Augusta (Georgia) – Lungo la Washington Road, chilometrica arteria che conduce all'Augusta National costeggiandolo, si apposta ogni anno un irriducibile predicatore. Forse è un neo-con, un cattolico ultraconservatore, o forse un esponente di una delle tante chiese statunitensi, più o meno trasparenti. Comunque sia è lì, anche stavolta, in giacca e cravatta tutto il giorno a mostrare i suoi cartelli da Savonarola 2.0: "Dio deve punire il peccato" o l'inquietante new entry di quest'anno "Se Dio risparmia l'America deve chiedere scusa a Sodoma e Gomorra", con evidente allusione all'attenzione verso il mondo LGBT.
Ora non è dato sapere quanto se ne diano pensiero, passandogli accanto, le migliaia di spettatori che marciano verso il campo del Masters; ancor meno i giocatori che, però, al secondo giorno di torneo hanno dovuto fare i conti con un'altra divinità, meno terribile di quella invocata nei cartelli, ma più capricciosa: Eolo e il suo respiro pesante. Il vento si è rinforzato molto a cavallo dell'ora di mezzogiorno, penalizzando i giocatori partiti un po' più tardi degli altri, come Tiger Woods e i nostri Molinari e Migliozzi. Sollevava nuvole di sabbia dai bunker, trascinava lungo i fairways mappe del percorso e cappellini degli spettatori. E allora sì che la divinità puniva implacabilmente i peccati commessi dai giocatori nel calcolarne gli effetti a seconda che spirasse a favore o contro, quasi a legittimare i moniti del lugubre predicatore "on the road".
Per carità, non è stato solo il vento a penalizzare ad esempio la disastrosa partenza di Migliozzi (quattro colpi persi nelle prime tre buche), ma di certo le raffiche non lo hanno aiutato a tenere in pista il drive: e qui basta poco per finire sotto gli alberi ed essere costretti a recuperi faticosi e non sempre possibili. Quella zavorra caricata sulle spalle dopo appena tre buche ha purtroppo pesato in maniera irrecuperabile: non è bastato al debuttante azzurro ritrovare una buona regolarità: due birdie e altri tre bogey, hanno chiuso il discorso: 77 colpi che sommati ai 75 del primo giorno fanno un totale di +8 , quattro sopra il minimo per restare in gara fino a domenica.
Identica somma (+8) e identico destino (il taglio) per Francesco Molinari che, però, a un certo punto s'era regalato la speranza di farcela. Una splendida infilata di birdie alla 10, alla 12, alla 13 (quindi in pieno Amen Corner, il tris di buche più temuto) lo avevano rimesso in rotta di qualificazione. Ma un approccio corto tuffato in acqua alla 15 (dove già nel 2019 pagò dazio) lo hanno nuovamente trascinato in basso. I due bogey nelle buche conclusive, ormai peraltro ininfluenti, lo hanno malinconicamente accompagnato all'uscita. Sprazzi del Molinari d'annata 2018 si sono intravisti in quel transito felice attraverso le difficoltà dell'Amen Corner. Troppo poco per restituire a lui il sorriso e a noi la speranza di rivederlo presto competere con i più grandi.
E, a proposito di grandi, anche Tiger ha avuto la sua battaglia da combattere contro il vento, il campo e i suoi acciacchi. A corrente alternata ha incasellato bogey (quattro nelle prime cinque buche), birdie (8 e 10) poi ancora bogey (11 e 12) e poi ancora birdie (13 e 14). Montagne russe per cuori forti, scandite dai boati prolungati dell'interminabile processione che accompagna ogni suo passo. Altri due birdie sfumati d'un niente alla 15 e alla 16 gli hanno impedito di scendere sotto par ma non di riprendersi dal bruttissimo avvio e di garantirsi con il 74 di giornata un 19esimo posto per continuare a cullare la pazza idea di una vittoria che avrebbe del clamoroso.
Intanto, però ha preso corpo una candidatura pesante al successo finale: è quella dell'uomo del momento, l'americano Scottie Scheffler, fresco numero 1 del mondo grazie a tre vittorie e un secondo posto da febbraio in qua. Con un finale strepitoso, chiudendo le seconde nove in -4, si è portato in testa con cinque colpi su un quartetto composto da Schwartzel, Im, Lowry e Matsuyama. Ma quando l'uomo solo al comando è il più in forma di tutti, e soggioga il campo come ha fatto lui in questo secondo giro, la fuga va presa molto sul serio.
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