New York – La Disney rischia di perdere il copyright di Topolino, e ricche agevolazioni fiscali, perché non si è allineata con i repubblicani della Florida impegnati nella battaglia culturale contro i liberal riguardo ai gay, su cui i conservatori puntano per riprendersi la maggioranza al Congresso e la Casa Bianca.
Gli Usa sono spaccati ormai da decenni su questi temi, ma negli ultimi tempi c’è stata una forte accelerazione dello scontro. I conservatori hanno preso di mira il mondo "woke", ossia i progressisti che a loro giudizio si considerano illuminati e perciò autorizzati ad impartire lezioni agli altri, partendo dalle accuse contro la "cancel culture" e la "critical race theory", che riconduce molti dei problemi della società americana allo schiavismo e al razzismo. È una specie di "richiamo della foresta", con cui i repubblicani sperano di riportare a casa molti elettori moderati che li hanno abbandonati durante l’era di Trump, soprattutto nei sobborghi, e quindi vincere le elezioni midterm di novembre e le presidenziali del 2024. Perciò, ad esempio, in Texas è passato un provvedimento che vieta di insegnare la "critical race theory" e mettere in imbarazzo gli studenti bianchi, ricordando loro abusi e danni del razzismo. Nella Florida guidata dal governatore DeSantis, che non nasconde l’ambizione di prendere il posto di Trump nel 2024, è stata invece approvata una legge che il presidente Biden ha definito "Don’t Say Gay". In teoria si tratta di un testo per regolamentare l’insegnamento dell’educazione sessuale agli studenti più giovani, ma nella pratica vieta in sostanza di nominare gli omosessuali, in modo da non "indurre in tentazione" i ragazzi.
Quando il provvedimento era in discussione, il ceo della Disney Bob Chapek aveva scelto di restare in silenzio, per evitare che una compagnia come la sua orientata verso le famiglie venisse trascinata nella disputa politica sulla sessualità. Questo però aveva scontentato i dipendenti, provocando il rischio di una fuga dei talenti creativi di ogni orientamento su cui si basa il suo successo. Dopo l’approvazione della legge Chapek ha preso posizione contro, dicendo che «non sarebbe mai dovuta passare», sospendendo i finanziamenti elettorali ai sostenitori, e impegnandosi a combattere iniziative simili in altri stati.
Così però si è attirato la reazione dei repubblicani, a partire da DeSantis, che ora hanno messo la sua azienda nel mirino. Il deputato dell’Indiana Jim Banks ha detto che si opporrà al rinnovo da parte del Congresso del copyright per Mickey Mouse, che scade nel 2023, mentre i parlamentari della Florida minacciano di cancellare il Reedy Creek Improvement District, ossia il provvedimento che dal 1967 garantisce agevolazioni fiscali e regolamentari alla zona di Orlando dove sorge Disney World.
I repubblicani sono storicamente amici della compagnia di Topolino, perché promuove i valori della famiglia e quelli americani, negli Usa e nel mondo, e alimenta il pil. Dà lavoro a 80.000 persone solo in Florida e nonostante gli sconti, l’anno passato il Reedy Creek Improvement District ha comunque pagato 140 milioni di tasse allo stato. La battaglia culturale e politica in corso però vale molto di più, e quindi i conservatori sono pronti ad andare allo scontro frontale.
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