AGI – È il bellicoso discorso di Putin ieri con a fianco il vassallo bielorusso Lukashenko nello scenario grandioso del centro spaziale russo di Vostochny il filo conduttore delle prime pagine internazionali: su tutte la notizia è presente, con diversi dosaggi di evidenza perché viene dato spazio anche ad altri fatti di più immediato impatto interno.
Così sulla stampa americana l'attacco nella metropolitana di New York e il balzo dell'inflazione negli Usa, su quella francese la campagna elettorale di Macron e Le Pen in vista del ballottaggio del 24 aprile, su quella tedesca il no dell'Ucraina alla visita del presidente Steinmeier ritenuto troppo amico di Putin, su quella britannica la multa a Boris Johnson per le feste a Downing Street durante il lockdown.
Tre notizie nella fascia alta della prima pagina del Washington Post, che riesce così a mettere in rilievo il record dell'inflazione degli Usa nel colonnino di apertura, la sparatoria in metropolitana “che scatena il panico a Brooklyn” con una grande fotografia, e il discorso sulla continuazione della guerra di un “Putin provocatorio mentre cominciano le indagini” sul presunto uso di armi chimiche.
Il giornale sottolinea che “l'amministrazione Biden è pronta ad espandere notevolmente la portata delle armi che sta fornendo all'Ucraina” con un nuovo pacchetto di aiuti militari che “potrebbe valere 750 milioni di dollari”.
Il quotidiano cita “i piani preliminari che circolano tra funzionari governativi e legislatori a Washington” e in cui sono menzionate forniture di elicotteri Mi-17, cannoni, droni per la difesa costiera e tute protettive per salvaguardare il personale in caso di attacco con armi chimiche, biologiche o nucleari”.
Ma, riporta il Post, fonti della Difesa hanno smentito che saranno consegnati elicotteri a Kiev. Il quotidiano segnala, poi, che ieri Biden ha affermato che la guerra equivale a un "genocidio", perché Putin sta cercando di "cancellare l'idea di essere un ucraino". Finora, nota il Post, l'amministrazione aveva evitato di usare la parola genocidio.
Grande risalto sulla prima pagina del New York Times, inevitabilmente, all'attacco nella metropolitana a Brooklyn, con titolo sulla “città provata” dopo la sparatoria e sulla paura perché l'assalitore è in fuga e viene ancora ricercato dalla polizia. L'Ucraina è di spalla, con il discorso in cui Putin ha annunciato la volontà di proseguire nel conflitto fino al raggiungimento degli obiettivi.
Ma i toni bellicosi celano un'ammissione di difficoltà, secondo il Nyt, che osserva: “È stata la prima volta che lo stesso Putin ha effettivamente definito un obiettivo più limitato per la guerra, concentrandosi sul controllo del Donbass – e non di tutta l'Ucraina”, mentre “appena poco più di un mese fa aveva ha avvertito i leader ucraini resistendo all'invasione russa rischiavano la futura esistenza con Stato”.
Tuttavia, sottolinea il Nyt, “l'affermazione di Putin sugli obiettivi di guerra più limitati della Russia in Ucraina non deve essere necessariamente presa alla lettera, e potrebbe ancora celare l'obiettivo finale di prendere il controllo dell'ex repubblica sovietica. Per mesi prima dell'invasione del 24 febbraio, quando le forze russe si sono ammassate al confine con l'Ucraina, i responsabili russi hanno insistito sul fatto che non c'erano piani per invadere e che lo schieramento era semplicemente un'esercitazione militare”, ricorda il giornale.
L'attacco nella metropolitana di New York e la fiammata dell'inflazione negli Usa si dividono la fascia alta sulla prima pagina del Wall Street Journal. L'indice dei prezzi al consumo ha segnato in marzo un +8,5% con una forte accelerazione rispetto al +7,9% di febbraio, e toccando il picco massimo dal dicembre del 1981.
Ma “questa non è l'inflazione di Putin”, anche se “lo staff della Casa Bianca si è affrettato in forze lunedì mattina ad anticipare che i dati sarebbero stati brutti e a dare la colpa a Putin”, sottolinea il giornale, secondo cui “l'inflazione non ha aspettato di manifestarsi fino all'invasione dell'Ucraina, e ormai sarà difficile ridurla”.
