A colpi di forbicioni su Instagram. Così le influencer russe fanno letteralmente a pezzi le iconiche borsette Chanel per vendicarsi del blocco delle vendite della maison francese ai cittadini della federazione all’estero. “Nelle boutique occidentali chiedono dati identificativi e quando chiami dal tuo numero russo, i venditori dicono 'Ora vendiamo cose ai russi solo con la promessa che non le porteranno in Russia e non le indosseranno lì'" scrive la cantante, conduttrice e attrice, Anna Kalashnikova, ai suoi 2,4 milioni di follower.
“Non un singolo articolo o marchio vale il mio amore per la mia Patria e il rispetto di me stessa. Sono contro la russofobia e sono contro i marchi che sostengono la russofobia. Se possedere Chanel significa vendere la mia Patria, allora non ho bisogno di Chanel”, dichiara sul suo profilo Marina Ermoshkina, 28 anni, conduttrice televisiva e attrice, che ha espresso la sua indignazione prima di tagliare in due – con una certa fatica, invero – la sua borsa. La stessa modalità scelta dalla modella Victoria Bonya, oltre nove milioni di follower. "Mai visto un marchio così irrispettoso nei confornti dei propri clienti", il commento della ex PlayBoy che cinque anni fa venne fermata all’aeroporto internazionale di Los Angeles con l’accusa di spionaggio per i servizi segreti russi.
La campagna social, con tanto hashtag #byebyechanel, arriva dopo l’ulteriore blocco delle vendite che è seguita alla chiusura delle boutique in Russia della società parigina in risposta all’invasione dell’Ucraina. Di difficile applicazione, e senza approfondire il funzionamento, Chanel ha confermato la nuova policy in linea con l’inasprimento delle sanzioni contro Mosca stabilito dal Consiglio europeo dello scorso 15 marzo. Le più recenti leggi sanzionatorie dell'Ue e della Svizzera includono un divieto di "vendita, fornitura, trasferimento o esportazione, direttamente o indirettamente, di beni di lusso a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità o organismo in Russia o per l'uso in Russia'", ha dichiarato la Maison in un comunicato.
Nella vicenda è intervenuto anche il ministero degli esteri di Mosca, con il suo portavoce Maria Zakharova, che ha invitato al boicottaggio, in coerenza con la politica di “de-nazificazione” di Vladimir Putin. Il riferimento è alla controversa versione secondo la quale Coco Chanel, fondatrice della maison, sarebbe stata collaboratrice del Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale.
Di certo c’è lo sconcerto delle clienti ricche e di successo della federazione, che da Dubai a Parigi non potranno continuare a fare i loro acquisti da esibire sui social. “È uno shock per una donna che da vent’anni compra Chanel e Chanel Haute Couture, e che alle loro sfilate siede in prima fila”, ha scritto Yana Rudkoskaya, produttrice musicale e moglie del campione olimpico di pattinaggio artistico Alexander Plyushenko.
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