AGI – Biden parla di “genocidio” in Ucraina e la stampa americana si sintonizza sulla stessa lunghezza d'onda con aperture sulle atrocità commesse dai russi e sulla ricerca di prove di crimini di guerra.
Allargando lo sguardo alle prime pagine europee, vengono valorizzate nei titoli la decisione di Finlandia e Svezia di accelerare l'adesione alla Nato, e le forniture di armi americane per 800 milioni di dollari a Kiev annunciata da Biden. Ma anche le presidenziali in Francia, e non solo sui giornali francesi.
La “crescente attenzione sulle atrocità in Ucraina” è il tema di apertura del Washington Post, che sottolinea però i distinguo tra i leader: “L'affermazione del presidente Biden secondo cui la Russia sta commettendo un ‘genocidio' in Ucraina è stata accolto con un misto di sostegno, disagio e opposizione”, con “il presidente francese Emmanuel Macron che ha messo in guardia contro una ‘escalation della retorica', il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha salutato le ‘vere parole di un vero leader' e un portavoce del Cremlino che ha definito i commenti ‘inaccettabili'”.
Secondo il Post, “la retorica del duello rivela le difficoltà di rispondere a un conflitto sempre più caratterizzato da immagini orribili di massacri di massa, senza né chiudere potenziali percorsi verso una soluzione diplomatica né perdere la sintonia con gli alleati chiave”. Retorica cui fa ricorso anche Mosca, e la sua – dice il titolo del servizio – è “una retorica minacciosa, che guadagna terreno in Russia mentre le truppe affondano in Ucraina”.
Tv e radio russi definiscono la resistenza ucraina “una pazzia collettiva”, e insistono a bollare di “nazismo” l'Ucraina spiegando che l'aggettivo si riferisce è alla “sua natura bestiale, il suo odio bestiale e la sua volontà bestiale di strappare gli occhi ai bambini sulla base della nazionalità”.
Intanto, “un pubblico ministero della Corte penale internazionale ha visitato mercoledì il devastato sobborgo di Bucha a Kiev mentre due organizzazioni internazionali hanno pubblicato rapporti che mostrano l'entità della devastazione che l'invasione, che sta entrando nella sua ottava settimana, ha provocato in tutta l'Ucraina”.
“Aumenta la caccia alle prove di crimini di guerra”, titola il New York Times. “Gli investigatori di quasi una dozzina di Paesi hanno setacciato città bombardate e scavato fosse in Ucraina alla ricerca di prove di crimini di guerra, e un'indagine ad ampio raggio da parte di un'organizzazione di sicurezza internazionale ha dettagliato quelli che a suo avviso sono ‘chiari modelli' di violazioni dei diritti umani da parte delle forze russe”, scrive il Nyt, e spiega: “Le denunce di crimini di guerra sono particolarmente difficili da indagare e ancora più difficili da perseguire. È raro che i leader nazionali vengano accusati, e ancora più raro che finiscano sul banco degli imputati. Ma la guerra in Ucraina potrebbe rivelarsi diversa, dicono alcuni esperti”.
In rilievo anche l'imminente adesione alla Nato di Finlandia e Svezia, che il quotidiano racconta come un autogol di Putin, perché il presidente russo aveva ripetutamente avvertito di "ritorsioni" nel caso di loro ingresso nel Patto atlantico, “ma se la sua invasione dell'Ucraina è riuscita in qualcosa finora, è stato quello di portare i Paesi nordici militarmente non allineati nelle braccia della Nato, poiché le minacce e l'aggressione russe accrescono i problemi di sicurezza e li costringono a scegliere da che parte stare”.
L'apertura del giornale newyorkese è però per l'arresto dell'autore dell'attacco nella metropolitana a Brooklyn, accusato di terrorismo.
