Nei tigì della Rai lo spazio per la politica italiana è assai ridotto, la guerra si prende, a mano armata, almeno metà del tempo. E dopo un quarto d’ora di case sventrate, cadaveri, missili, l’arrivo della raffica di dichiarazioni di partito, compresse per la fretta di impilarle una sull’altra, suona ancora più sbiadita del solito.
Lo stacco tra una tragedia storica e il siparietto serale dell’onorevole che in sei secondi, magari nel tragitto tra Montecitorio e il ristorante, deve dire la sua sulla tragedia storica, è abissale.

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