"Stiamo riscontrando una buona adesione ai bandi del Pnrr e riusciremo a rispettare le scadenze di fine giugno". Vittorio Colao, ministro per l'Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, ha spiegato i passi che si stanno compiendo per innovare le infrastrutture e favorire la digitalizzazione della Penisola intervenendo al dibattito, promosso da PwC Italia in collaborazione con il gruppo GEDI, 'Quale Paese per l’impresa – Infrastrutture e digitalizzazione' del ciclo 'Italia 2022: Persone, Lavoro, Impresa'. "L’imperativo di semplificare i controlli è stato il nostro lavoro. Cominciamo ad applicare processi moderni e tecnologie per fare controlli ex-post", ha sottolineato il ministro, che ha raccontanto anche un esempio di questo nuovo modo di operare: "Due settimane fa abbiamo aperto gli avvisi per la pubblica amministrazione, con costi standard. Se il Comune rispetta questi costi non deve rendicontarli. La prima settimana è stata un successo e ringraziamo i colleghi del ministro dell’Economia per l’approccio nuovo".
Il focus dell'incontro è stato sul ritardo degli investimenti nelle infrastrutture e sulla strada da fare per promuovere una maggiore innovazione tecnologica. Più nel dettaglio, l’Europa in termini infrastrutturali accumulerà un ritardo negli investimenti pari a 2.000 miliardi di dollari tra il 2016 e il 2040, lo 0,35% del Pil europeo. In Italia, il divario tra investimenti attuali e fabbisogno ottimale al 2040 ammonterà a 373 miliardi di euro, pari allo 0,73% del Pil Italiano. I settori interessati da questo ritardo sono: il ferroviario (€238,5 miliardi), portuale (€78,9 miliardi) ed energetico (€39,1 miliardi).
"Anche il gap digitale delle nostre imprese è significativo, abbiamo un'intensità digitale d'impresa al 60% contro gli obiettivi del 90%", ha fatto notare Andrea Toselli, presidente e ad di PwC Italia. Che ha aggiunto: "A livello di investimenti in IOT, per le aziende oltre i 10 dipendenti, siamo solo ottavi in Europa. Gli investimenti del Pnrr per accelerare il processo di transizione digitale e tecnologica delle imprese italiane dovrebbero consentire nel 2024 di avere un mercato digitale italiano complessivo di 94 miliardi di euro, del 13% superiore a quello che avremmo avuto senza questo importante supporto".
Proprio sul digitale, Colao ha ribadito l'importanza del tema della cybersecurity, soprattutto dopo che con la pandemia di Covid-19 "molte imprese hanno iniziato la transizione digitale". E ha evidenziato che "bisogna anche investire di più in sicurezza informatica, che significa investire in produttività e significa anche alzare il livello di competenze dei dipendenti". Il ministro per l'innovazione tecnologia ha spiegato che "la Pa è sicuramente un settore esposto", sottolineando che "abbiamo nel Pnrr 2 miliardi di euro per investire in Cloud sulla Pa".
L'impatto degli investimenti infrastrutturali del Pnrr e del Def
Il decreto del 16 marzo 2022 del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (Mims), di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze, assegna 1,4 miliardi di euro (previsti nella legge di Bilancio per il 2022) per gli interventi sui ponti e viadotti e più di 1,3 miliardi di euro per gli interventi di manutenzione straordinaria delle strade. Ulteriori interventi per il potenziamento e il miglioramento delle strade sono stati previsti anche con la recente anticipazione del Fondo Sviluppo e Coesione 2021-2027. Complessivamente, nell’ultimo anno, sono stati decisi investimenti sulla rete stradale per complessivi 15,8 miliardi di euro al fine di ridurre al massimo i disagi per gli utenti derivanti dai futuri lavori di manutenzione.
Colmare il divario infrastrutturale implica prima colmare i divari interni del nostro Paese, soprattutto tra Nord e Sud e tra centro e periferia. Per questo motivo il Pnrr stanzia complessivamente 81,4 miliardi di euro (pari al 21,8% del gap stimato di 373 miliardi) per gli investimenti sulla rete ferroviaria e la sicurezza stradale; l'intermodalità e la logistica integrata, in termini sia di digitalizzazione che di collegamento alle grandi linee di comunicazione europea; la mobilità sostenibile, il trasporto pubblico locale e le infrastrutture digitali.