La tendenza al rialzo dei prezzi, ricorda il Wsj, “è iniziata sul serio un anno fa all'inizio della presidenza Biden. Ha accelerato per la maggior parte degli ultimi 12 mesi. Ovvero, molto tempo prima che Putin decidesse di invadere”.
Il quotidiano spiega così in sintesi il meccanismo che ha innescato il rialzo dei prezzi: troppi soldi che inseguono troppi pochi beni, principalmente a causa della combinazione di ingenti spese federali e di facile politica monetaria
L'Ucraina è impaginata in basso, con due titoli: uno per un reportage sulle indagini avviate dalla magistratura ucraina per raccogliere prove sui crimini di guerra, l'altro per le dichiarazioni di Putin che vede i colloqui di pace a un punto morto e ribadisce che andrà avanti nell'offensiva.
Con le sue dichiarazioni di ieri, “Putin soffoca le speranze di pace”, dice il Financial Times nel titolo di apertura, corredato da un'eloquente fotografia del presidente russo circondato da bandiere e missili (in effetti, spaziali e non bellici) nel cosmodromo di Vostochny.
Il giornale sottolinea che Putin ha brandito le atrocità di Bucha, bollate come un falso, quale ragione del fallimento dei negoziati mediati dalla Turchia: “Abbiamo agito per creare le condizioni per il proseguimento dei colloqui, ma ci siamo trovati davanti alla provocazione di Bucha”.
A centro pagina, in risalto l'inflazione Usa “ai massimi da 40 anni mentre aumentano i prezzi dell'energia e degli alimentari”. Il tasso è dell'8,5%, un dato che “accresce la pressione sulla Fed perché agisca aggressivamente”. Spazio in prima pagina anche per la multa notificata a Boris Johnson per le feste a Downing Street in pieno lockdown.
Si riaccende il ‘partygate' con l'ammenda inflitta al premier Boris Johnson e al cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak, ministro delle Finanza con ambizioni da leader, e il Times apre su questo. “Johnson rifiuta di dimettersi dopo la multa per le feste durante il lockdown”, dice il titolo. Il giornale sottolinea che Johnson “è il primo premier britannico riconosciuto colpevole di aver violato la legge mentre era in carica” e che ciò non ostante è deciso a restare al suo posto. Non così deciso, invece, Sunak.
Il Times scrive di aver appreso che il ministro “era sul punto di dimettersi nelle ore successive alla notifica della multa”. Ma “dopo più di sette ore di pubblico silenzio, ha chiesto ‘scusa senza riserve' e ha detto che era ‘concentrato a mantenere gli impegni con il popolo britannico'", quindi a restare in carica.
Evidentemente, le sue dimissioni avrebbero indebolito Johnson lasciandolo solo davanti agli attacchi del leader laburista Keir Starmer, che insiste per le dimissioni di entrambi. Ucraina di spalla, con un titolo su Putin che “promette di prevalere numericamente sugli ucraini per 5 a 1”, un riferimento al massiccio rafforzamento delle truppe russe nell'Ucraina orientale in vista dell'offensiva contro il Donbass.
Centrata sulle presidenziali la prima pagina di Le Monde, con l'apertura su Macron che “tenta di attirare il voto di sinistra”. Il titolo si riferisce alla disponibilità espressa dal presidente a rivedere il progetto di riforma delle pensioni e in particolare l'innalzamento dell'età da 64 a 65 anni, senza nemmeno escludere la possibilità di un referendum sulla questione. Per ora, Macron ha incassato l'appoggio dell'ex presidente Sarkozy che ha fatto appello ai gollisti perché lo sostengano nel ballottaggio.
