PARIGI – E' la sua terza corsa per l'Eliseo, e non è mai stata così vicina alla vittoria. Anche se ora inizia la parte più difficile, Marine Le Pen affronta la campagna per il ballottaggio con una base del 24,2% dei voti, a oltre 4 punti di distanza da Emmanuel Macron secondo i primi exit poll.
Cinquantre anni, divorziata con tre figli, dal 2011 alla guida dell'ex Front National, oggi Rassemblement National, è riuscita a intercettare la priorità dei francesi nella campagna (la difesa del potere d'acquisto) e a edulcorare la sua reputazione di leader di estrema destra.
"Ha ammorbidito la sua immagine e si è imposta come la leader più vicina alla gente" osserva il politologo Jérôme Jaffré. “Si muove tra i francesi come un pesce nell'acqua” riassume.
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Mentre il capo di Stato era occupato a gestire la guerra ucraina all'Eliseo, la leader del Rassemblement National ha girato la Francia. Nei suoi comizi è stata accolta dai militanti con baci e richieste di selfie. "È diventata un personaggio simpatico e familiare", osserva Jaffré.
dalla nostra corrispondente
Anais Ginori
Tutta la Francia la chiama ormai solo “Marine”, senza più cognome. “E nessuno le chiede come attuerà le sue misure senza che costino miliardi, o teme che se le sue politiche saranno attuate, finiremo per essere cacciati dall'Europa, o che distruggerà l'Unione europea”.
Le tante sconfitte – anche il catastrofico duello tv con Macron nel 2017 – l'hanno fatta sembrare più umana. E così pure i colpi ricevuti in famiglia. Prima le liti con il padre Jean-Marie sulle sue provocazioni negazioniste. “E’ stata dura, ma l’ho perdonato” ha detto.
Si è commossa in diretta tv perché la nipote Marion Maréchal aveva deciso di sostenere Eric Zemmour. La sua passione per i gatti – ha preso il diploma da allevatrice – ostentata sui rotocalchi ha aiutato ad ammorbidire la sua immagine.
“A ottobre ci avevano dato per morti, uno dei tanti funerali che hanno celebrato in anticipo” ricorda Sébastien Chenu, portavoce della candidata. All'epoca Eric Zemmour era salito fino al 17%, superando la leader del Rassemblement National. E invece, lasciando il nuovo rivale agitarsi tra provocazioni e polemiche, Le Pen si è rapidamente normalizzata. “Al suo cospetto, noi sembriamo ragionevoli, seri, più pronti a governare” commentava già in autunno.
dalla nostra corrispondente
Anais Ginori
Da dicembre le curve hanno cominciato a invertirsi: Le Pen è risalita, e Zemmour ha cominciato a scendere. La guerra in Ucraina ha dato il colpo fatale all'opinionista: non solo per i legami con Putin, ma perché ha subito chiuso le porte ai profughi ucraini, mentre Le Pen – fiutando un atteggiamento dei francesi diverso di fronte alla crisi vicina – si è schierata per l'accoglienza.
Frédéric Dabi sostiene che Le Pen si è “chirachizzata”, ha ora un profilo popolare vicino a quello di Jacques Chirac. L'ex presidente della destra aveva vinto la campagna del 1995 con una campagna tra la gente, vantando il suo amore per le mele, frutto semplice e sano. “Abbiamo fatto una campagna sottotraccia, tra i problemi reali, molto simile a quella di Chirac” conferma il portavoce Chénu.
Le Pen ha evitato di parlare in campagna dei temi più controversi del suo programma, dal referendum sull'Immigrazione per cambiare la Costituzione, dando la priorità ai francesi per alcuni servizi e sussidi, all'abolizione dello ius soli, al taglio di 5 miliardi del contributo della Francia all'Ue. Anche se non propone più il Frexit, evita di soffermarsi sulla sua proposta di supremazia del diritto nazionale su quello europeo, ispirandosi dalla Polonia.
dalla nostra corrispondente
Anais Ginori
“Agli occhi di una parte dei francesi appare meno pericolosa, meno estrema e disposta a cambiare davvero le cose. Sono tre marcatori importanti” nota Brice Teinturier, direttore dell'istituto Ipsos. In un paesaggio orfano di ideologie, la leader dell'estrema destra propone un'identità politica forte. “Nel bene o nel male – commenta Teinturier – si capisce la sua visione e il tipo di società che propone, con il ritorno a una forte autorità, il rifiuto dell'immigrazione, la protezione sociale per i più deboli”.
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