I circa 60 miliardi di euro (dei 81,4 totali) che ricadono nel perimetro di competenza del Mims, determineranno circa 38 mld di euro di valore aggiunto sul sistema produttivo, pari al 2,4% del livello di riferimento (1,8% dovuto agli effetti diretti, 0,6% a quelli indiretti). Circa il 38% è concentrato nelle Costruzioni (€14,1 mld, +21,1%), in prevalenza nell’ingegneria civile (€6,3 mld, +81,5%), seguito dalla Costruzione di edifici (€3 mld, +19,8%) e dalla Ricerca e sviluppo (€3,8 mld, +23,3%).
L’investimento complessivo genera un fabbisogno di lavoro pari a oltre 600 mila unità, presenti per la metà nelle Costruzioni e per oltre 100 mila unità negli altri servizi di mercato. Per avere una dimensione quantitativa dell’attività economica generata dalla spesa è possibile calcolare il tasso di ritorno aggregato, ovvero il rapporto tra il valore aggiunto generato e i volumi di spesa attivati, pari al 63%, ovvero ogni milione investito si ha €0,663 mln di valore aggiunto generato. Aggiungendo a queste risorse quella programmate nel Def del 2021 pari a €136,6 miliardi, le risorse totali stanziate per le infrastrutture fino al 2036 ammontano a circa €218 miliardi (58,4% del divario infrastrutturale).
Secondo lo studio Censis-Confcooperative «Recovery, Italia ultima chiamata», l’effetto leva sui capitali privati degli investimenti del Pnrr e del Def genererebbe un effetto leva pari a circa 714 miliardi di euro (al 2036) sui 218 miliardi di investimenti previsti. Combinando questi risultati con l’effetto sul Pil degli investimenti in infrastrutture stimato dal Mims, i 714 miliardi di euro di investimenti pubblico/privati generanno 491,3 miliardi di valore aggiunto in più fino al 2036 (un impatto pari a circa il 2,4% del Pil italiano fino al 2036, rispetto ad uno scenario pre-Pnrr e Def 2021).
L'ad e presidente di PwC Italia ha fatto notare che "il gap infrastrutturale fisico del nostro Paese costa 70 miliardi di euro ogni anno in termini di export, pari a 15% del totale. Se tutti gli investimenti previsti dal Pnrr e la leva degli investimenti privati venissero effettuati nei tempi ci consentirebbero di avere entro il 2030 una crescita del valore aggiunto complessivo di 288 miliardi di euro, il cui beneficio sarebbe fortemente orientato sul settore delle costruzioni per circa il 40%".
Digitalizzazione e investimenti
Il mercato digitale è calato nel 2020 in Italia dello 0,6%, per un valore complessivo di 71,5 miliardi di euro. Il suo andamento ha confermato due velocità, la crescita dei Digital Enablers (trainata da Cloud e Cybersecurity) è stata superiore a quella della componente più tradizionale del mercato.
Le previsioni di crescita del digitale nei prossimi anni sono condizionate dall’attuazione del Pnrr, che prevede investimenti per circa 50 miliardi di euroentro il 2026. Nell’ipotesi più ottimistica di utilizzo completo dei fondi, il mercato digitale crescerà fino a 95 miliardi di euro nel 2024 . Tra le tecnologie più consolidate per le imprese si collocano Mobile Business, IoT e Cloud.
Gli investimenti in questi ambiti continueranno a esercitare un ruolo strategico nei piani di trasformazione digitale delle aziende. Gli investimenti in soluzioni di IoT, pur rallentando nel 2020, registreranno una ripresa, anche grazie all’impulso del piano Transizione 4.0, rafforzato dalla manovra 2021 con circa 24 miliardi di euro agganciati al Recovery Plan.
Gli effetti della crisi sanitaria si sono tradotti in un’accelerazione degli investimenti in ICT per poter gestire e garantire la continuità di processi e servizi in remoto, per assicurare la resilienza e la sicurezza delle infrastrutture critiche o anche per rendere possibili nuove procedure associate alla gestione dell’emergenza. È questo il caso soprattutto di Pa, scuola, sanità, banche, assicurazioni e utilities.
Nel 2021, il 60,3% delle piccole e medie imprese (pmi) italiane ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale (56% la media Ue27), collocando le nostre imprese al 10° posto in Europa prima delle PMI tedesche (59%) e francesi (47%).
Il target europeo 2030 è del 90%. Tra le imprese con almeno 10 addetti il 41,9% ha acquistato servizi di cloud computing di livello medio-alto e il 51,9% di livello intermedio e sofisticato (35% la media Ue27, 75% l’obiettivo europeo 2030). Gli indicatori del Digital Economy Society Index per le PMI che vendono online migliorano molto lentamente. In aumento le imprese che usano almeno due social media (da 22% a 27%). Nell’uso di dispositivi e sistemi intelligenti controllati via Internet (IoT) le imprese italiane con almeno 10 addetti sono ottave in Europa.
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