AGI – Il suono della tromba e del tamburo tornerà a rompere il silenzio delle strade. Dopo due anni di stop che hanno interrotto una tradizione lunga oltre quattro secoli, neppure scalfita dalla peste e dalle guerre mondiali, Procida rivive uno dei suoi riti più sentiti, la processione del Venerdì santo. E lo rivive da capitale della cultura.
Preceduti il Giovedì santo dalla processione degli Apostoli Incappucciati, organizzata dall'Arciconfraternita dei Bianchi, fondata nel 1581 dal cardinale Innico d'Avalos d'Aragona, nella quale, dopo la lavanda dei piedi, dodici apostoli con la veste di confratello si incappucciano e con una croce sulla spalla e una corona di spine sul capo percorrono il centro storico dell'isola preceduti dal centurione, tornano i Misteri, lo spettacolare corteo dei 30 manufatti artistici realizzati con la partecipazione di duemila cittadini sfilerà dal borgo più antico di Terra Murata fino al porto della Marina Grande.
I carri allegorici portati a braccio raccontano episodi del Vecchio e Nuovo Testamento e sono realizzati con cartapesta, legno e altri materiali poveri. La processione affonda le sue radici nel '600 e nel vicereame spagnolo, come quasi tutte quelle nel Napoletano e più in generale del Meridione. Ideata dalla confraternita dei Turchini (o meglio, della Madonna Immacolata detta dei Turchini), così detta per il colore del mantello di chi vi apparteneva, fondata nel 1629 dai Gesuiti, insediata nella vecchia chiesa di San Michele, dalla quale nel '700 la confraternita emigrò perché divenne proprietaria della chiesa di San Tommaso d'Aquino detta anche sull'isola chiesa nuova, la processione inizialmente era soltanto penitenziale. Battenti incappucciati si flagellavano con il cilicio.
Un corteo particolarmente cruento di cui un secolo dopo la chiesa decise temperare la brutalità, facendone una processione con simboli. Nel 1728 dunque arriva la prima statua lignea e policroma, quella del Cristo morto, opera commissionata allo scultore napoletano Carmine Lantriceni, che chiude la sfilata; anni dopo, vi si aggiunse quella della Madonna Addolorata, anche questa fatta su commissione, che ha di legno la testa e le mani, mentre il corpo, secondo una tradizione settecentesca che è poi anche quella dei pastori del presepe, è un fantoccio impagliato e vestito con un abito vero. A queste due statue, nell'Ottocento si aggiunsero altre di legno e cartapesta, donate da un benefattore. Solo intorno gli anni '40 del Novecento si afferma la costruzione dei Misteri, che accanto a quelli alcuni 'fissi', utilizzati ogni anno e provenienti dalle diverse chiese dell'isola, vedono i 'variabili' o 'mobili', preparati ogni anno e portati da giovani vestiti come confratelli dei Turchini.
Alcuni, i più rappresentativi, sono conservati in un piccolo museo isolano dedicato. Della loro fabbricazione, con tecniche e materiali molto diversi, sono protagoniste assolute tre associazioni (I ragazzi dei Misteri, L'isola dei Misteri e Venerdì santo) insieme alle scuole. Un lavoro che parte da lontano, dalla progettazione, intorno a ottobre, fino alla materiale creazione del Mistero che inizia intorno a gennaio. “Il Venerdì santo è un giorno per i procidani senza mai fine, dura tutto l'anno", spiega all'AGI Nico Granito, insegnate d'arte.
Anche il percorso che compiono è lo stesso tutti gli anni, lungo tutto il centro storico dell'isola, sebbene qualche volta si siano tentati in via sperimentale altri itinerari. Quest'anno, anche in ragione dei tempi stretti imposti dalla tarda decisione che era possibile tornare in presenza nei riti pasquali, si sono utilizzati anche materiali di riuso per costruire i Misteri; nel futuro, si avrà un occhio di riguardo nei confronti delle tematiche ambientali, con un maggiore riciclo.
I carri allegorici sono generalmente costituiti da una o più tavole di legno (dette basi) lunghe fino a 8 metri e larghe circa 2, sulle quali vengono allestite delle rappresentazioni scultoree con cartapesta, legno, plastica, polistirolo, e stoffa, con stili architettonici diversi e persino colonnati alti 4 metri. Durante la fase di realizzazione, i Misteri vengono tenuti nascosti, in modo che possano essere visti per la prima volta solo durante la processione del Venerdì santo, e spesso subito dopo, nella giornata stessa, vengono immediatamente smontati. Questa volta, invece, fino al primo maggio, dopo la processione saranno esposti al pubblico nelle aree esterne della Cittadella dei Misteri, nel borgo di Terra Murata, nell'ambito delle iniziative previste per Procida 2022.
Nei giorni delle celebrazioni, inoltre, prende anche il via il laboratorio Ritual Project. La notte del Giovedì santo e la mattina del Venerdì una squadra di tecnici si immergerà nelle suggestive atmosfere isolane per la creazione di un archivio digitale sonoro sulle ritualità della Settimana Santa procidana, 'catturando' il suono della tromba, i canti del Cristo a Terra Murata, i tamburi e le catene, la marcia funebre dell'Addolorata. Il lavoro svolto da fonici professionisti sarà il punto di partenza per una ricerca e rielaborazione fatta dai musicisti Pier Paolo Polcari (Almamegretta) e ubikdaniele.
“L'obiettivo è quello di proteggere il passato, preservare le identità, far dialogare tra loro le generazioni e, soprattutto, promuovere in chiave contemporanea l'immenso patrimonio culturale immateriale dell'isola di Procida”, dice il direttore di Procida 2022, Agostino Riitano.
“In un momento di così forte visibilità per la nostra isola – sottolinea all'AGI il sindaco, Dino Ambrosino – mostriamo con orgoglio uno dei riti identitari cui la nostra comunità estesa è più legata. Intorno alla Processione del Cristo Morto e dei Misteri si ritrovano generazioni di isolani, tramandandosi l'arte della costruzione dei manufatti e una forte devozione religiosa. Un rito che racconta l'isola e la sua gente. L'idea poi di catturare i suoni, restituendoli a un archivio digitale apre una nuova pagina, altrettanto affascinante. Quest'anno, inoltre, la Processione sarà ancor più inclusiva, in linea con uno degli assi del dossier di Procida 2022: sarà infatti raccontata in diretta ai non vedenti e agli ipovedenti, grazie a all'iniziativa di una televisione locale”.
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