"E sia strazio a vedersi", dice un verso di Sofocle. È Creonte a parlare, e evoca i corpi di chi resta insepolto, per qualche presunta colpa contro la Città – senza onori, senza lacrime, senza tumulo. Si oppone Antigone, lei sola; sfida il potere che "gode tra i vantaggi, / anche che può dire e fare quel che vuole".
Solo la pietà di Antigone riesco a immaginare, davanti a questi corpi. La terra e la polvere ne rendono quasi irriconoscibili i tratti. Sono la capovillaggio Olya Sutlilenko e tre membri della sua famiglia, trovati in una fossa nel villaggio di Motyzhyn, periferia di Kiev.
E sia strazio a vedersi,
dice il verso di Sofocle – e dà voce al sovrano che conosce il peso di quella umiliazione. E Antigone difende leggi non scritte, leggi innate:
Non sono d’oggi, non di ieri, vivono sempre, nessuno sa quando comparvero né di dove.
Sono le leggi della pietà umana, che anche questa guerra ignora, brutalizza, cancella.