AGI – Nonostante le evoluzioni della crisi in Ucraina la Turchia è decisa a mantenere la propria posizione bilanciata. Il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu e il presidente Recep Tayyip Erdogan hanno confermato che la Turchia continua a lavorare per arrivare a un accordo tra i due Paesi.
Una strategia che fino ad ora ha avvicinato le parti, facilitato il dialogo, ma prodotto scarsi risultati concreti e negli ultimi giorni moltiplicato le critiche nei confronti della posizione turca. Cavusoglu solo ieri ha ribadito il pieno sostegno alla integrità territoriale ucraina, per poi aggiungere che Ankara non applicherà alcuna sanzione nei confronti di Putin, a meno che queste non vengano decise dalle Nazioni Unite.
Il vertice di Antalya, dove si sono incontrati i ministri degli Esteri di Russia e Ucraina e lo spostamento del negoziato tra delegazioni dalla Bielorussia a Istanbul hanno costituito momenti di dialogo e di speranza che non hanno però partorito il cessate il fuoco che Ankara sperava e neanche l'incontro tra i presidenti di Russia e Ucraina, da mesi vero obiettivo di Erdogan.
"Siamo dinanzi a una nuova guerra fredda", ha detto Cavusoglu, che ha poi ammesso che il futuro dei negoziati, la possibilità che Ankara ospiti un nuovo round di incontri dipende dalla decisione del presidente russo Vladimir Putin.
Cavusoglu ha dichiarato che "nonostante le difficoltà un cessate il fuoco è ancora possibile", ma ha ribadito che le immagini provenienti da Bucha e Irpin "hanno creato un'atmosfera negativa attorno al negoziato". La Turchia ha condannato le stragi di civili, ma deve tenere contro della crisi economica che affligge il Paese, dell'inflazione sopra il 60% e dell'aumento dei prezzi di benzina e determinati generi alimentari che si è abbattuto sul Paese con l'inizio del conflitto. Fattori che riflettono il pensiero del Paese sulla guerra in corso. Secondo un recente sondaggio infatti il 73% dei turchi vogliono che il proprio Paese rimanga neutrale, solo il 34% accusa la Russia per questa guerra rispetto al 48% che vede nelle scelte di Nato e Usa i principali motivi che hanno portato al conflitto.
Anche per questo Cavusoglu ed Erdogan continueranno a parlare con entrambe le parti del conflitto, far valere le ottime relazioni sia con Mosca che con Kiev e la posizione geografica a guardia degli stretti che portano al Mar Nero, carte con cui Ankara punta a mediare e arrivare a un cessate il fuoco.
Una sorta di equilibrismo diplomatico che impone a Erdogan di giocare su più tavoli, ma anche di giungere a risultati concreti, per non correre il rischio che la neutralita' si tramuti in ambiguità.
La Turchia, da Paese Nato, condanna l'attacco russo e fornisce droni con cui l'esercito di Kiev ha inflitto durissime perdite ai russi, sopratutto nel Donbass. Allo stesso tempo rifiuta di sanzionare la Russia e la condanna espressa per le stragi di civili è stata leggera. Circa 60 mila ucraini hanno trovato rifugio in Turchia dall'inizio del conflitto, oltre a questi circa 20 mila russi, per motivi diversi, sono arrivati nel Paese che, come detto, non ha applicato sanzioni neé chiuso lo spazio aereo.
Tra i russi giunti in Turchia ha suscitato attenzione il magnate Roman Abramovich, che ha 'parcheggiato' sulla costa sud due yacht e poi partecipato ai negoziati di Istanbul, ma anche le imbarcazioni di Andrey Molcanov e Maksim Subarev, vicini all'ex premier russo Dimitri Medvedev. Erdogan ha detto che 'le porte sono aperte' agli investimenti russi, Cavusoglu ha ribadito che le attività degli oligarchi nel Paese devono tenere contro dei limiti del diritto internazionale.
Secondo quanto rivelato da alcuni media, tra cui l'Economist, Erdogan e Putin avrebbero parlato della possibilità di utilizzare rubli, lo yen cinese e oro negli scambi commerciali tra i propri Paesi. Una comunione di intenti, una divergenza di vedute che ha spinto il portavoce del Cremlino Dimitry Peskov a definire 'superbe' le relazioni con Ankara solo pochi giorni fa.
La posizione della Turchia, i tentativi di mediazione, avevano suscitato grandi speranze e attesa per un cessate il fuoco che sembrava essere vicino, così come sembrava che il faccia a faccia tra delegazioni avvenuto a Istanbul il 29 marzo avesse spianato la strada a un incontro tra Putin e il presidente ucraino Volodimir Zelensky.
Incontro sempre più lontano nella realtà, la difficoltà nel giungere a risultati concreti e le immagini delle stragi di civili hanno però complicato il quadro, fatto aumentare il malcontento per la posizione turca e moltiplicato i sospetti e le accuse di ambiguità nei confronti di Erdogan.
Il presidente turco sa di dover dare una sferzata a un negoziato in stallo se vuole continuare a far valere il peso dell'azione della Turchia nella Nato, evitare un colpo d'immagine enorme che deriverebbe da un nulla di fatto della mediazione turca e limitare i danni economici di questa guerra sulla già zoppicante economia turca.
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