ROMA – Alcune decine di lavoratori sono radunate davanti alla sede del ministero dello Sviluppo Economico. Siamo a Roma, in via Molise, una traversa di Via Veneto. I manifestanti – che imbracciano le bandiere della Slc Cgil, sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori della Comunicazione – chiedono che Rai Way resti di proprietà pubblica.
Con loro, c'è anche Riccardo Laganà, consigliere di amministrazione che rappresenta tutti i dipendenti della televisione di Stato.
La Slc Cgil, sigla sindacale molto forte, indice per oggi una giornata di sciopero a Rai Way, la società della televisione di Stato che è proprietaria dei ripetitori tv, di 6200 chilometri di cavi in fibra ottica, dei diritti d'uso di una rete di satelliti.
Lo sciopero investirà l'intero turno di lavoro. Intanto, dal 4 aprile, è iniziato uno stato di agitazione che sta portando al blocco delle prestazioni aggiuntive (come reperibilità, straordinari, straordinari nella sesta e settima giornata della settimana).
di
Aldo Fontanarosa
Il sindacato chiede che lo Stato conservi la proprietà diretta di Rai Way perché infrastruttura strategica. Al momento, la Rai – che è a quasi totale controllo pubblico – detiene la maggioranza assoluta delle azioni di Rai Way. Per la precisione, la sua partecipazione è pari al 64,971% del capitale.
Per la Slc Cgil solo questo assetto garantisce che Rai Way sia davvero al servizio di tutte le famiglie italiane, meritevoli di ricevere il segnale televisivo e radiofonico qualsiasi tecnologia sia introdotta in futuro. Soprattutto l'attuale assetto tutela la base occupazione di Rai Way, che impiega 606 dipendenti (di cui il 18% sotto i 35 anni).
di
Aldo Fontanarosa
A preoccupare il sindacato è il progetto che prende forma. Può portare a creare una nuova società comune delle antenne tv che avrebbe al suo interno:
– la Rai o lo Stato, con una quota superiore al 30%,
– il fondo d'investimento F2i,
– la famiglia Berlusconi,
– infine investitori indipendenti in arrivo dal mercato.
Il governo Draghi favorisce questa aggregazione. Un suo decreto – un Dpcm – autorizza la televisione pubblica a scendere sotto il 50% nel capitale di Rai Way rimuovendo un paletto che era stato piantato dal governo Renzi.
di
Sara Bennewitz
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Aldo Fontanarosa
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