KIEV – Il ricordo di un’invasione è nel cestello della lavatrice, nell’armadietto degli attrezzi, sulla corteccia dell’albero in giardino. Il ricordo di un’invasione esplode e ti uccide, se non sei attento a te. Mine antiuomo, granate, scatolette esplosive piene di chiodi, un’infinità di proiettili inesplosi. La ritirata dei russi dalle regioni di Kiev e Chernihiv ha lasciato dietro di sé un labirinto di trappole mortali.
Il ministero degli Interni ucraino sta diffondendo le fotografie di alcuni di questi ritrovamenti. Sono la testimonianza di una perfidia insensata, una voglia vile di uccidere nascondendo la mano, e di uccidere chiunque, tocchi a chi tocchi, soldato o bambino, nonno o madre di famiglia.
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Ecco gli ordigni appesi a un albero, c’è un filo teso che li fa detonare se non ti accorgi di lui. Una granata nascosta dentro una scatola di plastica. Le automobili abbandonate prima della fuga, spiegano gli agenti che stanno lentamente sminando metro per metro le città che sono state occupate, sono un altro pericolo costante: gli ordigni sono stati piazzati in modo da esplodere quando il proprietario, tornato a casa, prova a vedere in che condizioni sono.
Il ministero ha diffuso un video con lo sminamento di una grossa mina nascosta in un pacco. La fantasia perversa di chi vuole uccidere dopo giorni, mesi e perfino anni un presunto nemico sconosciuto, non ha limiti. Le autorità ucraine hanno più volte ripetuto di aver trovato ordigni persino addosso ai cadaveri, per sorprendere i soccorritori uccidendo anche loro.
a cura di
Flavio Bini e Paola Cipriani
Gli sminatori sono all’opera con squadre che pattugliano le città abbandonate, e seguono un ordine preciso: verificano le strade, poi le proprietà private ma solo quelle in cui sia presente il proprietario. Non possono entrare nelle case abbandonate, per questo restano minacce ovunque in queste città sventrate in cui le case non hanno più mura né muri, spesso, e chiunque può mettere un piede dove non dovrebbe anche solo per vedere se i vicini scomparsi sono morti nel sottoscala.
Ci vorrà almeno un anno, avvertono le autorità, per bonificare il grosso delle aree occupate. E’ un altro degli orrori di questa guerra che sarà difficile dimenticare, perché non ci sono solo le strade e le case da controllare ma interi campi, non solo quelli diffusamente minati ma anche quelli in cui è stato lasciato un solo ordigno infido, pronto a uccidere il contadino che tornerà a lavorare la terra. Sta già accadendo: l’ultimo caso è di ieri, un trattore finito con la ruota su una mina anticarro piazzata in un terreno agricolo, un altro civile ucciso senza alcuna ragione.
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