Difficile parlare di pace, perfino nel mondo della cultura. Dopo la cancellazione, ieri a Lonigo, in provincia di Vicenza, di un balletto dei ballerini dell’Opera di Kiev su musiche del “russo” Ciakovskij, e come al San Carlo di Napoli giorni fa, anche il Gala di danza “Pace for peace” organizzato ieri sera al Teatro Arcimboldi di Milano a sostegno del fondo #MilanoAiutaUcraina, è andato in scena ma senza i ballerini russi che pure, fino a ieri mattina erano nel programma, proprio per affermare la volontà di dialogo e solidarietà.
Le autorità ucraine, nel pomeriggio di ieri, hanno infatti imposto agli artisti del proprio paese attesi in scena, il diktat "no con i russi" e di “opporsi a qualsiasi dialogo culturale con l’aggressore” e dunque il divieto per gli artisti ucraini di partecipare con i colleghi russi, anche residenti all'estero, a eventi culturali di beneficienza a favore del popolo ucraino. In un post datato 4 aprile, pubblicato su Facebook, attribuito al ministero della Cultura e delle Politiche dell’Informazione ucraino, si dice che “durante la guerra, fino al completo ritiro delle truppe, sottolineiamo l'importanza della cancellazione di qualsiasi cooperazione con tutte le istituzioni statali russe nel campo della cultura e dei media… Durante la guerra non è possibile alcuna riconciliazione russo-ucraina attraverso la cultura. In nessuna circostanza. Qualsiasi affermazione sui "popoli fraterni" e sulla cultura comune è manipolativa”, c’è scritto sul social (l’italiano è dalla versione inglese).
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Gli organizzatori milanesi, sia pur a malincuore (“gli artisti russi erano qui per aver abbracciato il progetto, a titolo gratuito, con passione e determinazione e magari rischiando di loro”, ha affermato GianMario Longoni patron di ShowBees e Tam-Teatro Arcimboldi che ha organizzato la serata) hanno preferito aderire alle richieste delle autorità ucraine, anche per rispettare gli altri artisti e la sensibilità degli spettatori ucraini rifugiati a Milano che erano stati invitati gratuitamente.
Dunque è stato modificato in corsa il programma. Niente appello congiunto per la pace, tenute a casa star russe come Ludmila Konovalova, Maria Yakovleva e Alexey Popov, il gala ha visto una sfilata di assoli e duetti con stelle del balletto ucraine e internazionali, tra cui l’italiano Jacopo Tissi, che solo un paio di settimane fa aveva deciso di abbandonare, proprio in segno di protesta contro la guerra, la compagnia del Bolscioi di Mosca nonostante la fresca nomina a ètoile, e ieri qui alla sua prima esibizione milanese da “transfuga” diventato “primo ballerino ospite della Scala”, è stato accolto con le ovazioni dovute a una star, nel pas de deux con Evgenia Korshunova da Lo spettro della Rosa.
Sul palco, dove è apparsa tre volte la bandiera ucraina, aperto dal Canto della foresta, balletto tipicamente ucraino, con Anastasia Gurskaya e Stanislav Olshansky, hanno affascinato anche Silvia Azzoni e Oleksandr Ryabko nell’Adagietto di Mahler con le coreografie di John Neumeier, l’Inno alla vita di Sasha Riva e Simone Repele con l’inno ucraino, Sergio Bernal (in un solo The Swan di Ricardo Cue) e la coppia di ballerini ucraini dell’Opera nazionale Ucraina Natalia Matsak e Sergii Kryvokon in un suggestivo passo a due da Eyes wide shut di Victor Ishchuk, e ancora Alina Cojocaru, Leonardo Cremaschi, Simon Ripert, Petar Dorcevski, Johan Kobborg, Oleksei Tiutiunnik, alternando brani dai classici al contemporaneo.
Il gala "Pace for peace" ha raccolto fondi per #MilanoAiutaUcraina, promosso dal Comune insieme a Fondazione di Comunità Milano, e alla Croce Rossa Italiana, che saranno utilizzati per sostenere progetti di prima assistenza, accoglienza e inclusione sociale dei profughi ucraini arrivati a Milano ma anche per l’invio di medicinali nelle aree di guerra.
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