AGI – Vivere cinque, dieci o ottanta anni dipende dal numero di mutazioni genetiche che si verificano nelle cellule. A rivoluzionare la vecchia teoria per cui sarebbero le 'dimensioni' ad essere associate alla longevità, sono i ricercatori del Wellcome Sanger Institute di Cambridge in uno studio appena pubblicato su Nature. Secondo gli studiosi, la durata della vita è inversamente proporzionale al tasso di mutazione somatica delle cellule dell'organismo, sia di un essere umano o di animale. Fino ad oggi, gli scienziati erano convinti che fossero le 'dimensioni' la chiave della longevità, con animali più piccoli che bruciando energia più rapidamente, richiedono un ricambio cellulare più rapido, provando un declino più rapido. Questo spiega perchè gli elefanti sono notoriamente longevi, mentre le farfalle muoiono dopo 24 ore.
Ma questa teoria aveva delle questioni irrisolte che lo studio di Cambridge aiuta a spiegare. Ad esempio, spiega come la talpa nuda lunga quasi 20 cm può vivere per 25 anni, più o meno come una giraffa molto più grande, che in genere vive per 24. Quando gli scienziati hanno controllato i loro tassi di mutazione, erano sorprendentemente simili. Le talpe nude subiscono 93 mutazioni all'anno e le giraffe 99.
I ricercatori hanno scoperto che gli esseri umani e gli animali muoiono dopo aver accumulato un numero simile di mutazioni genetiche, suggerendo che la velocità degli errori del Dna è fondamentale nel determinare la durata della vita di una specie. I cambiamenti genetici, noti come mutazioni somatiche, si verificano in tutte le cellule e sono in gran parte innocui, ma alcuni possono avviare una cellula sulla via del cancro o compromettere il normale funzionamento.
Ci sono enormi variazioni nella durata della vita dei mammiferi nel regno animale, dai ratti dell'Asia meridionale, che vivono solo sei mesi, alle balene, che possono sopravvivere per 200 anni. Al contrario, i topi subiscono 796 mutazioni all'anno e vivono solo 3,7 anni. La durata media della vita umana nello studio era di 83,6 anni, ma il tasso di mutazione era di gran lunga inferiore a circa 47.
Il team ha analizzato gli errori genetici nelle cellule staminali dell'intestino di 16 specie di mammiferi e ha scoperto che più lunga è la durata della vita di una specie, più lenta è la velocità con cui si verificano le mutazioni. Il numero medio di mutazioni alla fine della durata della vita tra le specie era di circa 3200, suggerendo che esiste una massa critica di errori dopo la quale un corpo non è in grado di funzionare correttamente.
Sebbene la cifra differisse di circa tre volte tra le specie, la variazione era molto inferiore alla variazione delle dimensioni corporee, che variava fino a 40.000 volte. Questo studio, sostengono i ricercatori, apre le porte alla comprensione del processo di invecchiamento e al concetto di inevitabilità della morte.
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