MILANO – L'inflazione corre, ma leggermente meno delle stime iniziali. A marzo, secondo l'Istat, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dell'1,0% su base mensile e del 6,5% su base annua (da +5,7% del mese precedente ma in discesa rispetto al +6,7% della stima preliminare).
L'"inflazione di fondo", al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +1,7% a +1,9% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,1% a +2,5%. Il tasso acquisito per il 2022 è pari a +5,2% per l'indice generale e a +1,5% per la componente di fondo. "L'accelerazione dell'inflazione su base tendenziale è dovuta anche questo mese prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +45,9% di febbraio a +50,9%), in particolare a quelli della componente non regolamentata (da +31,3% a +36,4%) mentre i prezzi della componente regolamentata continuano a essere quasi doppi di quelli registrati nello stesso mese dello scorso anno (+94,6%, come a febbraio)", scrive l'Istat.
di
Vittoria Puledda
,
Raffaele Ricciardi
Accelerano anche i prezzi dei Beni alimentari sia lavorati (da +3,1% a +3,9%) sia non lavorati (da +6,9% a +8,0%), quelli dei Beni durevoli (da +1,2% a +1,6%) e dei Beni semidurevoli (da +1,0% a +1,5%). I prezzi dei Servizi relativi ai trasporti, invece, registrano un rallentamento (da +1,4% a +1,0%). Accelerano sia i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +4,1% a +5%), il coosiddetto "carrello della spesa", sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto (da +5,3% a +6,5%).
Su base annua aumenta la corsa dei prezzi dei beni (da +8,6% a +9,8%), mentre quelli dei servizi rimangono stabili (+1,8%); si allarga quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -6,8 punti percentuali di febbraio a -8,0). L'aumento congiunturale dell'indice generale è dovuto, per lo più, ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+7,1%) e in misura minore dei Beni alimentari lavorati (+0,9%), dei Servizi relativi ai trasporti (+0,9%), degli Alimentari non lavorati (+0,6%) e dei Beni semidurevoli (+0,5%).
Da Bankitalia arriva invec el'aggironamento mensile sul debito pubblico. A fine febbraio il dato si è attestato a 2.736,6 miliardi, con una crescita di 58,7 miliardi (+2,1%) rispetto a fine 2021. L'aumento è dovuto principalmente all'incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (18,2 miliardi, a 102,0). Hanno inoltre contribuito il fabbisogno (2,4 miliardi) e l'effetto complessivo di scarti e premi all'emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e della variazione dei tassi di cambio (1,8 miliardi). Alla fine di febbraio la quota del debito detenuta dalla Banca d'Italia era pari al 25,5 per cento (0,1 punti percentuali in più rispetto al mese precedente); la vita media residua del debito è rimasta stabile rispetto a gennaio, a 7,6 anni.
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