Lo scenario che si sta stagliando all’orizzonte è sempre più incerto e, giorno dopo giorno, quanto ci viene restituito dai notiziari aggiunge preoccupazioni e timori per la situazione sanitaria, economica e politica. In un contesto sempre più incerto il tema della sostenibilità delle aziende e del nostro sistema economico e sociale pare passare in secondo piano o comunque non è tra le priorità discusse in questi giorni. Anche volendo assumere però un approccio ottimistico, ovvero che possa nutrire un sentimento di speranza verso il futuro è
ragionevole affermare che le cose non saranno più come prima in quanto gli scenari ed equilibri politici internazionali e, conseguentemente quelli economici, risulteranno notevolmente trasformati. Assisteremo a conseguenze derivanti dalla crisi geopolitica che ha impattato l’economia ucraina, grande detentore di alcune materie prime, e dalle sanzioni che in parte potrebbero rimanere in capo alla Russia, con effetti sui consumi della sua popolazione ma soprattutto sulla fiducia nei confronti della Russia stessa che conseguentemente limiterà l’utilizzo delle sue risorse energetiche.
In questo nuovo schema di equilibri ci sarà quindi da chiedersi quale destino seguiranno alcune tematiche che erano all’attenzione della business community sino ad un mese fa e che apparentemente rischiano di essere messe in secondo piano. Fra questi il tema della sostenibilità, e in particolare la parte riferibile agli aspetti ambientali e sociali, che ad una prima analisi potrebbe potenzialmente essere rimossa dalle priorità dell’agenda dei manager e delle istituzioni pubbliche.
La situazione può apparire simile a quella riscontrata nel primo periodo pandemico, ovvero di cambiamenti senza precedenti, clima di incertezza e instabilità, ma in realtà le aspettative sono diverse ipotizzando però uno scenario ottimistico secondo cui, come sottolineato in precedenza, possa ricostruirsi una situazione se non di pace quantomeno di cessate il fuoco entro le prossime settimane. Ma vediamo perché e come. Certamente per certi aspetti il quadro attuale somiglia in qualche modo a quello che sì è delineato nel primo periodo della pandemia; trascorso un primo periodo di timore e di incertezza, molte aziende infatti sono gradualmente riuscite a ripartire avendo maturato, fra le altre cose, un consapevolezza della loro vulnerabilità rispetto a fattori esterni che non possono controllare; in questo senso il maggiore avvicinamento ai temi della sostenibilità e la conseguente accelerazione sulla stessa che si è registrata negli ultimi 18 mesi, agevolata dalla maggiore pressione normativa sul tema, è stata la risposta fornita da parte degli imprenditori e delle aziende, come indicato nei risultati dello studio EY Seize the Change – Futuri sostenibili.
Relativamente al caso del conflitto ucraino è importante fare una riflessione più approfondita; da un lato infatti c’è stata l’immediata consapevolezza della gravità problematica e dei danni legati al conflitto, che nel caso della pandemia erano inizialmente più incerti, e dall’altro una riduzione delle risorse energetiche e di materie prime visibile nell’immediato.
Tale riduzione sta imponendo uno stato di necessità e urgenza a livello energetico e di alimentazione di materie prime delle catene di produzione, un elemento che in pandemia non si era delineato. Le aziende dovranno dunque assumere comportamenti volti a modificare il mix di risorse, sul lato energetico, e a trovare soluzioni alternative, sul lato approvvigionamenti, tra cui l’utilizzo di materie prime seconde o di approvvigionamenti, se non addirittura modificare il loro modello di business.
Già vediamo fibrillazioni sul mercato petrolifero e altrettanto stiamo assistendo relativamente alle materie prime la cui minore disponibilità, unita certamente anche effetti speculativi, ha prodotto aumenti di prezzi che vanno dal 10% del legno, per passare al 20% dell’alluminio sino ad arrivare al 30% dei rottami ferrosi e al 40% del frumento stando ai dati di sette giorni fa.
Si stanno, quindi, creando, in altre parole, le condizioni per una sostenibilità indotta, ossia una sostenibilità determinata dall’esigenza di soddisfare dei bisogni primari che prima non erano presenti nella scala dei valori che muovevano gli imprenditori più illuminati o avanzati su questo tema. È una situazione anomala in cui il contesto di emergenza, e relativi comportamenti indotti, e opportunità di sviluppo, derivanti sia da questi sia da una visione della sostenibilità come leva competitiva, si mischiano l’un l’altro creando un nuovo ordine da cui le aziende possono cogliere spunti per crescere e differenziarsi.
Ma quale può essere lo spunto, l’indicazione da fornire oggi alle aziende? Posso essercene vari. Sicuramente acquisire una determinata consapevolezza su questo stato di cose può essere un punto iniziale e fondamentale da cui partire; secondo, sarebbe rilevante mettere bene a fuoco la specifica situazione definendo una mappa sia delle proprie fonti energetiche sia degli approvvigionamenti a monte della propria catena di produzione; un altro passaggio importante è individuare e valutare le alternative che possono essere messe in atto con riferimento al doppio livello di obiettivi di immediato/breve periodo che di medio-lungo. Infine “last but least” ragionare valutando sulla base di dati reali, prescindendo da fonti poco attendibili e se necessario richiedendo un supporto a livello di competenze, servizi specifici in questo momento storico di continua trasformazione.
*EY Italy, Climate Change and Sustainability leader
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