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Auto e arte, la visione hi-tech di Norman Foster

ROMA – Le forme sinuose della Bugatti Tipo 57SC Atlantic del 1936, la Hispano-Suiza H6B Dubonnet Xenia e il giallo della Pegaso Z-102 Cúpula del 1952. Ed ancora: l’ Alfa Romeo Bat car 7 del 1954 fino al Clay Modelling Studio di Cadillac del modello in argilla del primo veicolo completamente elettrico del marchio. Sono soltanto alcune delle opere esposte fino al 18 settembre a “Motion. Autos, Art, Architecture’’, una grande mostra concepita per il Guggenheim di Bilbao da Norman Foster, architetto e designer britannico, tra i principali esponenti dell'architettura high-tech.

''La mostra illustra come artisti ed architetti abbiano da una parte anticipato e dall'altra rispecchiato l'era del movimento e in particolare l’automobile”, spiega Foster. “Per fare qualche esempio, i lavori di scultori come Boccioni e Brancusi mostrano come l'immaginario collettivo coinvolga allo stesso modo tanto gli artisti quanto i designer automobilistici. Un gran numero di designer di automobile, infatti, ha un background di arte e di architettura''.

Si è anche voluto mettere in luce, ha aggiunto, ''come l'iconografia degli stencil con i simboli americani sulla Military Jeep abbia una eco nel lavoro artistico del pop artist Robert Indiana. Così come la precisione dell'ingegneria automobilistica è celebrata nel lavoro di Donald Judd’. Anche i progetti di design automobilistico, nell'era digitale, si basano ancora su modelli di creta in scala uno a uno. Il parallelo coni bozzetti degli artisti, oggi come ieri, è scontato, ed è la ragione per la quale ho inserito anche le riproduzioni dei modelli offerti dalla General Motors Cadillac Division’'.

Alla domanda se le auto rappresentino maggiormente lo spirito del tempo rispetto ad altre invenzioni, Forster risponde dicendo che “sono un valido segno premonitore, tanto importante da figurare accanto ad altri prodotti culturali che, singolarmente e collettivamente, definiscono meglio il nostro momento storico come la pittura, la scultura, il cinema, la fotografia e l'architettura''.

La mostra, curata con Lekha Hileman Waitoller e Manuel Cirauqui del museo spagnolo e un team della Norman Foster Foundation, racconta gli inizi, quando l' auto si sostituì ai mezzi trainati dai cavalli e le forme cominciarono ad essere modellate aerodinamicamente con la camera del vento, gli Anni Cinquanta con la progettazione di vetture diventate icone e il tentativo di produrre un' ''auto per il popolo'' alla portata di tutti. Quindi gli anni Sessanta dominati dalle gare di Formula Uno e dalla distinzione tra auto da corsa, di lusso e da strada in cui ebbe molto peso il cinema con le sue star, e i progetti più avveniristici, fino al capitolo dedicato all' America, il primo paese in cui la società delle macchine ha mostrato anche le ricadute ambientali. (f.p.)

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