Nella tv realtà del direttore della Terza rete Angelo Guglielmi, dove si ricostruivano i misteri italiani e si cercavano gli scomparsi, vera tv di servizio, c’era un angolo ovattato, in cui le donne si potevano raccontare senza tabù. Chic, elegante come poche, Catherine Spaak ha condotto su Rai 3 Harem, talk show al femminile, dal 1988 al 2002. Una formula soft: le ospiti sedute sui divani damascati, un ambiente intimo, dietro le quinte un uomo che ascoltava le chiacchiere e alla fine veniva allo scoperto per dire la sua. I politici facevano a gara per andare, il programma ebbe grande successo.
È morta Catherine Spaak, volto elegante della tv che ha raccontato le donne
di
Silvia Fumarola
Qualche anno fa a La vita in diretta, l’attrice aveva raccontato di essere andata in Rai per proporre uno speciale di Harem: "Sono stata diverse volte in Rai a proporre una rivisitazione di Harem, ma mi è stato detto con molto franchezza che sono troppo vecchia. Aspettiamo ancora un po’ allora…", aveva scherzato Spaak. Nel suo salotto ospitava attrici, donne manager, scrittrici, pronte a raccontarsi tra vita privata e carriera; lei, che teneva le fila della conversazione, spesso veniva accusata di snobismo: "È soltanto il mio modo di fare. Adesso sicuramente è un modo di fare fuori moda, ma questo è il mio carattere: è riservatezza, pacatezza. E quindi non è una cosa costruita". Alla fine degli anni Ottanta si era fatta conoscere sotto un altro aspetto: conduttrice e intervistatrice. Le piaceva fare la giornalista. Harem le aveva regalato un’altra popolarità, è stato importante nella sua lunga carriera. Le spettatrici curiose la seguivano, le ospiti – tra le tante, Marina Ripa di Meana, Margherita Buy, Lilli Gruber, Franca Valeri, Catherine Deneuve, Monica Bellucci, Isabel Allende, Ornella Muti – non le dicevano di no.
Nel 1993 la svolta. Harem si apriva all'attualità, alle donne protagoniste della cronaca. L'uomo misterioso, 'simpatico guardone' come lo definiva Catherine Spaak, aveva un ruolo più incisivo. L’attrice-conduttrice aveva chiesto alle spettatrici di scrivere. "Abbiamo ricevuto tantissime lettere, i temi più comuni sono sempre legati alla vita privata, ai sentimenti. Le donne hanno ancora poco potere, sono poco ascoltate, per me questa parità di cui tanto si parla non c'è". Lo stile ovattato che caratterizzava la trasmissione nasceva "dall'atmosfera che si crea in studio. Io non incontro mai prima le mie ospiti, non anticipo le domande che farò. La voglia di parlare, di raccontare anche le cose più intime, nasce spontaneamente. Succede quasi sempre, ma non credo sia merito mio, penso che chiunque disposto ad ascoltare inviti alla confidenza. Sono una conduttrice attenta, disponibile, mai volgare e per questo molti mi accusano di essere rigida". Curiosa delle donne, spiegava come l’avessero colpita: "Tutte mi sorprendono in maniera diversa e dicono cose inaspettate. Spesso anch'io mi sorprendo a scoprirmi diversa".
Ospite due anni fa del programma Le lunatiche, condotto da Federica Elmi e Barbara Venditti su Radio 2, aveva rivelato di essere rimasta molto colpita da Kuki Gallmann. "Quando ogni tanto facevamo gli special di Harem, sono andata in Africa a filmare il luogo in cui vive, dove sono sepolti suo marito e i suoi figli, il suo nido che è su un albero. Kuki è una scrittrice, ha avuto una vita molto tormentata. Ha scritto Sognavo l’Africa, non tutti la conoscono ma per me è stata un’avventura meravigliosa incontrarla, vederla in Africa, nella sua riserva, nel suo mondo, e mi ha lasciato un ricordo di grande forza fisica, psicologica". "Non parlava solo dell’ambiente ma anche della crescita spirituale, della consapevolezza, dell’evoluzione psicologica della donna, quindi corrispondeva perfettamente a molti punti di vista miei. Ho passato quella settimana con lei andando a visitare tutti i luoghi dove ha vissuto con il marito, che poi è morto. È sicuramente la donna che in 15 anni di Harem mi ha lasciato il segno più importante. Mi manca la pace nel mondo per tutti noi. Bisogna che gli uomini imparino, che cambino per vivere meglio senza guerre".
E aveva fatto una considerazione sui tempi che cambiano. "Oggigiorno forse le presentatrici, le attrici sono molto più disinvolte, sono diverse ed è giusto perché cambiano i tempi", aveva spiegato. "Sin dagli anni Sessanta avevo dentro di me la convinzione, che poi si è anche rivelata giusta, che una donna deve essere indipendente ma non solo nella mente o nel cuore ma proprio dal punto di vista economico. Il lavoro e l’indipendenza economica sono stati i punti fermi della mia vita e della mia dignità, perché essere donna non era facile in quegli anni così come non lo è nemmeno oggi, però più che mai nell’arco di questi cinquant'anni l’indipendenza economica per una donna ha significato libertà e autonomia che consentiva, e che consente, alla donna di fare le sue scelte e di non avere bisogno di un uomo".
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