Domenica 3 aprile, mentre ero nel centro di Budapest ad ascoltare assieme a una folla infreddolita e sconsolata il leader dell'opposizione ungherese Péter Márki-Zay che ammetteva la sconfitta alle elezioni nazionali, mi arrivavano sul telefono via Twitter le immagini dei civili ucraini assassinati a Bucha. Alcuni avevano le mani legate dietro la schiena. A terra, accanto a una donna uccisa, c'era un portachiavi con un ciondolo che portava impresse le stelle gialle su fondo blu della bandiera europea.
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