ROMA – È stato il giorno delle difese, al processo sulle plusvalenze. Per prima è toccato a quella della Juventus. Per le 35 operazioni contestate ai bianconeri hanno parlato sei persone: l’ex ds Fabio Paratici e il direttore Federico Cherubini, che nelle memorie avevano già inserito una spiegazione delle valutazioni fatte per tutti i calciatori scambiati. Ma anche i legali (Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio e Nicola Apa) e soprattutto un consulente di parte, il professor Lorenzo Pozza, docente di principi contabili internazionali alla Bocconi.
di
Matteo Pinci
L’ex ds Paratici, per cui la Procura ha chiesto 16 mesi e 10 giorni di inibizione, si è collegato da Milano per difendere “la propria professionalità”. Mentre Cherubini (chiesti 6 mesi e 20 giorni) ha ricordato come la mole di operazioni sia dovuta anche al fatto che la Juve, a differenza di altri club, ha una seconda squadra che produce giocatori. Ma il primo a prendere la parola è stato il professor Pozza, contestando tutti i parametri usati dalla Procura federale per rimodulare le valutazioni dei calciatori e determinare come “gonfiate” le plusvalenze. Sia i 5 parametri del “modello” per valutare i calciatori, che con la loro ottica retrospettiva (carriera, presenze, contratti precedenti, categorie…) non sono affidabili per i giovani, che vanno valutati invece in prospettiva. Sia il sistema del sito Transfermarkt che, come ha ricordato Pozza, conferma sul portale stesso di non essere un algoritmo, di avere valutazioni fondate sulle discussioni in un forum interno e di non essere affidabile sui giovani per un deficit di conoscenza. Pozza ha citato sistemi di valutazione più affidabili, come quello del Cies. E poi ha attaccato il terzo metodo, il paragone tra transazioni: troppo poche 9 operazioni del passato per raffrontarle con le 35 operazioni contestate.
di
Matteo Pinci
Punto di vista non lontano da quello dell’avvocato Bellacosa. Che ha citato il fondatore di Transfermarkt, Matthias Seidel, chiedendosi se sarebbe terrorizzato o divertito dal sapere che un sito di valutazioni fondate sulle discussioni di un forum sia diventato la pietra miliare di un processo sportivo. E ha applicato il metodo della procura a due calciatori estranei all’inchiesta: Amad Diallo, venduto dall’Atalanta allo United per 21 milioni, e Mehdi Leris, dal Chievo alla Samp per 2,5. Eppure, al momento della cessione, secondo i parametri del modello di valutazione della procura, i due dovevano avere la stessa valutazione: la prova di come per i giovani valga un parametro non preso in considerazione dalla Procura: la "prospettiva". In chiusura, Bellacosa ha piazzato anche il riferimento al vizio di forma in cui sarebbe occorsa la Procura. Che, secondo il legale, sull’argomento – una lettera che il procuratore Chinè si rifiuta di mettere agli atti – avrebbe avuto un atteggiamento “ondivago”. In chiusura, l'avvocato Sangiorgio ha ricordato come non esista un precedente per le valutazioni dei calciatori: nemmeno nell'unico processo sulle plusvalebze arrivato a sentenza, quelle di Chievo-Cesena, la procura riuscì a stabilire un modello di valutazione per i calciatori.
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