AGI – Le forze russe hanno completamente eliminato i difensori dall'area urbana di Mariupol e rimangono solo non più di 2.500 combattenti che resistono nell'acciaieria Azovstal "la cui unica chance di sopravvivenza è deporre le armi". Lo ha dichiarato il portavoce della Difesa russa, Igor Konashenkov, spiegando come ormai la cittadina che si affaccia sul Mar Nero sia prativamente caduta nelle mani di Mosca.
Data più volte per prossima alla caduta in settimane d'assedio che hanno creato una spaventosa crisi umanitaria, Mariupol ha provato a resistere. Le forze russe hanno proposto la resa alle centinaia di marines e combattenti del reggimento Azov che, asserragliati nell'acciaieria, respingono i loro assalti, grazie alla fittissima rete di tunnel sotterranei costruiti in epoca sovietica per cautelarsi da un attacco nucleare.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, teme però che, se deponessero le armi, verrebbero massacrati e ha avvertito che "l'eliminazione" degli ultimi difensori della città portuale "metterà fine a qualsiasi negoziato di pace" con Mosca.
Zelensky detta le condizioni incoraggiato dall'affondamento della Moskva, l'ammiraglia della flotta russa del Mar Nero, uno smacco al quale la Russia ha reagito colpendo ieri una fabbrica nella regione di Kiev. Nel sito venivano prodotti i missili Neptune che l'esercito ucraino sostiene di aver utilizzato contro l'incrociatore russo.
Un altro stabilimento bellico ucraino, una fabbrica di carri armati a Darnytsky, alla periferia di Kiev, è stato bersaglio oggi di un attacco russo che, secondo il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, ha provocato un morto e alcuni feriti. L'operazione è stata rivendicata dalla Difesa russa, che ieri aveva avvertito che avrebbe intensificato gli attacchi alla capitale ucraina.
A Lysychanks, nel Donetsk, è scoppiato un incendio in una raffineria di petrolio. Secondo le autorità locali, a causare le fiamme è stato un bombardamento russo. I media russi confermano la notizia del rogo ma, per il momento, non ne ipotizzano le ragioni. "L'incendio è ancora in corso di spegnimento", ha aggiunto Haidai su Telegram, "non è la prima volta che viene colpita la raffineria. È stata colpita sistematicamente per esaurire le risorse dei Servizi di Emergenza dello Stato".
"Non c'è più carburante lì, sono i residui di petrolio che stanno bruciando", ha affermato il governatore. Haidai ha poi riferito di violenti combattamenti nel centro di Lysychansk, città vicina alla prima linea del Donbass, dove gli scontri sono sempre più pesanti, tanto da interferire con le operazioni di evacuazione pianificate.
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