURG. Prendi una scimmia, un colonnello inglese e un “erede” tedesco, 47 botaniche e la Foresta Nera. Poi shakera e… voilà, il Monkey47 è servito. Così (e da qui) nasce uno dei gin più apprezzati e conosciuti al mondo. Una storia bestiale, tra fiaba e realtà. Un distillato di oggi, pop nell’estetica e complesso nel gusto, che strizza l’occhio ai palati più giovani, ma ha radici negli anni Cinquanta.
Dopo la Seconda guerra mondiale, Montgomery Collins, ex ufficiale della Royal Air Force, si trasferì in Germania contribuendo, tra l’altro, alla ricostruzione dello zoo di Berlino, dove conobbe la scimmietta Max, una mascotte simbolo di rinascita in quegli anni di cantieri e speranza. Tra i due nacque una profonda amicizia, tanto che il colonnello decise di dedicarle il piccolo albergo che nel frattempo stava costruendo nel cuore della Foresta Nera, il The Monkey Wild.
Oggi questo luogo, ristrutturato ma dall’immutato fascino vintage, è sede della distilleria di Monkey47 fondata dal geniale Alexander Stein dopo un inaspettato e fortunoso “sliding door”, come racconta lui stesso: «Alla fine del 2008, con sgomento della mia famiglia e dei miei amici, ho deciso di lasciare il lavoro, all’epoca ero direttore generale della Nokia a Detroit, e tornare a vivere in Germania, nella mia regione, il Baden-Württemberg». Stein acquista l’ex hotel ormai abbandonato senza un obiettivo preciso, ma durante il restyling scopre un piccolo “tesoro”, una cassetta con dentro gli appunti del colonnello Collins e una bottiglia di uno splendido nettare con l’etichetta e la scritta “Max the Monkey”. La bevanda era un rudimentale gin, frutto di un mix di liquore asiatico, ingredienti inglesi mischiati a erbe e acqua della Foresta Nera. Ma quella scoperta, assieme all’incontro con il master distiller Cristoph Keller, contribuisce a dare una svolta al destino di Stein e alla nascita nel 2012 di Monkey.
Se un gin “normale” ha tra le 5 e le 20 botaniche, la “Scimmia” ne conta 47, un numero così eccezionale da far parte del marchio, e al quale ogni anno si aggiunge un ingrediente speciale, il 48°, svelato come da tradizione a novembre. L’ultimo è la Monarda Scarlatta, che cresce nella catena montuosa del Giura Svevo, conosciuta anche come “balsamo d’api” per i suoi colori tanto accesi da sedurre questi insetti quando è in fiore. Le bottiglie sono limited edition, tanto richieste quanto rare (solo 102 per l’Italia). Maggiore, ma non di molto, è la produzione complessiva della Monkey47, che comprende oltre alla linea di gin anche un nuovissimo distillato “piccante”, dall’etichetta che pare una copertina di Tex e un nome ammiccante – “Horse with No Name” – ancora una volta partorito dall’istrionico Stein: «Era qualcosa di mai visto e provato prima, un blend di Bourbon con il 2% di distillato di peperoncini Habanero».
È l’unico prodotto che tra le materie prima guarda oltre oceano, la serie Monkey invece è a km 0, come spiega Axel Klubescheidt, global brand ambassery, aprendo un varco tra le conifere della Foresta Nera ancora imbiancata da spruzzi di neve, alla ricerche delle botaniche: «Da qui proviene un terzo degli ingredienti dei nostri gin, a partire dai protagonisti, i mirtilli rossi». Questo frutto piuttosto aspro dà al Monkey47 la tipica acidità che si traduce in freschezza e una nota amara persistente, assieme a una leggera dolcezza. All’ombra del “Father Three”, un abete di 300 anni, si raccolgono a mano anche le foglie di rovo e i germogli di abete, la lavanda, l’angelica, i fiori di acacia, la buccia di rosa canina e la salvia, la verbena e le bacche di biancospino, il caprifoglio selvatico e le radici di iris. «Importiamo invece gli agrumi, i limoni e i pompelmi dalle pendici dell’Etna, le arance dalla Spagna. E il ginepro, l’immancabile bacca di ogni gin, arriva dalla Croazia dove gli inverni sono più brevi e le estati lunghe e calde».
Dalla nascita di Monkey47 la produzione è cresciuta ma non crescerà oltre («Ci preme la qualità non la quantità») e la bottiglia scura ispirata alle ampolle farmaceutiche, con l’etichetta che evoca un francobollo vittoriano, è orami oggetto di culto.
Oggi dalla distilleria della Foresta esce un milione di litri l’anno di gin, le bottiglie raggiungono 80 Paesi (Stati Uniti, Regno Unito e Italia in primis) e la Pernod Ricard ne detiene il marchio al 100%. Ma la dimensione resta artigianale: qui, tra gli orti e la fattoria con i maiali e gli alpaca, lavorano 25 persone in tutto, distillatori giovani, geniali e appassionati, tra luccicosi alambicchi in rame che si chiamano come le scimmie più famose della storia (la Miss Baker dello spazio o la Cheetah di Tarzan) il villaggio-presepio di Loßburg, le montagne sorvolate dai falchi; e il profumo dolciastro e speziato delle botaniche che, assieme alla purea di mirtilli, riposano (per due giorni) con l’alcol etilico rettificato e l’acqua sorgiva della Foresta Nera, ideale perché povera di sodio. L’“infuso” viene poi distillato, quindi lasciato maturare nei tradizionali contenitori di terracotta per 100 giorni.
Il prodotto finale sarà un gin declinato nel classico Monkey47 Dry Gin (chiaro e floreale, ideale per gin tonic), o nel Monkey47 Sloe Gin (morbido, strutturato ma con una gradazione alcolica inferiore, 29°) oppure nel Barrel Cut (47° affinato in botti di gelso per 6 mesi, più liquoroso e da bere liscio) e nello Smoke Cut (l’“affumicato”, una chicca che si trova solo in distilleria). La sorpresa finale sta nel tappo di sughero, “abbracciato” da un anello metallico forgiato a mano con la scritta incisa “Unum ex pluribus” che identifica l’esclusività del Monkey47 e serve per evitare che il tappo si crepi dopo i ripetuti utilizzi: oggi è diventato un originale “anello di fidanzamento”, status symbol per bartender.
————— DOVE DORMIRE
1 Fritz Hotel Lauterbad
È nel cuore della Foresta a FreudenStadt. Vincitore del German Design Award 2020, ha il centro benessere e una suite dedicata a Monkey47
2 Bergdorf Bader Alm
È un piccolo villaggio di montagna, perfetta base di partenza per escursionisti, c’è anche un cottage da fiaba con i tini dove fare il bagno a cielo aperto come 200 anni fa
3 Schwarzwaldcamp
Per immergersi nella natura, questo camping è l’ideale: si può pernottare in una cabinovia o su una tenda appesa tra gli alberi oppure dentro un tepee con caminetto o in un vecchio camper
————— DOVE MANGIARE
1 Jijjer&Spoon
Bisogna scendere al piano -2, seguire la Monnalisa ed entrare nell’ex caveau di una banca per assaporare i drink d’autore di questo cocktail bar di Stoccarda
2 Landhotel zur Linde
A Lossburg si può assaporare la cucina tradizionale dello chef Manuel Stein come lo stufato di cervo
3 HotelTraube Tonbach
Il ristorante temporaneo Schwarzwaldstube a Baiersbronn ha 3 stelle Michelin. Insegna ben nota ai tedeschi, creata nel 1789 e scomparsa in un incendio nel 2020, ora è rinata
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