L'Ucraina domina la prima pagina del Wall Street Journal, con tre titoli: apertura sul rafforzamento degli aiuti militari americani a Kiev, in taglio centrale il calo della produzione di petrolio in Russia dovuto alla minore domanda, tanto interna quanto estera, e più in basso un servizio sull'addestramento dell'esercito ucraino che è stato per anni organizzato dalla Nato e i cui risultati si vedono sul campo. Sul fronte militare, riferisce il Wsj, Biden non solo ha annunciato forniture all'Ucraina di armamenti anche pesanti, inclusi artiglieria, mezzi corazzati ed elicotteri, per un valore di 800 milioni di dollari, ma anche deciso di “espandere in modo significativo l'intelligence che sta fornendo alle forze ucraine in modo che possano prendere di mira le unità militari di Mosca nel Donbas e in Crimea”.
Frattanto, rallenta la produzione di petrolio russo con “un colpo al maggiore motore della crescita economica di Mosca”. Un effetto delle sanzioni occidentali, la cui consistenza “dipenderà anche dalla capacità della Russia di trovare compratori alternativi in Asia”, dove per ora non vi sono comunque segnali di un incremento di acquisti da parte della Cina, rileva il Wsj.
E le scorte di greggio invenduto cominciano ad accumularsi, “al punto che si sta esaurendo lo spazio nei serbatoi”. Infine, un focus sull'assistenza fornita dalla Nato nella formazione delle forze armate ucraine, che oggi “stanno sicuramente usando le procedure che hanno appreso” per contrastare vittoriosamente gli invasori russi. Il Wsj rileva che, addestrando le truppe di Kiev, la Nato ha anche avuto accesso “a una preziosa fonte di informazioni per gli Stati Uniti e i suoi alleati”.
“La minaccia russa avvicina Finlandia e Svezia all'ingresso nella Nato”, titola il Financial Times in apertura, e sottolinea che vi sono “rischi di irritare di Mosca”. Più avanti è la Finlandia, che “deciderà entro alcune settimane”, ma anche la Svezia si muove nella stessa direzione, scrive il quotidiano che pubblica una fotografia delle premier dei due Paesi, Marin e Andersson, decise ad abbandonare una neutralità che durava dal 1949.
“La decisione dei due Paesi nordici di entrare nell'alleanza guidata dagli Usa costituirebbe un riassetto dell'architettura di sicurezza in Europa e un'estensione dei confini della Nato con la Russia, il che potrebbe anche surriscaldare le tensioni con Mosca, che ha già avvertito che sarà costretta a ‘riequilibrare la situazione', se Finlandia e Svezia dovessero aderire” al Patto atlantico. La Finlandia, riporta Ft, ha già preso in considerazione la possibilità che la Russia potrebbe modificare le proprie posizioni militari lungo la frontiera, ma il ministro degli Esteri Haavisto ha tagliato corto: “Abbiamo la nostra sovranità, e va rispettata”.
THE TIMES
La Gran Bretagna ha raggiunto un accordo con il Ruanda, che riceverà 120 milioni di sterline in cambio dell'accoglienza dei migranti che attraversano la Manica per entrare illegalmente nel Regno Unito. Lo anticipa il Times, che ha appreso del piano predisposto dalla ministra dell'Interno, Priti Patel, pronta ad annunciarlo ufficialmente oggi nella capitale ruandese Kigali. La notizia è l'apertura del quotidiano.
Secondo l'intesa, saranno deportati in Ruanda tutti i migranti di sesso maschile sbarcati sulle coste britanniche, in attesa che le autorità di Londra valutino se hanno o meno diritto di ingresso nel Paese. Verranno trasportati in Africa con voli speciali che, osserva il Times, “saranno a spese dei contribuenti britannici e il loro costo probabilmente sarà di migliaia di sterline a persona”. Di spalla, la decisione della Finlandia di aderire alla Nato “tra poche settimane”. La Svezia, non menzionata nel titolo, viene definita nell'articolo come intenzionata a seguire la stessa strada, ma al momento “più esitante”.
