La denuncia di un concorrente escluso, nel giugno 2019, ha fatto partire l’indagine dei carabinieri del Nas su un concorso per professore ordinario al Policlinico di Palermo. Microspie e telecamere nascoste hanno svelato le pesanti pressioni: gli indagati parlavano di un “patto dell’alternanza” fra due “baroni” universitari, per le nomine. "Uno lo piazzi tu, uno lo piazzo io". Le intercettazioni hanno fatto emergere anche altri episodi, non riguardanti concorsi. Uno, in particolare, riguarda una falsa certificazione, “che sarebbe stata usata per incolpare un innocente”, spiega un comunicato del Nas. Questa mattina, le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Sergio Demontis hanno fatto scattare alcune misure cautelari: ai domiciliari sono finiti un ex professore universitario e direttore del Dipartimento di Chirurgia del Policlinico “Paolo Giaccone” e la figlia, chirurgo plastico in servizio all’Ospedale Civico. I domiciliari fanno riferimento al capo d’incolpazione della falsa certificazione. Il referto taroccato "attestava falsamente delle lesioni subite dalla figlia” dell'ex primario, spiega il comunicato dei Carabinieri: venne allegato in una querela contro l’ex coniuge, per questo finito ingiustamente sotto inchiesta.
Per le irregolarità scoperte nell’ambito della gestione dei concorsi, la procura ha invece chiesto e ottenuto dal gip misure interdittive per 12 mesi, gli 11 indagati coinvolti dovranno anche presentarsi periodicamente alla polizia giudiziaria. Uno è l'ex primario arrestato. Quattro sono in servizio presso il Dipartimento di Chirurgia del Policlinico: si tratta di un professore ordinario, un professore associato, un ricercatore, un infermiere.
Un altro indagato è professore ordinario e Direttore del Dipartimento delle Discipline Chirurgiche, Oncologiche e Stomatologiche dell’Università di Palermo; un altro è il figlio dell’ex professore universitario e direttore del Dipartimento di Chirurgia del Policlinico, che all’epoca dei fatti prestava servizio presso il Policlinico di Messina, attualmente è invece dipendente del Policlinico di Palermo; quattro sono professori ordinari di Chirurgia presso le Università di Roma (Campus Bio-Medico), Napoli (Vanvitelli) e Messina: hanno ricoperto le funzioni di presidenti e membri di commissioni nell’ambito di diversi concorsi universitari.
“Una complessa attività d’indagine – spiega un comunicato dei Carabinieri – ha fatto emergere una serie di condotte nel settore dei concorsi, verosimilmente mirate a condizionare ed alterare il naturale esito della procedura selettiva per la copertura di posti di professore universitario e/o ricercatori favorendo, a prescindere dagli effettivi meriti e nell’ambito di un "patto dell'alternanza" con un altro indagato, i candidati legati ad uno o all’altro complice, grazie anche alla collusione di altri membri delle commissioni, spesso designati fra soggetti a loro vicini”.
Gli indagati avrebbero influito “sulle modalità di fissazione dei criteri di valutazione dei candidati e dei loro titoli – spiegano ancora gli investigatori – sia carpendo, con la collaborazione di membri delle commissioni, minute dei punteggi provvisori attribuiti dai commissari ai candidati e raccogliendo informazioni destinate a rimanere segrete, pure allo scopo di far redigere nuove graduatorie provvisorie”. Le intercettazioni hanno svelato anche altro. Sarebbero stati inseriti “nei verbali di riunione delle commissioni, criteri di selezione più favorevoli ai candidati di loro gradimento”. Sarebbero state inviate anche lettere “di cui veniva raccomandata l’immediata distruzione dopo la lettura, per segnalare i candidati di gradimento”.
Poi, c’è un capitolo relativo ad alcuni interventi: l’ex primario di Chirurgia sarebbe stato inserito nei registri informatici delle equipe operatorie nonostante non fosse presente: “Veniva così attestata falsamente la sua partecipazione ad interventi chirurgici, compiuti in realtà da altri medici”, accusa la procura. “Inoltre – è un’altra contestazione – essendo autorizzato a svolgere attività libero professionale in regime di intramoenia interna si sarebbe appropriato di somme di denaro comprese tra i 100 e i 200 euro, che costituivano i compensi pagati da 68 pazienti per visite eseguite tra luglio 2019 ed ottobre 2020, senza riversare all'azienda sanitaria la percentuale spettante”.
C’è ancora un’altra accua: “Utilizzando la sua rete di relazioni, l’ex primario avrebbe usato la sua influenza su alcuni sanitari compiacenti, per far rilasciare ai suoi due figli, entrambi medici, delle false attestazioni di malattia”.
Nell’inchiesta ci sono anche altri 10 indagati. Vengono contestati a vario titolo i reati di corruzione, peculato, turbata libertà di scelta del contraente, truffa, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, falso ideologico in documenti informatici, calunnia e abuso d’ufficio.
Nell’indagine è finito pure un infermiere del Policlinico, che in un’occasione “avrebbe attestato falsamente la sua presenza in servizio presso la sede lavorativa”. Gli viene contestato anche di “aver prelevato dei medicinali dalla farmacia di un reparto, per cederli ad una terza persona”.
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