AGI – La lotta alla plastica è 'made in cu..cina' se pellicola e sacchetti per la conservazione dei cibi sono fatti con un prodotto naturale e antibatterico come la cera delle api. Finora, in meno di tre anni, questa invenzione, arrivata in migliaia di case italiane, ha fatto risparmiare circa 5 mila chilometri di plastica. Il calcolo si fa presto: visto che ogni foglio di 'pellicola' di cera d'api sostituisce almeno 400 metri di sacchetti di plastica, cellophane, alluminio e involucri usa e getta.
Massimo Massarotto, 40 anni, imprenditore di Castelfranco Veneto, negli Stati Uniti, dove oggi vive, è riuscito a realizzare la sua 'idea' e a trasferirla in Italia aprendo la strada a un mercato nuovo ed etico e alla rivoluzione ecologica in cucina. Il suo Apepak, l'involucro per alimenti ottenuto da un 'impastò di cera d'api, olio di jojoba, cotone e resina di pino, tutti assolutamente bio certificati e naturali, nasce nel 2018 quasi per caso.
"Mia moglie Molly – racconta Massarotto – aveva ricevuto dal padre apicoltore una discreta quantità di cera. Anzichè fare le classiche candele, Molly organizza allora un 'crafternoon' in cucina, cioè un 'pomeriggio creativò. Finiamo per creare diversi 'beeswrapes', involucri da api, spalmando la cera pestata con olio di jojoba e resina di pino su alcuni tessuti che aveva ereditato dalla nonna. Pensiamo di regalarli a parenti e amici e li spediamo anche in Italia". "Una cugina di Torino inizia a chiedermene altri, perchè non riusciva a trovare una cosa simile in Italia".
L'idea
Da qui l'idea imprenditoriale: "Penso: l'Italia è una nazione leader in tutto e in particolare nel cibo: perchè non creare innovazione in questo campo? Faccio subito una ricerca e capisco che c'era spazio". Massarotto è cresciuto nel settore del marketing: dopo la laurea in International Business Management alla ESE Nottingham Trent University ha lavorato come digital manager e marketing per importanti aziende e multinazionali.
L'esperienza di Apepak, oltre a essere per lui una avventura imprenditoriale rappresenta anche l'epilogo di una ricerca interiore: "Una specie di irrequietezza mi ha accompagnato sin dall'adolescenza – racconta -, sono sempre stato predisposto alla creatività, ma in Italia ho spesso ricevuto porte infaccia e raramente sono riuscito a realizzare le idee che avevo. Qui non ho mai trovato la stessa inclinazione al rischio che invece è diffusa negli Stati Uniti dove, fra l'altro, la prima cosa che ti domandano è: la tua idea può risolvere un problema o è solo bella? Ecco perchè è nato Apepak".
La tutela dell'ambiente
Se non risolve, almeno attenua il problema dell'inquinamento da plastica, è impegnato nella tutela della biodiversità delle api, ed è attivo anche nel campo sociale perchè gli involucri sono realizzati da una cooperativa veneta che dà lavoro a persone con disabilità. "Utilizzando giornalmente Apepak – spiega Massarotto – si risparmia agli oceani 1 metro quadrato di plastica usa e getta al giorno. è stato calcolato che ogni Apepak, se usato quotidianamente, fa risparmiare fino a 9 chilometri quadrati di cellophane o di alluminio immessi nell'ambiente".
L'avventura di Apepak inizia subito: "Pagai di tasca mia i primi 200 prototipi e aprii su facebook il reclutamento di altrettanti volontari per testare il prodotto. La risposta fu eccezionale e da li' presero corpo azienda e produzione: abbiamo creato una bellissima rete di collaborazioni". La cooperativa sociale L'Incontro Industria 4.0 di Vedelago, in provincia di Treviso, produce gli involucri con materie prime rigorosamente made in Italy e certificate, dal cotone all'olio e alla resina. Il prodotto principale, la cera d'api, viene acquistata dal consorzio di apicoltori Conapi. La 'pellicolà dura almeno un anno e si può lavare piu' di 100 volte con acqua fredda; infine, è biodegradabile al 100%.
"Apepak – spiega Massarotto – è l'unico brand rispetto ai competitors a perseguire anche un business rigenerativo. Chi acquista la nostra 'pellicola' riceve in regalo anche semi di fiori per le api che, se piantati in giardino o nel balcone, donano alle api il nutrimento che serve loro per produrre miele e cera, prodotti che noi utilizziamo nei nostri panni".
Il ritorno economico
Con questo sistema, Apepak ha sinora generato circa 10mila ore di lavoro per i soci della cooperativa sociale e contribuito a piantare 7 ettari di fiori per le api. Si usa come una normale pellicola per conservare pane, panini, sandwich e come involucro take away per l'ufficio o per un pic nic. "I sacchetti – spiega l'imprenditore – sono perfetti per conservare l'insalata una volta lavata, perchè ne mantengono umidità e croccantezza, mentre la cera e l'olio tengono bassa la carica batterica e rallentano la muffa. Idem per pane e formaggi".
L'uso di questi involucri ecologici, oltre a essere un modello di economia circolare è anche un incentivo a risparmiare: "I dati – commenta Massarotto – mostrano che una famiglia media utilizza fino a 600 metri di plastica trasparente in un anno. A parte la deprimente grande quantità di rifiuti non biodegradabili in cui ciò si traduce, tale utilizzo costerà anche fino a 50 euro all'anno. Un involucro alimentare di cera d'api del valore di meno di 7 euro può invece essere usato ripetutamente per tutto l'anno".
In Italia Apepak si può acquistare online, direttamente sul sito, oppure in diverse reti di negozi che vendono prodotti etici. Fra le scelte etiche dell'azienda c'è anche quella di non rivolgersi a nessuna multinazionale del commercio online per la distribuzione dei prodotti e, in parallelo, l'idea di collaborare con aziende artigiane che producono alimenti di alta qualità, come carni o insaccati, e che scelgono Apepak per l'impacchettamento. In cantiere c'è una nuova avventura: arrivare nella grande distribuzione e servire a tutti gli effetti l'industria alimentare.
Commenti recenti