Tutti al Senato per celebrare il «bel memoriale» (copyright del meloniano Federico Mollicone) di Gianadelio Maletti, generale e agente segreto scomparso un anno fa latitante in Sudafrica alle soglie dei 100 anni, capo del reparto di controspionaggio del SID negli anni ‘70 e coinvolto in una delle pagine più sanguinose della storia italiana. Con una condanna definitiva a 18 mesi per favoreggiamento nel processo sulla strage di piazza Fontana, «abbonati con la condizionale», precisa a margine del simposio la curatrice del memoir, Concetta Argiolas, «più altri 6 anni, sempre in via definitiva, il vero motivo della latitanza, per la mancata conservazione di documentazione segreta del dossier M.Fo.Biali all’interno del processo Mino Pecorelli».
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In due ore filate di convegno — ospitato ieri pomeriggio nella Sala Capitolare del Senato — delle vicende processuali si parla pochissimo. Come si sorvola sul ritrovamento del nome di Maletti negli elenchi della P2, affiliazione che l’ex generale rinnegò sempre. Premette proprio Mollicone, deputato di FdI in Commissione Cultura: «Serve una sospensione del giudizio, quando parlano i protagonisti». E quindi sì, ci saranno state «luci e ombre» su Maletti, che nel 1980 ripiegò a Johannesburg per sfuggire alle condanne italiane, «ma è stato prima di tutto un militare», un «uomo dello Stato che ha attraversato tempeste giudiziarie, ma ha sempre osservato l’appartenenza alla divisa».
Ci pensa poi la curatrice Argiolas a ricordare il «passato luminoso» del Maletti soldato, «le esercitazioni da manuale», la «decorazione del maresciallo Tito», insomma, riassume, si tratta di «300 pagine impregnate di senso del dovere e attitudine al comando», fino al «congedo finale, sobrio ma toccante» del Maletti uomo, certo di avere detto «tutta la verità». Anche se proprio i suoi silenzi, le sue non-risposte — «Ricordo solo quando mi fa comodo», confessò nel libro intervista “Piazza Fondana, Noi sapevamo” del 2010) hanno impedito di gettare almeno un po’ di luce in fondo al pozzo nero dell’Italia degli anni ‘70.
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Flavia Piccoli Nardelli, deputata Pd, si sofferma «sul rapporto con il padre e la moglie» di Maletti, richiama «l’orgoglio di un bravo militare». L’unico a esaminare a lungo il suo passato nel Sid è il giornalista Francesco Grignetti. Il seminario si conclude con l’intervento dello storico Giuseppe Parlato, che rimarca «l’obbedienza allo Stato» di Maletti. Anche se, concede, se si fosse prestato fino in fondo a quest’obbedienza, alla fine «sarebbe andato in galera».
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