ROMA – Wizz Air, la compagnia aerea ungherese che vanta un forte radicamento anche in Italia, "non aumenterà i prezzi dei biglietti in estate nè a settembre". Nonostante la guerra, malgrado l'impennata del prezzo del carburante. Robert Carey, presidente del vettore, inglese con studi ad Harvard, prende questo impegno dal bell'albergo di Via Veneto a Roma che lo ospita.
Presidente Carey, è davvero sicuro che la situazione internazionale e l'aumento vertiginoso dei costi non richiedano dei ritocchi nelle tariffe per volare?
"Il quadro è esattamente quello che lei descrive. Il costo del carburante cresce. La guerra è in corso. E il Covid continua ad avere un qualche impatto sul trasporto aereo. Ma noi siamo una compagnia low cost e ci siamo impegnati a trasportare le persone a tariffe molto contenute. Non ci saranno aumenti o sorprese. D'altra parte, il carburante costa di più per noi e per qualsiasi altro vettore".
La gente – le chiedo – sta tornando a volare? Perché senza domanda di biglietti…
"Inizialmente, quando è scoppiata la guerra in Ucraina, abbiamo registrato un calo delle prenotazioni per una settimana circa, nell'ordine del 20%. Ma poi i mercati hanno iniziato a riprendersi e lo shock iniziale è stato assorbito. Ora le prenotazioni tornano a tutte le latitudini, a Est e a Ovest. Le persone, sa, sono stanche di restare ferme. Non vedono i loro familiari da due anni a causa del Covid e non vanno in vacanza da tempo. Ora vogliono viaggiare. E non saremo certo noi a scoraggiarli con un aumento delle tariffe".
La guerra in Ucraina ha prodotto quali effetti sulla vostra compagnia?
"Noi avevamo quattro aerei basati in aeroporti di quel Paese e in estate avremmo portato a undici i velivoli. A malincuore, siamo stati costretti a trasferire i nostri aeromobili in altre Nazioni. Non è stato faticoso, avendo Wizz Air ben 41 basi operative in Europa. Abbiamo corretto la nostra strategia, dunque, ma la rotta del vettore è invariata".
Il fondo d'investimento Indigo è il maggiore azionista di Wizz Air. E' lo stesso fondo che ha manifestato interesse all'acquisto di Ita Airways. Può darci qualche notizia al riguardo?
"Loro agiscono come azionisti e hanno un ruolo di supervisione in Wizz Air, ma non esercitano una gestione diretta nella compagnia. E noi non siamo direttamente coinvolti nelle loro iniziative industriali o finanziarie. Lavoriamo insieme ad altre compagnie aeree del gruppo Indigo per realizzare acquisti congiunti e risparmiare risorse. Ma – ripeto – non abbiamo voce in capitolo sulle loro strategie".
di
Aldo Fontanarosa
Siete preoccupati per l'eventuale acquisto di Ita Airways da parte di Lufthansa o Air France?
"In questi anni abbiamo seguito le vicende di Alitalia e sono state abbastanza un romanzo. Noi, come Wizz Air, non guardiamo alle mosse di Lufthansa o Air France. Non guardiamo a Ita Airways. Noi guardiamo agli italiani che vogliono tornare a salire sugli aerei. Ed è lì che ci stiamo concentrando, convinti che continueremo a crescere".
Il presidente del Consiglio Mario Draghi lavora a Palazzo Chigi, a poche centinaia di metri dal suo albergo. Se lo avesse di fronte, che cosa gli chiederebbe?
"Gli chiederei un allentamento delle misure anti-Covid. Osserviamo, per fortuna, che l'allentamento delle restrizioni non ha più un impatto sul tasso di mortalità da coronavirus. Quindi è ragionevole restituire una libertà più piena alle persone. E le nuove regole dovrebbero essere eque e facili da comunicare".
Perché questa richiesta?
"Perché c'è ancora una domanda repressa, di gente che è tentata di tornare in aereo, ma ha paura. Se recuperiamo questa domanda, ne trarranno beneficio le compagnie aeree ma anche l'economia italiana. La seconda richiesta al presidente Draghi riguarda gli aeroporti del Paese".
Sono indietro sul piano dei servizi e delle infrastrutture?
"Si possono fare dei progressi in alcuni scali e nelle infrastrutture di collegamento. Noi stimiamo di raddoppiare la nostra capacità di trasporto dei passeggeri nei prossimi tre anni e vogliamo essere certi che gli aeroporti siano pronti ad accoglierci".
Infine le tasse…
"Sì. Abbiamo massimo rispetto per le tasse comunali e locali che dobbiamo pagare. Ma ci vorranno dai due ai tre anni perché i vettori aerei tornino ai livelli precedenti alla pandemia. Una pressione fiscale minore aiuterebbe ad accelerare lungo la strada del recupero. Sarebbe un vantaggio per noi imprese, certo, ma anche per le municipalità e per lo Stato italiano, anche in termini di nuovi posti di lavoro creati".
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