"Mio figlio mi ha detto che a fine anno lascerà il calcio". Gonzalo Higuain ha già sistemato i chiodi, non resta che appendere gli scarpini e pensare ai ricordi. La conferma arriva dal padre del "Pipita", Jorge Higuain: una figura centrale nella carriera di uno dei più forti attaccanti degli ultimi 15 anni del calcio mondiale. A partire dal soprannome: come accade spesso ai campioni sudamericani, il primo "apodo" è un'eredità. Se Jorge era "El Pipa" per via di un naso un po' troppo pronunciato, Gonzalo, nato in Francia, a Brest, proprio perché il padre era alle prese con la sua unica stagione calcistica fuori dall'Argentina, divenne in fretta "El Pipita". E le dichiarazioni rilasciate da Jorge a TNT Sports rappresentano il preludio all'addio al calcio di un attaccante moderno, in grado di essere uno spietato numero 9 con l'attitudine tecnica del 10.
Dal River al Real Madrid
Nato nel 1987 e salvo per miracolo a soli 10 mesi, dopo una meningite fulminante che poteva costargli la vita, si mette in mostra da bambino nell'Atletico Palermo, club che prende il nome da un noto quartiere di Buenos Aires, per poi approdare, a soli 10 anni, al River Plate, squadra in cui aveva militato anche papà Jorge. Gli bastano due stagioni per mostrare al mondo il suo talento: nel gennaio del 2007, quando deve ancora compiere 20 anni, passa al Real Madrid. In panchina c'è Fabio Capello, i madridisti sono a caccia della vittoria nella Liga e trovare subito spazio non è semplice. Arriva insieme ad altri due acquisti provenienti dal Sudamerica: Fernando Gago e Marcelo. La squadra vince la Liga e si conferma anche l'anno successivo, con Schuster in panchina: grazie al tedesco, Higuain inizia a trovare fiducia. Soltanto dall'anno successivo, però, Gonzalo si trasforma in una macchina da gol: ne segna 22 nella Liga 2008-09 e 27 in quella successiva, in una squadra che si sta lentamente trasportando verso l'era segnata da Cristiano Ronaldo e Benzema. Rimane al Real fino al 2012-13, mettendo insieme altre grandi stagioni dal punto di vista realizzativo: in sei anni e mezzo, in 264 presenze, mette a segno 121 gol.
Napoli, una nuova casa
Nell'estate del 2013 "perde" il duello con Benzema: è il francese a restare al Real Madrid, e Gonzalo accetta di buon grado la chiamata di Rafa Benitez al Napoli. Aurelio De Laurentiis investe 38 dei quasi 68 milioni incassati per Edinson Cavani per acquistare l'argentino, che arriva in una maxi operazione con il Real Madrid insieme a Raul Albiol e José Maria Callejon. Higuain diventa praticamente subito il nuovo idolo del pubblico azzurro, segna 17 e 18 gol nei primi due campionati italiani. Per passare dall'affetto all'amore, però, serve una stagione deflagrante. Agli ordini di Maurizio Sarri, nel campionato 2015-16, Higuain diventa il volto del Napoli: è il finalizzatore supremo di una squadra che culla a lungo sogni di scudetto, infranti, per paradosso, proprio nella giornata in cui Gonzalo, a Udine, perde la testa e si fa espellere. La sua rimane comunque una stagione all'insegna dei record: segna 36 gol in 35 partite, mai nessuno come lui nella storia della Serie A fino a quel momento. Proprio quando lui e Napoli sembrano una cosa sola, arriva la svolta.
Il passaggio alla Juventus
La Juventus decide di sborsare 90 milioni di euro e strapparlo alla concorrenza del Napoli. Si urla al tradimento, all'amore macchiato. Diventa il riferimento offensivo di una squadra che anche grazie ai suoi gol raggiunge la finale di Champions League, poi persa contro il Real Madrid: con una splendida doppietta segnata in casa del Monaco, era stato decisivo nella semifinale di andata. In campionato segna 24 gol e vince lo scudetto, ma è nella stagione successiva che vivrà le emozioni forse più forti della sua carriera. In un anno più complicato a livello personale, Higuain mette la firma sul successo nel girone d'andata in casa dell'amato Napoli e poi si ritrova a segnare il gol che praticamente consegna il tricolore alla Juventus: è sua la rete del 2-3 in casa dell'Inter alla 35esima giornata, solo sei giorni dopo la sconfitta interna contro il Napoli che aveva riaperto il campionato. Con una mossa a sorpresa, il Milan lo acquista in prestito oneroso (18 milioni più 36 di possibile riscatto), ma è un rapporto che non decolla e a gennaio viene girato al Chelsea, dove ritrova Sarri. Qui vince il suo unico trofeo europeo, l'Europa League. Torna alla Juventus e anche qui c'è Maurizio Sarri: segna 8 gol, agendo più da uomo squadra che da finalizzatore, prima dell'addio definitivo e dell'approdo all'Inter Miami.
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