AGI – Dalla farmaceutica, alla petrolchimica fino all'agritech, i progetti dell'Industria 4.0 contribuiranno al PIL per 75 miliardi di euro entro il 2031. L'era del dopo-Expo è già iniziata e ha preso voce nelle parole dello sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, vice primo ministro e ministro degli affari presidenziali. Ed è anche significativo che, secondo quanto riferito dall'Agenzia di Stampa WAM, i progetti futuri del paese siano stati presentati proprio durante il World Government Summit 2022 di Dubai, negli ultimi giorni di Expo. E' in quella occasione che Sheikh Mansour bin Zayed Al Nahyan, vice primo ministro e ministro degli Affari presidenziali, ha sottolineato l'importanza di "sostenere l'industria locale per guidare la crescita nazionale".
Parole che possono stupire se pronunciate in una delle capitali mondiali dei servizi, della logistica e della finanza con l'ossatura portante nell'oil&gas. Eppure la strategia del paese mira a fare dell'Industria 4.0 una delle chiavi di volta con cui aprire allo sviluppo del paese, con un contributo del settore al PIL pari a 75 miliardi di euro entro il 2031.
Il quadro economico, in effetti, risulta già sensibilmente cambiato nel corso degli ultimi anni, quando le esportazioni industriali hanno raggiunto una crescita record pari a 29 miliardi di euro, rispetto ai 19,5 di due anni fa, contribuendo al PIL per 35 miliardi di euro nel 2021.
Nel quadro della grande trasformazione energetica in corso, con il progressivo abbandono dell'economia degli idrocarburi, l'ambizione coltivata dalla piccola federazione di sette monarchie è insomma anche quella di sviluppare ecosistemi industriali sempre più competitivi.
E' toccato poi a Sultan bin Ahmed Al Jaber, ministro dell'Industria e della tecnologia avanzata, declinare i settori chiavi della Quarta Rivoluzione industriale. Che vanno da quello alimentare alla farmaceutica, dall'industrie pesanti alla difesa e alla petrolchimica. Senza contare l'aerospazio, l'idrogeno e l'agritech.
La quota di mercato delle auto elettriche, tanto per citare uno dei settori più mirati, è più che triplicata dal 2019, passando dal 2,5% al 9% attuale, mentre nel distretto commerciale di Dubai Industrial City è appena sorta una struttura destinata ad essere una delle più grandi del Medio Oriente con 55.000 veicoli elettrici prodotti all'anno.
Ma tra i campioni nazionali già si conta Burouge, un'azienda leader nel settore petrolchimico che produce poliolefine, di cui è quarto produttore in Asia e Medio Oriente. L'azienda ha moltiplicato la sua produzione di 10 volte dal 2001 e oggi produce 5 milioni di tonnellate di poliolefine all'anno con vendite di oltre 6 miliardi di dollari nel 2021. Emirates Global Aluminium, con 2,5 milioni di tonnellate di alluminio fuso all'anno, rappresenta il 4% della produzione globale di alluminio e quasi la metà dell'alluminio prodotto nel GCC.
E se Edge è tra le 25 più grandi società di difesa del mondo, con un fatturato annuo di oltre 5 miliardi di dollari, RAK Ceramics è il quarto produttore mondiale del suo settore e una capacità produttiva di 123 milioni di metri quadrati di ceramica all'anno.
Infine, non tutti sanno che proprio negli Emirati si trova un gigante dell'industria alimentare: la fabbrica di zucchero di Al Khaleej è la più grande raffineria indipendente al mondo con una capacità di produzione di oltre 7.000 tonnellate al giorno.
Una curiosità in un paese che, invece, ancora deve percorrere tanta strada verso l'autosufficienza alimentare. Una delle maggiori emergenze messe in luce dalla pandemia da Covid-19.
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