Il 2022 è un anno di ricorrenze speciali per l'Università di Padova. Mentre l'Ateneo celebra il suo Ottocentenario con un cartellone ricco di eventi, conferenze e spettacoli, l'Istituto di Anatomia Umana di via Falloppio si appresta a varcare la soglia del primo secolo di vita. E lo fa a regola d'arte: con un nuovo murale realizzato da Milo Manara, che sulle pareti dello scalone monumentale dell'edificio celebra la straordinaria tradizione dell'Università di Padova nello studio dell'anatomia umana, legando idealmente le storiche sale del seminterrato con i moderni laboratori del primo piano.
Padova è la culla dell'anatomia moderna, la cattedra da cui sono passati tutti i più grandi scienziati e studiosi della disciplina, da Bruno da Longobucco fino a Giovan Battista Morgagni. È durante i suoi anni d'insegnamento in città che il fiammingo Andrea Vesalio («scholae medicorum Patauinae professoris») produsse il «De humani corporis fabrica», il trattato che nel 1542 rivoluzionò la scienza dell'anatomia. Ed è a Padova che nel 1595 fu completato il primo teatro anatomico stabile al mondo, ancora perfettamente conservato al Palazzo del Bo. Eretti nel 1922 su progetto dell'architetto aretino Guido Fondelli in un'area adiacente all'Ospedale Giustinianeo, gli «Istituti Anatomici» furono pensati per proseguire quest'antica tradizione, con la creazione di un nuovo teatro anatomico (l'Aula Falloppio) e di spazi per la Biblioteca e i Laboratori.
Realizzata con la tecnica del «Tattoo Wall» e sviluppata per circa 225 metri quadrati su tre rampe di scale e sul soffitto, la nuova grande opera di Milo Manara presentata l'8 aprile utilizza il linguaggio dell'arte figurativa per raccontare l'antica relazione tra l'Ateneo padovano e la scienza dell'anatomia, affondando le sue radici nel passato e accompagnando e proiettando i giovani anatomisti del futuro verso le nuove frontiere della ricerca.
«Nella prima parete ho raffigurato in chiave allegorica la frase Hic est locus ubi mors gaudet succurrere vitae, meravigliosa dichiarazione che fin dall'ingresso dell'antico Teatro Anatomico di Palazzo del Bo ci ricorda che in quel luogo si studiava il corpo dei morti per imparare a guarire i vivi», spiega Milo Manara. «Nella seconda, ho preso spunto dal celebre frontespizio del “De humani corporis fabrica” di Andrea Vesalio, aggiungendo le figure di altri importanti scienziati che hanno insegnato a Padova nel corso dei secoli.
La terza è invece dedicata ai nuovi medici e alle entusiasmanti possibilità della chirurgia moderna, a cominciare dal trapianto degli organi. Sono orizzonti che proiettano idealmente l'umanità verso un'ipotetica eternità, che ho metafisicamente illustrato sul soffitto: qui è riprodotta una volta stellata come quella della Cappella degli Scrovegni di Giotto, anche se attualizzata alla visione dei moderni telescopi, dove volano un Adamo e una Eva primordiali, a rappresentare il ciclico inizio della vita dopo la morte».
A legare le diverse immagini del murale è un “albero della vita” ispirato all'omonimo dipinto di inizio Novecento di Gustav Klimt. Proprio il nome del pittore viennese viene immediatamente in mente anche pensando ai suoi celebri e ormai perduti «Quadri delle facoltà», il ciclo di dipinti che l'artista realizzò per decorare il soffitto dell'Università di Vienna, dedicati rispettivamente alla Filosofia, alla Medicina e alla Giurisprudenza.
«La decisione di affidare al maestro Milo Manara la realizzazione di questo murale è legata a due obiettivi principali. Il primo è rinsaldare e rilanciare quel dialogo tra ricerca scientifica, divulgazione dei saperi e linguaggi artistici che nei suoi otto secoli di storia l'Università di Padova ha sempre coltivato», dice il direttore del Dipartimento di Neuroscienze Raffaele De Caro. «Il secondo è di creare un'opera che si inserisce perfettamente nel contesto dell'anatomia moderna, una scienza che ha rivoluzionato lo studio della medicina e la formazione del medico, dove l’approfondita conoscenza del corpo umano grazie agli studi anatomici tramite dissezione ha costituito e costituisce la base imprescindibile dello sviluppo delle discipline mediche».
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