“È qui che inizia la magia del vino”, indica la didascalia accanto al disegno di una botte. È a pagina 11 del libro “Io valgo! Imparo a raccontare il vino”, un testo didattico pensato per ragazzi e ragazze con disabilità cognitive che si vogliono cimentare nel percorso per diventare sommelier. Anzi, per la precisione, “sommelier astemi”, spiega Raffaele Massa, delegato di Bari per AIS – Associazione Italiana Sommelier, il principale promotore di questa iniziativa, “perché i ragazzi non possono assaggiare bevande alcoliche e quindi puntiamo solo su vista e olfatto”.
di
Lara De Luna
Una sfida impossibile? “Lasciamo la terza fase del gusto alla discrezione del cliente, con il primo assaggio. Ma siamo convinti che un vino parli di sé già da come scende nel calice, dal colore, dalla luminosità. E poi dai sentori, ovviamente. Il libro illustrato segue il percorso canonico della didattica Ais, dalla viticoltura agli abbinamenti col cibo, soltanto in modo semplificato e illustrato”. Non è un caso che Raffaele Massa sia padre di uno dei ragazzi che per primo ha iniziato a seguire uno dei corsi già qualche anno fa, prima dell’ideazione del libro. Proprio come Nico Acampora, fondatore dell’ormai celebre ristorante PizzAut di Cassina de' Pecchi, nel milanese, e papà di un ragazzo autistico (sono arrivati a far assaggiare la pizza in Vaticano anche a Papa Francesco). “Hanno vent’anni, sono pieni di energia, vogliono dimostrare di saper fare”, fa eco Antonella Torinesse, mamma di Annapaola, 25 anni, altra sommelier astemia discepola del signor Massa: “È molto gelosa del suo grembiule nero. Al supermercato vuole sempre vedere le etichette e, quando abbiamo ospiti a casa, aprire e servire il vino è il suo momento di orgoglio”.
“Ci sono nozioni semplici ma fondamentali per conoscere il vino. È una didattica che abbiamo elaborato negli ultimi anni e che ora culmina nel libro illustrato. Anche gli altri docenti di Ais si sono dimostrati entusiasti del progetto e, nel corso che inizierà a maggio a Rutigliano con 15 studenti, ci faremo assistere anche da una psicologa e pedagogista”, continua Massa. Quattordici lezioni con visita in cantina, ma il vero obiettivo di “Sommelier Astemio” sarebbe “fondare una scuola di formazione con annessa enoteca e cucina, dove poter fare un tirocinio ai tavoli con dei sommelier tutor. La vera finalità a cui si ambisce è inserire i sommelier astemi nel mondo del lavoro”. Gli studenti e studentesse hanno lievi disabilità intellettive o disturbi meno gravi dello spettro autistico e “sono assolutamente in grado di arrivare a lavorare in sala, ovviamente con la sensibilizzazione dei clienti”, spiega ancora Massa, che sta cercando anche collaborazioni con delegazioni Ais di altre regioni e scuole alberghiere interessate al progetto.
Interessante per chiunque anche il capitolo sulla birra, ormai bevanda di pari dignità al vino in quanto a varietà, sugli spumanti, sull’esatta coreografia di apertura di una bottiglia (decantazione inclusa). Conclude Massa: “Negli anni sono rimasto sorpreso dall’affidabilità di questi ragazzi e anche dalla loro caparbietà, inclusa quella di mio figlio. Durante una dimostrazione mi hanno fatto notare un piccolo errore nell’apertura che nemmeno io avevo notato! Magari sono in grado di memorizzare solo dieci cose, ma hanno una memoria visiva immediata e molto precisa”. In attesa quindi di farci servire un calice di Negroamaro o Primitivo da questi sommelier davvero speciali.
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