Nel 1796 Edward Jenner ipotizzò che una versione indebolita di un agente virale potesse funzionare come prevenzione per la malattia severa causata da quell'agente. Jenner prelevò del siero da una pustola di una vacca malata di vaiolo che successivamente iniettò in un bambino, rendendolo di fatto immune alla malattia. Per quanto rudimentale e pericoloso, quell'esperimento segna l'inizio della vaccinologia moderna e ha contribuito a salvare milioni di vite. Il principio cardine dei vaccini è quello di prevenire la forma grave della malattia, ma non è sempre cosi.
John Silver è un ragazzo di 37 anni che nel dicembre del 2020 (prima dell'avvento dei vaccini) ha contratto la Covid19, purtroppo una malattia genetica debilitante gli impedisce di eliminare il virus in maniera efficiente e rimane infetto per 7 mesi in quella che viene definita un'infezione cronica.
di
Aureliano Stingi
L'infezione cronica oltre ad essere estremamente debilitante e pericolosa, perché indebolisce l'organismo rendendolo esposto ad infezioni secondarie, è il terreno perfetto per la formazione di nuove varianti. Si ritiene infatti, che all'origine della variante Omicron emersa qualche mese fa in Sudafrica ci siano dei pazienti immuno-compromessi sieropositivi e ammalati di AIDS e quindi incapaci di eliminare il virus in maniera efficiente.
Nell'estate 2021 i farmaci antivirali non erano ancora diffusi o ottimizzati quindi i medici che seguivano il caso di John Silver decisero di usare il vaccino Covid19 come farmaco per curare i sintomi. I risultati sono stati sorprendenti, grazie a due dosi di vaccino a mRNA il virus è stato completamente eliminato dal corpo del ragazzo e i sintomi spariti.
Sappiamo che il paziente era affetto da una malattia genetica che rendeva il sistema immunitario meno efficiente nel produrre anticorpi neutralizzanti e linfociti T, questo ha creato una sorta di equilibrio tra la replicazione virale e l'attivazione del sistema immunitario. In pratica il virus era tenuto a bada dal sistema immunitario del ragazzo che però non era in grado di eliminarlo.
di
Aureliano Stingi
Il vaccino con la sua azione combinata ha attivato la risposta immunitaria innata e adattativa ed anche tutto il repertorio cellulare (linfociti B e T).
Il vaccino ha agito da catalizzatore, infatti i ricercatori hanno osservato un aumento di anticorpi neutralizzanti, linfociti T e B nel sangue del ragazzo dopo le due inoculazioni.
Alcuni ricercatori sostengono che la persistenza del virus nel nostro corpo potrebbe spiegare alcune delle sequele post infezione che ricadono sotto il nome di Long-Covid. Se il caso di John Silver venisse confermato, l'uso del vaccino in soggetti affetti da Long-Covid potrebbe essere una strategia per contrastare i sintomi e di fatto curare la Long-Covid.
https://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Wiskott-Aldrich
https://link.springer.com/article/10.1007/s10875-021-01158-5
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