ROMA – Davide è morto sabato scorso, agganciato da un macchinario che l’ha scaraventato a terra in una ditta di imballaggi nell’Alessandrino. Aveva 32 anni ed è uno dei tre caduti sul lavoro che ogni giorno segnano il bollettino di un “crimine di pace” intollerabile. C’è l’indignazione del giorno dopo, ci sono le promesse della politica. Poi tutto continua come se niente fosse.
Lavoro, nel bimestre balzo di incidenti (+47,6%) e morti (+9,6%). Bettoni (Inail): "Prevenzione nelle scuole"
Una distanza tra proclami e fatti concreti che stanno pagando anche gli oltre 4mila dipendenti dell’Ispettorato nazionale del lavoro, vale a dire la prima linea della battaglia per la sicurezza. Sono in stato di agitazione, compreso un giorno di sciopero già effettuato: perché se da un lato, meritoriamente, il governo ha rafforzato il ruolo dell’Ispettorato, dall’altro esclude gli addetti dell’Inl dalla perequazione retributiva riconosciuta invece al resto dei ministeriali. Figli di un dio minore.
Morti sul lavoro, serve una Procura nazionale
di
Marco Patucchi
Si tratta della “indennità di amministrazione”, 80 milioni complessivi stanziati dalla manovra finanziaria 2020 per armonizzare i trattamenti accessori di tutte le amministrazioni ministeriali. In soldoni parliamo di somme annuali che variano da un minimo di 1500 euro e un massimo di 2500, a seconda degli inquadramenti. Aumenti in busta paga che però non riguarderanno i dipendenti dell’Ispettorato (lo stipendio medio di un ispettore del lavoro, ricordiamolo, è di circa 25mila euro lordi annui), nonostante abbiano un contratto ministeriale: il 28 marzo è diventato legge il decreto che riconosce l’indennità di amministrazione esclusivamente al personale ministeriale diretto, tagliano fuori le agenzie strumentali dei dicasteri. Tra le quali, appunto, l’Ispettorato.
Una Spoon River per non dimenticare
di Marco Patucchi
Discriminazione che si aggiunge ad uno status quo già di per se penalizzante, visto che gli ispettori dell’Inl guadagnano cifre più basse anche rispetto ai loro colleghi dell’Inps e dell’Inail. Proprio la nascita dell’Ispettorato nazionale, nel 2016, aveva l’obiettivo di armonizzare l’attività di tutti i soggetti impegnati sul fronte della sicurezza e regolarità del lavoro: dal ministero alle Asl, dagli istituti di previdenza alle forze di polizia. Un traguardo mai conseguito per le tradizionali resistenze burocratiche che frenano ogni riforma nel nostro Paese.
Il governo Draghi ha messo mano a questo vulnus con un provvedimento, dell’ottobre scorso, che ha rafforzato poteri e organici dell’Inl: prevista, tra l’altro, la possibilità di di sospendere l’attività delle imprese inadempienti anche in assenza di recidiva; l’abbassamento dal 20 al 10% della soglia di lavoro nero sotto la quale scatta la sospensione; concorso per l’assunzione di oltre mille nuovi ispettori; integrazione delle banche dati di tutte le istituzioni che operano nel settore.
Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando è andato vanamente in pressing sul collega Daniele Franco (Tesoro) per scongiurare quella che gli ispettori e i dipendenti vivono come deminutio del loro ruolo (e impegno). Da qui lo stato di agitazione che sta mettendo in difficoltà l’attività quotidiana dell’Ispettorato, mentre continua senza soluzione di continuità la teoria degli incidenti sul lavoro: nei primi due mesi di quest’anno le denunce arrivate all’Inail sono state 121.994 con un aumento del 47,6% rispetto allo stesso periodo del 2021: 114 i morti, anche in questo caso con un forte incremento (+9,6%). In aumento anche le patologie di origine professionale che sono state 8.080 (+3,6%).
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