“Eletto spogliando la sinistra, Emmanuel Macron ha da tempo intuito che le sue possibilità di rielezione dipendono dalla sua capacità di sedurre la destra; ha quindi fatto di Sarkozy il suo miglior alleato per indebolire Les Républicains e ostacolarne la ricostruzione”, osserva il giornale, che in un retroscena espone le condizioni che Sarkozy avrebbe posto al presidente. Tra queste, la scelta del primo ministro. Dall'altro lato, Marine Le Pen “gioca più che mai la carta del potere d'acquisto, facendo passare in secondo piano i fondamentali dell'estrema destra”. Il politologo Florent Gougou, intervistato dal giornale, avverte che questa tattica potrebbe pescare anche nella grande massa dell'astensionismo e convogliare verso la Le Pen “voti finora inaccessibili”.
La campagna elettorale di Macron e Le Pen in vista del ballottaggio resta il tema principale sulla prima pagina di Le Figaro. Il titolo di apertura è per l'apertura del presidente a una rinuncia dell'innalzamento dell'età pensionabile da 64 a 65 anni “per sedurre la sinistra”. C'è da conquistarsi la consistente fetta di elettorato (22%) che ha votato per Melenchon, e Macron cerca di farlo su un tema molto sentito ma così, nota il giornale, si espone al sarcasmo degli avversari che irridono la “piroetta” del presidente, ideatore e sostenitore della riforma delle pensioni con lo scalino a 65 anni di cui adesso è pronto a fare a meno. Ironia sferzante anche nell'editoriale del quotidiano: “Indietro tutta? La campagna per il secondo turno delle presidenziali è appena partita, e Emmanuel Macron dà già l'impressione di fare un passo indietro sulle pensioni. Va a zigzag (…) il capo dello Stato si è detto pronto a discutere il ‘ritmo' e i ‘limiti' della riforma, non esclude un referendum (perso in anticipo) sulla questione, pur riaffermando che è imperativo perseguirlo. Dietro questo capovolgimento, il suo obiettivo è molto chiaro: attirare gli elettori di Jean-Luc Mélenchon che non vogliono affatto lavorare fino all'età di 65 anni, tanto più che il loro candidato aveva promesso loro la pensione a 60 anni!”
“Putin avverte che non si fermerà fino a che non controllerà il Donbass”: con questo titolo El Pais punta la sua apertura sulle dure dichiarazioni del presidente russo che ha rivendicato i suoi obiettivi “chiarissimi e nobili" e ha respinto le accuse di crimini di guerra definendo che il caso di Bucha è "una falsificazione, come quella delle armi chimiche in Siria". Il giornale rileva che presentare il Donbass come vero scopo dell'invasione è un ridimensionamento delle finalità dell'aggressione militare contro l'Ucraina. “L'alto comando russo ha ridotto i suoi obiettivi il 25 marzo. O almeno ufficialmente”, ricorda in proposito El Pais, “dopo un mese di combattimenti in stallo su tutti i fronti, compresa Mariupol”. Lo stesso Putin, sottolinea il giornale, ha cercato di schermirsi e non apparire rinunciatario: ha affermato che la sua campagna militare “è conforme al piano originario” dell'alto comando, nonostante ripiegamenti come quello da Kiev, per evitare più vittime. “Spesso sento dire se si potrebbe andare più veloce. Si potrebbe, ma dipende dall'intensità della lotta, e questa intensità è purtroppo legata alle sconfitte in un modo o nell'altro. Il nostro compito è raggiungere gli obiettivi prefissati riducendo al minimo le perdite allo stesso tempo”, ha aggiunto Putin.
Il no di Zelensky alla visita del presidente tedesco Steinmeier a Kiev è in apertura sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Il capo dello Stato avrebbe dovuto andare in Ucraina assieme ai presidenti della Polonia, che aveva lanciato la proposta, e di Estonia, Lituania e Lettonia. Ma Zelensky ha fatto sapere di non volerlo incontrare perché in passato, anche da ministro degli Esteri, è stato artefice di una politica di apertura verso Putin. Per questo Steinmeier aveva fatto autocritica nei giorni scorsi, ma non è bastato. Nel “prendere atto” del ‘respingimento' ucraino, il presidente tedesco – che ieri era in visita a Varsavia – ha tuttavia ribadito l'invito alla cautela su un embargo per il gas russo: gli stati dell'Ue non dovrebbero farsi del male più della Russia con le sanzioni, e “solidarietà significa anche portare dei pesi”, ha affermato Steinmeier. Linea condivisa dall'opinione pubblica tedesca, secondo un sondaggio commissionato dallo stesso giornale all'istituto demoscopico Allensbach e pubblicato con risalto in prima pagina: il 57% degli intervistati ritiene necessario continuare a comprare il gas da Mosca per garantire la sicurezza energetica ed evitare l'aumento dei prezzi, e solo il 30% è favorevole a un embargo totale sui combustibili. Nel sondaggio si chiedeva anche di valutare l'affermazione dell'ex presidente Joachim Gauck convinto che i tedeschi potrebbero "soffrire il freddo": il 59% ha detto di non condividerla e solo il 24% è d'accordo. Insomma: tra la pace e il condizionatore, sembra che i tedeschi scelgano il condizionatore.
