Repubblica dedica uno spazio fisso alle morti sul lavoro. Una Spoon River che racconta le vite di ciascuna vittima, evitando che si trasformino in banali dati statistici. Vite invisibili e dimenticate. Nel nostro Paese una media di tre lavoratori al giorno non fa ritorno a casa e "Morire di lavoro" vuole essere un memento ininterrotto rivolto a istituzioni e politica fino a quando avrà termine questo "crimine di pace".
"Madre santa aiutaci, perchè è inaccettabile che i nostri figli vadano al lavoro e non facciano più ritorno nelle loro famiglie". L'ennesima omelia di un prete per cercare una risposta, un senso che nessuna divinità può dare. Don Endrio si appella a qualcosa che, se c'è, è al di là dei nostri giorni terreni. E in uno di quei giorni si è spezzata l'esistenza di Giacomo Turra, 52 anni, operaio edile. E' rimasto schiacciato dal ribaltamento del muletto che guidava nel cantiere per la costruzione della casa di riposo di Castel Goffredo, nel Mantovano. A Rudiano, il suo paese in provincia di Brescia, lo chiamavano tutti 'Giacomone' per la stazza: "Era il nostro gigante dal cuore buono – racconta un'amica al cronista locale – . Riusciva a far sorridere chiunque". Il Milan e il karaoke le sue grandi passioni, la mamma Gina, il fratello Ruben e la sorella Anna i suoi affetti più cari. Ma a Rudiano gli volevano davvero bene tutti e basta vedere le brevi immagini del funerale proposte dai giornali del territorio, per averne una evidente conferma. Tantissime persone dentro e fuori la chiesa. Probabilmente erano lì tutte le seimila anime del paese. Carpentiere da sempre, Giacomo era conosciuto e apprezzato in tanti altri centri della zona: Urago d'Oglio, Roccafranca, Comezzano-Cizzago, Castelcovati…un piccolo mondo sulla carta geografica, un universo per chi ci vive.
Una Spoon River per non dimenticare
di Marco Patucchi
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