AUGUSTA (USA) – Il Re è tornato per la gioia dei 50 mila che ogni giorno fino a domenica si affolleranno (senza mascherine…) lungo le buche maestose dell’Augusta National, il campo da golf più affascinante e celebrato del mondo. Tiger Woods ha deciso di rimettersi in gioco al massimo livello un anno dopo il terribile incidente d’auto a Los Angeles che sembrava il sipario finale sulla lunga, ma tormentata carriera del più grande di tutti. Gamba destra e caviglia fratturate, una lunghissima riabilitazione per un convalescente un po’ speciale che già per altre sette volte era finito in sala operatoria nella sua vita. Ogni volta ripartendo, ogni volta tornando a vincere, superando una traumatica crisi matrimoniale (anno 2009), mille infortuni e perfino una temporanea dipendenza da antidolorifici che lo condusse a un arresto, perché sorpreso in stato di semi-incoscienza alla guida della sua auto (ferma,però, non in movimento). E ora a 46 anni compiuti, con un fisico rappezzato in più punti, due vertebre fuse con un intervento di microchirurgia per consentirgli di sopportare le tremende torsioni imposte dalla potenza del suo swing, torna qui, ad Augusta, per l’ennesima rinascita; qui, dove ha colto la prima delle sue cinque vittorie-Masters, qualcosa come 25 anni fa giocando l’ultimo giro con il nostro Costantino Rocca (quinto nella classifica finale); qui, dove è tornato a vincere un Major nel '19, dovendo stavolta scavalcare in classifica all’ultimo giorno Francesco Molinari, capace di restare leader fino alla maledetta buca 12 della domenica, punito da un solo colpo sbagliato prima di finire anche lui quinto.
È su questo spettacolare ex vivaio della Georgia, trasformato in campo da golf da Bobby Jones, l’avvocato giocatore che dominò la scena agli inizi del ventesimo secolo, che Tiger “The Goat” (non “la capra” ma “The Greatest of All Time “) cercherà l’ennesima resurrezione. Solo un paio di mesi fa si diceva contento di essere semplicemente tornato a camminare. Oggi dovrà arrampicarsi e discendere lungo i pendii molto severi dell’Augusta National, uno dei campi fisicamente più impegnativi del circuito: e sarà dura, con quel che ha passato. Ancor più dura sarà la competizione con i nuovi protagonisti della scena, tutti ragazzi cresciuti nel suo mito. Ma, di certo, non sarà lui il favorito, stavolta. Sono altri a sperare realmente di mettere in armadio la tradizionale giacca verde destinata al vincitore (oltre all’assegno da circa due milioni di dollari): dal nuovo numero 1 Scottie Scheffler, protagonista di una strabiliante infilata di vittorie, a Rory McIlroy, cui manca solo il Masters per completare il “Career Grand Slam”, cioè la vittoria in tutti e quattro i Major; da Justin Thomas, tra i più costanti nel rendimento, a Joh Rahm, spagnolo dei Paesi Baschi, spodestato dal trono del ranking e ben intenzionato a tornarci presto.
Due gli italiani ammessi: Francesco Molinari e Guido Migliozzi. Molinari torna sul luogo del delitto. Nel '19, proprio alla succitata buca 12 della domenica si arenò il momento più bello della sua carriera: l’anno 2018 lo aveva visto vincere l’Open Championship a Carnoustie; cogliere il primo successo in America; dominare la Ryder Cup di Parigi col record di 5 partite vinte su 5, poi, quasi di slancio, vincere ancora negli USA l’Arnold Palmer Invitational, torneo molto prestigioso. Il Masters sfumato sul traguardo sembra aver congelato il suo talento. Non è stato più lo stesso e ora tenta una risalita non particolarmente confortata dagli ultimi risultati. Guido Migliozzi, vicentino, nato nel '97 due mesi prima che Tiger vincesse il suo primo Masters, è la speranza del nostro golf. È qui grazie al diritto acquisito con uno splendido quarto posto all’US Open 2021 ma, da allora, anche lui sembra essere entrato in una zona d’ombra, avarissima di risultati. In prova ha girato con Molinari, ricevendone i consigli sul modo di affrontare le insidie di Augusta. Speriamo siano serviti. A entrambi.
di
Mattia Chiusano
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