AGI – La folla del Sabato santo. Gli chalet, chioschi-bar tipici partenopei, davanti allo stadio Maradona nel quartiere di Fuorigrotta, a Napoli, pieni di ragazzi.
In lontananza una Fiat 500 grigia che corre a folle velocità mentre il guidatore suona il clacson. Dietro, uno scooter con due uomini in sella.
Caschi integrali entrambi e il passeggero anche con una pistola tra le mani. Un colpo, poi altri sei, poi altri due. E lo schianto dell'auto contro altre in sosta. Le urla. Il panico e la consapevolezza dei presenti di essere testimoni di un agguato di camorra.
Questo quanto è avvenuto ieri notte nel capoluogo campano. A morire sotto i colpi di una pistola calibro 9×21, Enrico Marmoreo, 25 anni, precedenti per reati di droga, che abitava poco distante dal luogo in cui ha perso la vita.
Sul posto i carabinieri della compagnia di Bagnoli hanno fatto i primi rilievi. Indaga la Dda di Napoli perché l'agguato è da inquadrare nella faida scoppiata già da un anno, che ha provocato quattro morti e che coinvolge i Bianco-Baratto contro gli Iadonosi che a loro volta tirano in ballo gli interessi dei clan del Rione Traino e di Secondigliano.
Una guerra a tutto campo e che come i contrasti tra clan di Napoli mette in gioco più cosche di diversi quartieri distanti chilometri gli uni dagli altri.
Momenti di tensione ieri notte all'arrivo dei familiari della giovane vittima. L'area a ridosso degli spogliatoi dello stadio è servita da diversi impianti di videosorveglianza anche pubblici ed è tra quelle immagini che gli investigatori cercano per trovare elementi sulla dinamica e le responsabilità dell'agguato, oltre che nella vita della vittima, arrestata nel 2015 perché trovata in possesso di una grande quantità di droga.
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