È stata una campagna elettorale strana. All'inizio è stata dominata da Éric Zemmour, un plurirecidivo dell'odio razziale, ossessionato dalla riabilitazione di Vichy che osa, fin dalla sua prima presenza in tv da Laurent Ruquier e Léa Salamé, equiparare, uno accanto alle altre, Mohammed Merah e le sue vittime ebree di Tolosa.
Marine Le Pen ha guadagnato terreno e ha approfittato degli scandali del suo rivale per diffondere l'immagine di un estremismo dal volto umano, moderno e affrancato – così ci ha fatto sapere – dai "nazisti" che si sarebbero riversati, come un sol uomo, nel partito di Zemmour e che ammette anche, con una confessione sorprendente, in precedenza avevano avuto una collocazione precisa nel Front…
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