PERUGIA – A fronte dalla corsa del prezzo dell’energia, Colussi si riserva l’opzione di procedere a corrente alternata. Il piano è rimodulare temporaneamente la produzione, per limitare i costi del funzionamento delle linee e delle materie prime, schizzati all’insù all’ombra della guerra in Ucraina.
Il progetto annunciato è quello della cassa integrazione ordinaria a rotazione per i 350 addetti dello stabilimento di Petrignano di Assisi. Una misura di tredici settimane, a partire dal 4 aprile, analoga a quella che a febbraio ha interessato i lavoratori del sito di Fossano, in provincia di Cuneo.
A pesare è il prezzo dell’energia, che secondo i calcoli di Colussi group “incide del 10-20% sul costo della produzione ed è aumentato ad aprile di sei volte rispetto allo stesso mese del 2021”. Un balzo all’insù che ha riguardato anche le materie prime, dai cereali agli olii, la cui spesa incide “per circa il 25%” sul costo dei biscotti e dei prodotti da colazione sfornati nello stabilimento in provincia di Perugia.
“Non c’è alcun rischio chiusura o ipotesi licenziamento”, precisa al telefono Angelo Colussi, presidente del gruppo industriale, che ci tiene a mettere il punto a “una notizia trattata in termini strumentali”. Una notizia sulla possibile chiusura dello stabilimento di Assisi circolata nelle ultime ore e rimbalzata nel dibattito politico nazionale.
di
Rosaria Amato
A completare il quadro è il gruppo Colussi, che in una nota parla della condivisione di “un percorso di cassa integrazione ordinaria che ha l’obiettivo di minimizzare gli effetti legati agli incrementi speculativi dei prezzi delle materie prime e dei costi energetici”.
La strategia dichiarata è coinvolgere “a rotazione ed in modo parziale il personale di stabilimento”, con l’obiettivo di “consentire uno spegnimento alternato e selettivo di alcune linee di produzione, in base all’approvvigionamento e alla disponibilità di materie prime e di materiali di confezionamento nonché alle mutate richieste del mercato e dei clienti”.
Allarga le braccia Michele Greco, segretario regionale della Flai Cgil, che in sostanza valida le ragioni dell’azienda. Ricalcando una recente nota diffusa assieme a Fai Cisl e Uila Uil, Greco descrive la “tempesta perfetta”, scatenata dalla concomitanza “di guerra in Ucraina, mancanza di materie prime, aumento dell’inflazione e una fase pandemica perdurante”. Sullo sfondo anche la ricontrattazione in corso per private label e il nodo dell’aumento dei prezzi da parte della grande distribuzione dei prodotti.
“La stiamo gestendo per renderla più equa possibile, per impattare meno sui singoli con una rotazione vera”, continua il sindacalista del settore alimentare e dipendente della Perugina.
“L’azienda ha investito negli scorsi anni nel rinnovo degli impianti, se non fosse sana non andremo a chiederle nell’imminente contrattazione di farsi carico dei bonus benzina”, è il messaggio distensivo del vertice regionale del comparto della Cgil. Anche se rimane la “profonda preoccupazione” dei rappresentanti dei lavoratori per il fatto che la Colussi sia, tra le grandi aziende, “quella che risente per prima e di più delle crisi di sistema”.
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