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Pace o condizionatori? “Gli italiani comprano, ma le imprese faticano a trovare la componentistica”

Il comparto è alle luci della ribalta da quando Mario Draghi gli ha dedicato una battuta provocatoria e poco retorica: "Preferiamo la pace o stare con il condizionatore acceso?", ha chiesto alla sua maggioranza e al Paese introducendo la disposizione che ha alzato di un grado la temperatura (e abbassato di un grado i termosifoni, nella stagione fredda) per il risparmio energetico negli edifici pubblici. Un passo necessario per accelerare, nel breve, il processo di emancipazione del gas russo. Ma più che il razionamento obbligato, sulla filiera rischia di pesare un problema che accomuna tanti altri ambiti produttivi: "In questo momento c'è tanta domanda nel nostro settore, quello dei sistemi di climatizzazione, spinta anche dai vari bonus e dalla cessione del credito. Il problema sta nell'offerta, con le nostre aziende che hanno difficoltà a reperire la componentistica, i materiali, e fanno fatica a stare dietro alla domanda e in più si è aggiunto il caro-energia, che colpisce trasversalmente tutti i settori e quindi anche il nostro, a complicare la situazione", ha detto ad Adnkronos/Labitalia, Federico Musazzi, segretario generale di Assoclima, l'Associazione dei costruttori di sistemi di climatizzazione federata ad Anima Confindustria Meccanica Varia.

Condizionatori, quanto consumano e quanto pesano sulla bolletta elettrica

di

Flavio Bini


La domanda di Draghi ha comunque scatenato l'interesse. Facile.it, il portale che confronta offerte di vario tipo, ha commissionato una ricerca ad alcuni istituti e ha ottenuto dal 73% degli italiani (tra coloro che possiedono un condizionatore) una dichiarazione di disponibilità a spegnerlo per tutta l'estate se questo potrà aiutare il Paese a raggiungere l'indipendenza dal gas russo. C'è dunque, comunque, una fetta equivalente a 8 milioni di cittadini che non sono favorevoli a questa scelta: grossomodo la metà è convinta che sia una mossa inutile, altrettanti dicono che "la scelta di staccarsi dal gas russo non dovrebbe gravare sulle famiglie".

"Draghi sui condizionatori? Non l'abbiamo preso assolutamente come un attacco al nostro settore ma come una provocazione, una battuta per far capire subito, in modo immediato, un concetto utile, quello della pace, in un momento in cui si deve fronteggiare un aumento dei costi dell'energia, un'esigenza di diversificare le fonti energetiche e incentivare le rinnovabili", ha detto Musazzi sul punto.

Non è mancato, però, nell'arco politico chi ha continuato ad alimentare la polemica. "Il primo soggetto che dissipa le risorse energetiche si chiama Stato italiano. Draghi avrebbe dovuto fare autocritica, prendersela con i suoi ministri e con la pubblica amministrazione e non con i cittadini che usano i condizionatori. Studi statistici comparativi riferiscono che se lo Stato intervenisse sul risparmio e l'efficientamento energetico, potrebbe trovare il 25-30% in più di risorse e diminuire il nostro fabbisogno dall'estero", ha dichiarato ad esempio il vicepresidente della Camera dei deputati, FabioRampelli (FdI), intervenendo in discussione generale sulla conversione del decreto legge contenimento dei costi dell'energia elettrica. "Le polemiche sulle parole di Draghi sui condizionatori sono del tutto fuori luogo: non possiamo pensare che una guerra a due ore di volo da Milano possa non produrre una qualche conseguenza anche sulle nostre vite", ha invece sostenuto il sottosegretario Ivan Scalfarotto (Iv).

“Un piccolo primo passo. Il razionamento è necessario”

di

Rosaria Amato


"Non è una questione di condizionatori, tutti li spegneremmo, ma la questione" sull'embargo al gas russo "è molto più ampia e vasta. Il piano lo abbiamo proposto, per arrivare in 12 mesi allo stop al gas russo, e proporremo di prelevare dagli extraprofitti dalle aziende energetiche il 50%". Lo ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, a L'Aria che tira, su La 7. Per Calenda, "Draghi deve intervenire molto più massicciamente sul costo delle bollette e del carburante, perché possiamo tenere una posizione se facciamo anche un lavoro per far capire al Paese che il governo comunque lo protegge".

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