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Un Def di guerra. Draghi: “Quadro drammatico, faremo tutto il necessario”

La guerra frena "le prospettive di crescita: l’Italia si trova attaccata da più fronti, l’inflazione, il caro energia, la mancanza di materie prime". La situazione è "drammatica", i "bisogni" dei cittadini sono "disperati", le imprese "soffrono". Perciò Mario Draghi usa le stesse parole che usò da presidente della Bce nel mezzo della crisi dell’euro e poi da premier nell’affrontare il Covid: il governo farà "tutto ciò che è necessario – assicura – per aiutare le famiglie e le imprese". Lo farà nella cornice europea, senza scostamenti di bilancio che ci esporrebbero – spiega ai ministri che gli chiedono decine di miliardi – alle intemperie dei mercati. Ma lo farà in fretta, senza aspettare l’Europa. Con un decreto da varare entro fine mese, con misure finanziate dai 5 miliardi del “tesoretto” del Def ma se servirà anche da altre risorse. Per ridare al Paese una "fiducia" che c’era e va svanendo.

Il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia Daniele Franco portano prima in cabina di regia, poi in Consiglio dei ministri il Documento di economia e finanza che disegna un quadro macroeconomico e degli scenari a tinte fosche. A dominare è l’incertezza. Per ora la previsione è un Pil 2022 in discesa dal 4,7% stimato a ottobre al 3,1%: il dato tendenziale si fermerebbe al 2,9% ma, spiega Franco, uno stimolo lo daranno le nuove misure "espansive". I dati sono però provvisori, l’incognita guerra enorme. Anche perché l’Italia è pronta ad allinearsi all’Ue sul blocco dell’import del gas dalla Russia se fosse "lo strumento più efficace" di pressione su Putin, a costo di ricadute pesanti in autunno, con razionamenti. Val davvero la pena?, si chiedono in tanti, il centrodestra dubita. "Non so se sarà sul tavolo", dice Draghi, che però aggiunge: "Vogliamo la pace o star tranquilli, la pace o accendere il condizionatore?". Chiaro come la pensi.

Nei conti del governo spunta lo spettro della recessione

di

Valentina Conte


Per far fronte ai contraccolpi di una guerra ogni giorno "più orrenda", il premier spinge per "una risposta europea" con un nuovo Recovery plan e un tetto ai prezzi del gas cui però si oppongono Germania e Olanda. Proverà a convincerli, a partire dall’incontro di oggi a Roma con il premier olandese Rutte. Ma le scelte europee, anche sulla sospensione del patto di stabilità, arriveranno a maggio. Troppo tardi. Un primo intervento deve arrivare prima, perciò ai capi delegazione di maggioranza Draghi chiede di approvare il Def in Parlamento entro il 20 aprile, così che il governo possa varare subito dopo il nuovo decreto di aiuti. Bollette e carburanti restano in cima alle priorità. C’è poi il caro materie prime, che rischia di fermare gli appalti, compresi quelli del Pnrr. E poi nuove garanzie sul credito e altri aiuti per l’accoglienza dei profughi.

Le risorse arrivano, sottolinea Franco, da una gestione "prudente" dei conti pubblici che il ministro rivendica. Il tesoretto è di 9,5 miliardi, ma 4,5 sono stati già spesi: ne restano 5 per le nuove misure, ma non è escluso che se ne stanzino di più. Senza indebitarsi, però, perché lo spread già in tensione rischia di impennarsi. Perciò il Def conferma il deficit al 5,6%, mentre il debito scende di 4 punti, al 146,8%.

Oggi Draghi vedrà i sindacati. A loro, agli imprenditori e ai partiti, propone di "trovare una strada comune" per frenare la perdita di fiducia e dare risposte concrete. Maurizio Landini, segretario Cgil, lamenta però che il Def sia stato varato prima dell’incontro. E Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, sostiene che le cifre del governo siano troppo ottimiste. "Va bene essere realisti – replica il premier – ma non drammatizzare: non è vero che non conviene produrre in Italia o che siamo messi peggio degli altri".

In Cdm il voto è unanime, in cabina di regia non si registrano attriti. Ma lo scontento è diffuso anche in maggioranza, dalla Lega al M5S, che con il leader Giuseppe Conte ritiene "insufficienti" i 5 miliardi. Tutti invocano uno scostamento di bilancio, anche il Pd che con Andrea Orlando chiede di trovare le forme per sostenere i redditi. Roberto Speranza propone piuttosto di aumentare le tasse sugli extraprofitti. Altre risorse arriveranno, replica il governo, a tempo debito.

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