L'attenzione della Nato verso l'Asia-Pacifico, dichiarata esplicitamente in chiave anticinese dal segretario generale Jens Stoltenberg e resa evidente dalla partecipazione, per la prima volta tutti insieme, di Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud al summit ministeriale dell'Alleanza la scorsa settimana, preoccupa Pechino. E il China Daily se ne fa portavoce con un lungo articolo in cui interpella diversi analisti, in prevalenza cinesi ma anche occidentali, per sostenere che “l'espansione verso oriente della Nato e le sue mosse per approfondire la cooperazione con i partner dell'Asia-Pacifico per costruire una nuova forma di alleanza militare mostrano una tendenza molto pericolosa per la pace nel mondo”. La tesi, peraltro ricorrente sulla stampa cinese, è che “con il pretesto della crisi ucraina, gli Stati Uniti hanno deliberatamente creato un cuneo tra Europa e Cina mentre cercano di trovare una scusa per alcune delle loro mosse nella regione Asia-Pacifico”, e per farlo hanno “distorto” la posizione di Pechino sulla guerra tra Russia e Ucraina, definendola “di sfida” mentre in realtà è “giusta e obiettiva e tesa a un concreto impegno per giungere a una cessazione delle ostilità prima possibile, evitare una crisi umanitaria e riportare la stabilità nella regione”.
Russia e Bielorussia rafforzano la loro integrazione a fronte delle sanzioni occidentali, registra il People's Daily, edizione in inglese dell'organo del Partito comunista cinese, che guarda più approfonditamente alle ricadute della guerra sugli equilibri nell'Asia-Pacifico, in vista del prossimo summit del Quad, il dialogo quadrilaterale per la sicurezza della regione, formato che comprende Usa, Giappone, Australia e India. Il vertice è in programma a fine maggio in Giappone ed è attesa la partecipazione di Biden. Il giornale prevede che non sarà un incontro disteso, perché “la riluttanza dell'India ad aderire alle sanzioni contro la Russia indebolisce il Quad”. Non casualmente, sottolinea il quotidiano, il presidente Usa ha detto che interverrà all'incontro in Giappone solo dopo un colloquio in videocollegamento con il premier indiano Narendra Modi. Quello che “sarà il primo viaggio di Biden fuori dall'Europa da quando è entrato in carica” scrive il People's Daily citando Lu Xiang, analista dell'Accademia cinese di studi sociali, avviene “sullo sfondo del cosiddetto ampio sostegno occidentale alle sanzioni guidate dagli Stati Uniti contro la Russia, che ha ricevuto una risposta fredda dai paesi in via di sviluppo in Asia, con l'India come un notevole rappresentante”. Perciò, “nel momento in cui alcuni Paesi europei sono sconvolti dal fatto che gli Stati Uniti creano problemi a loro spese, gli Stati Uniti sono ansiosi di dimostrare la propria leadership e capacità in altre regioni”. Tuttavia, Washington “non è riuscita a rendere la posizione del Quad sulla questione ucraina più vicina alla sua”, perché “gli interessi dell'India nella regione e la sua autonomia strategica sono ragioni per cui New Delhi non sarà una pedina degli Stati Uniti come spera Washington”. Pertanto, ritiene il giornale, il Quad “non può diventare una solida alleanza e difficilmente può produrre risultati sostanziali”.
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