Preoccupato per i programmi annunciati da Marine Le Pen, Le Monde nel titolo di apertura definisce “una minaccia per lo Stato di diritto” la leader dell'estrema destra che sfida Macron nel ballottaggio per l'Eliseo. La sua “visione del potere” consiste, secondo il giornale, “nello sbarazzarsi del controllo di costituzionalità, del Parlamento e di una parte della stampa” per “un plebiscitarismo basato sui referendum popolari, anche per modificare la Costituzione introducendovi la preferenza nazionale”, cioè “il principio della discriminazione tra francesi e stranieri”, che “sarebbe la fine dello jus soli” e “rovescerebbe i fondamenti dello Stato di diritto”. Si tratta, spiega Le Monde nell'editoriale “di un piano di insaccamento della Costituzione e per questo occorre denunciarlo e respingerlo risolutamente”.
Con la “preferenza nazionale”, avverte il giornale, “si tratta anche di abolire l'acquisizione della nazionalità per nascita in Francia (jus soli) – cosa che nemmeno Vichy ha osato – e di rendere facoltativa l'applicazione delle regole europee e quindi di avviare un processo non scontato di rottura con l'Unione Europea”.
La nuova Costituzione voluta dalla candidata del Rassemblement National, secondo il giornale “violerebbe sia la Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789 (principio di uguaglianza davanti alla legge), sia il preambolo della Costituzione del 1946 (divieto di discriminazione nelle origini) sia l'attuale Legge suprema adottata nel 1958, che riprende i due testi precedenti”.
A centro pagina l'Ucraina, con un servizio sulla guardia nazionale russa, la ‘Rosgvardia' creata nel 2016 e che “risponde soltanto al capo del Cremlino”, utilizzata adesso da Putin come forza di occupazione nelle città ucraine controllate dalle sue truppe.
Prima pagina di Le Figaro centrata anche oggi sulle presidenziali in Francia, con lo sguardo puntato non sulla sfida tra Macron e Le Pen, impegnati in una intensa campagna in vista del ballottaggio, ma piuttosto sui grandi sconfitti del primo turno: “Socialisti e repubblicani, due partiti in pericolo” dice il titolo. Il Partito socialista “figlio di Mitterrand” e Les Republicains “eredi della famiglia gollista-chiracchiana” sono “i fratelli-nemici che avevano mostrato entrambi veri segni di esaurimento.
A forza di rinunce e smentite, lotte intestine e assenza di capi indiscutibili, distacco dalla realtà e tattiche inadatte, era prevedibile la loro rispettiva agonia”, scrive il quotidiano nel suo editoriale, in cui evidenzia che lo sbriciolamento di queste due forze politiche finora perno del sistema “lascia Macron da solo” davanti “a collere che hanno radici differenti, ma che potrebbero unirsi per farsi sentire”.
Le presidenziali francesi si incrociano con l'Ucraina nel titolo principale sulla prima pagina di El Pais: “Le Pen propone un patto di sicurezza con la Russia dopo la guerra”. Il giornale esprime senza mezzi termini la sua preoccupazione perché “la candidata di estrema destra in Francia sostiene un cambiamento radicale che porrebbe fine alla cooperazione militare con Berlino e sostituirebbe l'Ue con un'alleanza di nazioni”. Dunque, avverte El Pais, “l'Europa subirà uno shock se Marine Le Pen vincerà le elezioni presidenziali francesi il 24 aprile contro l'attuale presidente, Emmanuel Macron.
Nel bel mezzo della guerra in Ucraina, il cuore dell'Europa verrebbe conquistato da un personaggio politico che da anni dichiara la sua ammirazione per il presidente della Russia, Vladimir Putin, e che oggi si candida per un partito indebitato con una banca russa”. In un riquadro del pezzo portante, trova spazio anche l'avvicinamento di Finlandia e Svezia all'ingresso nella Nato.
