L’ex tennista tedesco Boris Becker è stato giudicato colpevole di bancarotta fraudolenta a Londra per quattro dei 24 capi di imputazione contro di lui in relazione al suo fallimento. Il vincitore di sei tornei dello Slam è sotto processo – iniziato il 21 marzo scorso – per un procedimento giudiziario relativo al suo fallimento personale, legato a un prestito di 3,5 milioni di euro da una banca privata, Arbuthnot Latham.
Una giuria della Southwark Crown Court di Londra lo ha ritenuto colpevole di sequestro di proprietà, non divulgazione di proprietà e occultamento di debiti. Becker, affiancato dalla compagna Lilian de Carvalho Monteiro per tutto il processo, è stato rilasciato su cauzione prima della condanna presso lo stesso tribunale il 29 aprile, quando è stata fissata l’udienza per la definizione della pena: rischia fino a sei anni di carcere.
Dichiarato fallimento personale nel giugno 2017 a Londra per prestiti non pagati per un importo di oltre 3 milioni di sterline, con la sua proprietà a Maiorca messa a garanzia, “Boom Boom” Becker, 54 anni, è accusato di non aver rispettato i suoi obblighi di divulgare informazioni, in particolare bancarie, e di non aver consegnato ai suoi creditori nove trofei e medaglie della sua illustre carriera, tra cui due delle tre coppe conquistate a Wimbledon, due trofei degli Australian Open e la sua medaglia d’oro alle Olimpiadi del 1992.
Inoltre, all’ex numero uno del mondo, viene contestato il fatto di aver tenuto nascosti al fisco alcune proprietà immobiliari tra Londra e la Germania (due), e circa 1,3 milioni di euro in asset. L’ex tennista tedesco, che vive nel Regno Unito dal 2012, contesta tutti i reati di cui è accusato e afferma di aver agito consigliato male da esperti quando ha cercato di mettere al sicuro i suoi beni dopo la sentenza di fallimento.
Durante il processo Becker ha dichiarato di avere ancora “tanti” dei premi e dei cimeli raccolti in oltre 15 anni sul circuito professionistico (16 i titoli messi in bacheca) e che alcuni sono però scomparsi. Ha assicurato che li restituirebbe, se sapesse dove siano.
Nel luglio 2019, più di 70 cimeli personali, tra i quali anche diversi trofei vinti in carriera, sono stati venduti all’asta per una somma superiore ai 750mila euro, destinata a saldare, almeno in parte, i suoi debiti, stimati, al momento del fallimento, a 55 milioni circa di euro.
Non si tratta del primo guaio legale per Becker, che già nel 2002 era stato condannato dalla giustizia tedesca a due anni di reclusione (con sospensione della pena) e a una multa di 500mila euro per evasione fiscale. Il tribunale distrettuale di Monaco aveva ritenuto che l’ex campione tedesco avesse falsificato la sua residenza tra il 1991 e il 1993, per evitare di pagare una tassa di 3,3 milioni di marchi.
Durante il precedente processo gli avvocati di Becker avrebbero provato a “salvarlo” invocando l’immunità diplomatica a causa della nomina ad addetto per gli affari sportivi-umanitari-culturali della Repubblica Centrafricana in Europa. Tuttavia, è emerso che non esiste una posizione del genere nella Repubblica Centrafricana.
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