Orizzonte geopolitico allargato dall'Ucraina all'Africa nell'apertura della Frankfurter Allgemeine Zeitung che è sulla visita della ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock in Mali, dove la Germania impegna sue truppe in due missioni: circa 300 militari in un'operazione di addestramento sotto l'egida dell'Ue e altri 1.100 nella forza Minusma dell'Onu. Baerbock, scrive la Faz, vuole continuare solo quest'ultima, che “ha ancora un senso”, mentre vuole chiudere l'altra “a causa della cooperazione maliano-russa”, il Bundestag potrebbe dar corso alla proposta della ministra entro fine maggio. Resta comunque in rilievo “l'indignazione per il comportamento di Kiev nei confronti di Steinmaier”, il presidente tedesco la cui visita è stata rifiutata dall'Ucraina che lo considera troppo vicino a Putin. Il cancelliere Olaf Scholz ha definito il rifiuto “piuttosto irritante" ma “altri politici dell'Spd hanno espresso critiche più chiare”, rileva il giornale.
A questo “affronto”, la Faz dedica il suo editoriale per sottolineare che “anche se la Germania ha fatto patti con il diavolo in passato, il nemico dell'Ucraina non ha sede a Berlino”. Scrive il quotidiano: “Steinmeier è indesiderabile? Zelensky accoglie i presidenti della Polonia e delle repubbliche baltiche, ma non il capo di Stato della Germania? Sembrava così incredibile che alcuni hanno preso per false le notizie quando sono arrivate a Berlino. Certamente con grande gioia di Mosca, Kiev ha snobbato il presidente federale in un modo che non era mai successo a lui o ai suoi predecessori. Il presidente ucraino non avrebbe potuto usare un calibro più pesante, almeno non contro un Paese amico”, visto che “Zelensky è pronto a incontrare anche Putin”.
La Nato “è superata e non è più un organizzazione difensiva” secondo Jan Oberg, fondatore e direttore della Fondazione transnazionale per la ricerca sulla pace e sul futuro, con sede in Svezia, e del quale il China Daily ospita un lungo articolo. Il Patto atlantico aveva la sua “ragion d'essere” nella guerra fredda che è finita da 30 anni, ma nonostante ciò “ha scelto trionfalisticamente di espandersi: oggi conta 30 paesi membri, 10 dei quali sono ex membri del Patto di Varsavia. E ha infranto le promesse dell'Occidente di non espandersi fatte all'ex leader sovietico Mikhail Gorbaciov. Questo è, fondamentalmente, ciò che riguarda il conflitto Nato-Russia, che tragicamente si sta svolgendo in Ucraina”, scrive Oberg, convinto che “vivremmo in un mondo pacifico se non fosse per la Nato. Nessun'altra organizzazione ha innescato ed è stata coinvolta in così tante guerre per così tanto tempo, ha ucciso così tante persone e distrutto così tanto”.
Mentre esibisce equidistanza constatando “Russia e Ucraina forniscono versioni diverse sull'andamento dei combattimenti a Mariupol”, il People's Daily, edizione in inglese dell'organo del Partito comunista cinese, dedica un editoriale a ribaltare le accuse contro la Russia per l'uso di armi chimiche in Ucraina, rovesciandole sugli Usa.
È un tema sul quale il giornale è tornato ripetutamente, e che oggi ripete senza variazioni: “I laboratori biologici finanziati dagli Stati Uniti in Ucraina stanno ricevendo un'enorme attenzione dalla società internazionale, ma le attività biologiche e militari degli americani in Ucraina sono solo la punta dell'iceberg”, sostiene il quotidiano, secondo cui “utilizzando pretesti come cooperare per ridurre i rischi per la sicurezza biologica e rafforzare la salute pubblica globale, gli Stati Uniti hanno 336 laboratori biologici in 30 Paesi sotto il loro controllo in Africa, Europa orientale, Sud-est asiatico e Medio Oriente”, e “sono colpevoli della diffusione della peste, dell'odio e delle guerre”.
In risalto anche la risposta del ministero degli Esteri cinese al rapporto sui diritti umani nel mondo presentato ieri dal segretario di Stato americano Antony Blinken, che ha chiamato in causa la Cina. Per Pechino, le sue osservazioni “travisano i fatti, confondono il torto e la ragione e sono pieni di bugie politiche e pregiudizi ideologici. La Cina lo deplora e si oppone fermamente".
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